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 2014  novembre 28 Venerdì calendario

Nel deep web, dove è possibile trovare anche biblioteche clandestine. Tra guerriglieri e criminali, c’è chi cerca solo libri al bando nel proprio Paese. Dai club di lettori anti censura agli attivisti no copyright: viaggio “culturale” nell’Internet oscura che protegge ogni illegalità

I guardiani delle biblioteche clandestine hanno paura: sanno di avere i giorni contati. Una mattina potrebbero svegliarsi e scoprire che qualcuno li ha attaccati e affondati. Potrebbero inabissarsi per sempre. Come un qualsiasi trafficante di droga o di armi, come un cassiere della jihad. Come chiunque nelle darknet, le reti che si nascondono nelle profondità del deep web, l’Internet sommersa che i motori di ricerca non possono raggiungere. Fiutano il pericolo e avvisano i lettori anonimi che bussano alle loro porte: «Fate una copia di tutti i libri, domani potrebbe essere tardi». La Russia ha messo una taglia su chiunque si muova nel mondo sommerso, anche su di loro. Fbi ed Europol gli stanno addosso, disseminano di trappole le strade che portano nei club di lettura.
La paura si diffonde come un virus, contagia le biblioteche e i circoli. Innesca una catena di solidarietà tra quanti credono che la cultura debba essere libera. Non solo pirati che vogliono smontare pezzo a pezzo l’industria editoriale e che non si curano di cose come il diritto d’autore. Non solo attivisti in cerca di manuali di guerriglia o di istruzioni per fabbricare esplosivi. Anche lettori di paesi dove esiste la censura e parlare di letteratura può procurare molti guai. Li abbiamo cercati, contattandoli nelle chat e agli indirizzi che usano per scambiarsi titoli e opinioni. Per capire chi sono i guardiani e i lettori delle biblioteche clandestine, che cosa rischiano e che cosa sta cambiando nel mondo in cui si nascondono.
Per entrarci abbiamo scaricato Tor, acronimo di The Onion Router, un software uscito nel 1996 dai laboratori della Marina statunitense per proteggere le comunicazioni del governo, oggi utilizzato da militari, attivisti, dissidenti e anche criminali per aggirare la censura e navigare nell’anonimato. Basta installarlo per avere accesso alla rete di tunnel virtuali che sprofonda al di sotto della superficie di Internet, quella su cui navighiamo grazie a Google e agli altri motori di ricerca. Una volta scesi nel “mondo sommerso” cerchiamo aiuto nei forum: gli indirizzi che avevamo ottenuto prima di immergerci sono carta straccia. Quaggiù i siti appaiono e scompaiono, vanno in tango down – espressione militare che significa obiettivo distrutto – o cambiano indirizzo. Come fantasmi.
Ci rivolgiamo a Cipolla 2.0, il forum dove si incontra la comunità anonima italiana, un esercito senza volto di circa 150mila persone, il 4% circa del totale mondiale degli utilizzatori di Tor. Troviamo la via per arrivare alla “The Imperial Libray of Trantor” che si chiama come la biblioteca galattica ne Il Ciclo delle Fondazioni di Isaac Asimov e custodisce quasi seimila libri, divisi per generi: l’opera completa di Umberto Eco accanto ai romanzi di Arundathi Roy e da quando ha vinto il Nobel anche tutto Patrick Modiano. Las Zenow, il custode, spiega che «le leggi sul copyright sono obsolete» e che non accetta nessuna richiesta di rimozione dei testi da parte di «editori, associazioni che gestiscono i diritti o altre sanguisughe». Con pochi clic ci spostiamo nella Bibliotheca Alexandrina o in quella Anarchica dove si trovano le opere complete di Emma Goldman, Alexander Berkman e Alfredo Marìa Bonanno. Chi frequenta questi luoghi ha interessi precisi: controinformazione, anarchia e cospirazione.
