Il Sole 24 Ore, 28 novembre 2014
I frenatori della riforma elettorale sostengono che nel caso di elezioni anticipate si correrebbe il rischio di votare alla Camera con un sistema maggioritario di lista, l’Italicum, e al Senato con un proporzionale. L’esito del voto potrebbe essere diverso e quindi la governabilità verrebbe compromessa. Roberto D’Alimonte afferma che non è così e spiega qui perché
Fortunatamente non tutti i giuristi la pensano allo stesso modo. E nemmeno tutti i giudici. Carlo Fusaro, costituzionalista dell’Università di Firenze, ha recentemente pubblicato un bell’articolo. Comparso su Europa il 24 novembre, riguardava la questione se sia costituzionalmente legittimo approvare l’Italicum alla Camera senza che una legge simile sia contestualmente approvata anche per il Senato o prima che venga abolito il Senato elettivo. È un articolo che va letto per intero per capire quanto poco sia fondata la pretesa di alcuni ex giudici della Corte costituzionale e di certi giuristi che la definitiva approvazione parlamentare dell’Italicum non si possa fare hic et nunc.
La tesi dei frenatori è che, nel caso di elezioni anticipate, si correrebbe il rischio di votare alla Camera con un sistema maggioritario di lista, l’Italicum, e al Senato con un proporzionale. L’esito del voto potrebbe essere diverso e quindi la governabilità verrebbe compromessa. Secondo questa tesi la possibilità di un simile evento determinerebbe la incostituzionalità dell’Italicum. Infatti esso contiene un premio di maggioranza che sarebbe legittimo solo se l’esito complessivo del voto tra le due camere garantisse la governabilità. In altre parole le due camere dovrebbero produrre lo stesso risultato o un risultato simile. Solo a questa condizione la deviazione dal principio di proporzionalità sarebbe legittima. Questo ragionamento, torno a ripeterlo, non sta in piedi.
Non è compito dei giudici stabilire quale sia il giusto mix tra rappresentatività e governabilità. Questa è una scelta politica. Né è compito dei giudici definire cosa sia il modello costituzionalmente legittimo di governabilità. In realtà le obiezioni sollevate da Ainis, Luciani, Tesauro, Silvestri e altri servono solo a impedire l’approvazione in tempi rapidi della riforma elettorale, con la scusa che si debba procedere prima alla riforma del Senato. Certo, in un altro mondo sarebbe meglio procedere in questo modo, ma rimandare oggi l’approvazione dell’Italicum alla fine del 2015 o al 2016 vuol dire congelare la riforma elettorale così faticosamente negoziata dal premier senza alcuna certezza che tra un anno o due possa essere resuscitata. A quel punto il rischio è davvero quello di tornare a votare con una legge elettorale, quella voluta dalla Consulta, che non solo non garantisce la governabilità secondo i canoni della stessa Corte, ma non assicura nemmeno la rappresentatività. Come abbiamo già spiegato (si veda Il Sole 24 Ore del 26 novembre) la Corte, con la sua sentenza di inizio anno sulla legge Calderoli, ha lasciato in piedi un sistema elettorale del Senato che prevede una soglia dell’8% e che mette i piccoli partiti alla mercè di quelli più grandi. Alla faccia del principio di uguaglianza tanto caro alla Corte.
C’è un punto nell’articolo di Fusaro che sembra scritto da un politologo e che merita di essere riportato integralmente: «È proprio la riforma della sola legge elettorale della Camera l’unica soluzione razionale. Non tanto perché questo medesimo Parlamento si accinge a trasformare l’elezione del nuovo Senato in elezione di secondo grado (l’esito non si può considerare scontato): ma perché proprio nella malaugurata ipotesi che la riforma fallisca o comunque si debba tornare alle urne prima che essa si compia, una sola Camera eletta con premio (ovviamente quella più rappresentativa perché eletta da tutti i cittadini maggiorenni) è l’unica soluzione che evita contrapposizioni e che si concilia bene con una seconda camera, ancora di riflessione, eletta con una variante della proporzionale. La governabilità non sarebbe “garantita” (quando mai lo è stata, del resto), ma chi vincesse la competizione alla Camera avrebbe tutti i titoli per negoziare da posizione di maggior forza alleanze utili (e necessarie) al Senato: più o meno come dimostra anche questa stessa faticosa legislatura». Perché questo modello di governabilità dovrebbe essere costituzionalmente illegittimo? A questo aggiungiamo poi che proprio la soglia dell’8% al Senato potrebbe forse riservare qualche sorpresa positiva in chiave di governabilità.
Quanto ad Ainis e al suo timore che Alfano diventi l’ago della bilancia, e addirittura candidato alla guida del governo, è proprio lo scenario che l’Italicum vuole scongiurare e che invece lui e i suoi colleghi nostalgici della proporzionale tendono a favorire, pontificando su cose che conoscono astrattamente.