Protetti da una carta d’identità falsa (con Tor il nostro computer ha cambiato ip, l’identificativo della macchina) viaggiamo da una pagina all’altra. Non sappiamo mai in che paese ci troviamo perché chi apre un sito sotterraneo può fingere di essere in qualsiasi nazione al mondo. Su un forum che ha radici chissà dove, incontriamo Hazatyp, un utente che nelle profondità del web cerca solo un po’ di libertà: «Nel mio Paese i club letterari sono controllati dal governo. Il ministero li autorizza e li finanzia, ma solo se promuovono le lettere, la poesia, la storia del territorio. Di fatto sono legali se parlano di ciò che vuole il governo. Molti si incontrano nel chiuso delle case, ma qui è diverso. Qui posso parlare di libri con persone diverse da me». Per trovare ciò che vuole impiega molto tempo: «La maggior parte delle persone con cui entro in contatto legge cose troppo tecniche. Ma a volte si fanno scoperte preziose, come quando uno studente mi ha consigliato Il colore viola». Hazatyp scarica i libri dalle biblioteche clandestine e li commenta in chat. Su una di queste agganciamo Sashamask, utente russo che a sua volta ci accompagna nella biblioteca di Ercole, una stanza dove si possono trovare i libri proibiti da Putin, anche quelli finiti sotto accusa per incitamento al terrorismo. «Se ti perquisiscono per strada e ti trovano con una copia di questa roba puoi passare dei guai. Se li leggi qua no. Sei anonimo e puoi fare quello che vuoi». Lui sta leggendo Book of a Mujahideen di Shamil Basayev, il comandante militare ceceno ucciso nel 2006, ritenuto il mandante di decine di attentati terroristici, tra cui quello di Beslan. «Non sono un terrorista. Voglio solo capire perché i ceceni lo considerano un eroe».
Non tutti hanno interessi così pericolosi. Tra i lettori anonimi c’è anche chi cerca il grande romanzo e lo fa frequentando i salotti letterari. Il più famoso si chiama “Jotunbane’s reading club”, accessibile da Hidden Wiki, una specie di bussola per i servizi nascosti. Nelle sue stanze si respira l’orgoglio di chi riesce a strappare una pagina dall’oblio. Un utente che si fa chiamare Kittyhawk, come la città del Nord Carolina da cui nel 1903 decollò il primo aeroplano della storia, presenta Una donna a Berlino, diario di memorie pubblicato in Italia da Einaudi ma oramai introvabile. «Su Internet c’era solo una copia, un pdf piuttosto mal formattato. Ho rifatto il tutto e l’ho pubblicato qui». Jotunbane, il padrone di casa, mette in guardia la comunità: qualcuno ha clonato il club di lettura. «Dicono che la copia è la più sincera forma di adulazione. Temo che questa sia stata fatta per scopi più nefasti. Date per scontato che tutte le informazioni fornite lì sono compromesse. Cerchiamo di stare attenti là fuori».
Nel deep web si aggirano strane presenze, che hanno più di un motivo per infettare la Rete: vogliono rubare dati sensibili, fare cadere in trappola chi è a digiuno di hacking e si avventura lo stesso da quelle parti, o magari sono interessati alla taglia che la Russia ha messo su Tor: 3,9 milioni di rubli che andranno a chi troverà una falla in grado di rendere riconoscibili gli amministratori dei siti. Nella homepage di “The Tor Library”, una delle più grandi biblioteche del web, si legge: «Potrebbero affondarci da un momento all’altro. Non sappiamo perché non l’hanno ancora fatto, forse distruggere una biblioteca non è una buona operazione di immagine». Si riferiscono all’Fbi che un anno fa sferrò un clamoroso attacco alle darknet spazzando via centinaia di siti di pedopornografia, ma anche tanti blog innocenti e semplici canali di comunicazione anonima come Tormail. Il ricordo di quell’attacco e la disperazione di chi per giorni si è aggirato nel deep web cercando pagine e persone scomparse come dopo una catastrofe naturale, è ancora vivo. Tre settimane fa un’operazione simile, firmata dall’Fbi e dall’Europol, ha gettato nuovamente nel panico i custodi: «È molto probabile che le forze dell’ordine sappiano dove si trovano i nostri server. Vi ringraziamo per avere visitato la biblioteca e per tutti i libri inviati in questi anni». Sanno che non corrono rischi solo i siti criminali, sono in pericolo anche quelli che trafficano libri. Tra l’altro per alcuni le due cose vanno a braccetto. Silk Road, il più grande mercato nero al mondo, era specializzato in droghe ma aveva un angolino tutto dedicato ai libri. «La conoscenza è potere e la lettura è uno dei migliori modi per espandere la nostra conoscenza», spiegava Dread Pirate Roberts, il fondatore di quel colossale bazar. Mentre discuteva di filosofia e politica, prendendo a riferimento testi come Anatomia dello Stato di Murray Rothbard, gli investigatori passavano al setaccio la sua vita informatica. Alla fine lo hanno arrestato nella biblioteca di Glen Park, una sezione della San Francisco Public Library. Era seduto a una scrivania, sezione fantascienza.