la Repubblica, 28 novembre 2014
Pyongyang scopre anche Lady Corea, la sorella dittatrice numero due del regime. Kim Yo-jong, 26 anni, è stata promossa ai vertici del Paese: magra, volto scavato, capelli raccolti dietro la nuca, sguardo fisso
«Sorella dittatrice». A Pyongyang vanno di moda i revival e il “giovane leader” riscopre il copione recitato dal padre. La dinastia comunista, in Corea del Nord, eredita anche le cariche. Al defunto Kim Jong-il è succeduto il figlio Kim Jong-un, terza generazione. Il regime era però in imbarazzo: cosa fare dopo che il nuovo comandante, nella strage in cui un anno fa ha dato in pasto ai cani i parenti accusati di cospirazione, ha eliminato anche la zia paterna Kim Kyong-Hui, prima consigliera dell’augusto genitore? La risposta è arrivata ieri.
Una fotografia, diffusa dalla propaganda, mostra una ragazza magra e con il volto scavato, i capelli raccolti dietro la nuca, sguardo fisso, piumino indaco e pantaloni neri. L’agenzia di Stato rivela che si tratta di Kim Yojong, 26 anni ufficiali, sorella di Kim Jong-un: ma soprattutto «nuovo vicedirettore di dipartimento del Comitato centrale del Partito dei lavoratori». Definizione burocraticamente vaga, ma è la via nordcoreana alle “quote rosa”. Ufficializza infatti che un’altra sorella ha scalato i gradini della dittatura, che un’altra donna di famiglia diventa il numero due del regime e che la geografia del potere di Pyongyang si sta ricomponendo.
Fratello e sorella sono stati ritratti durante la visita ad una casa di produzione cinematografica specializzata in cartoni animati. Kim Jong-un, ancora zoppicante dopo il presunto intervento subito alle caviglie, ha intimato ai suoi disegnatori di «creare cartoni animati in linea con le direttive del partito». Nemmeno un sorriso, davanti al morbido cuscinetto di capelli neri esibito dalla testa del leader, perché l’occasione serviva a legittimare l’irresistibile ascesa di Kim Yo-jong, rientrata dal college in Svizzera alla morte del nonno. Tre anni fa, ai funerali del “dio sceso dal cielo sopra un raggio di sole”, l’esordio pubblico. Poi l’oblìo, per non oscurare l’astro nascente del fratello: alcune apparizioni in foto di famiglia, nessuna citazione. Ieri a sorpresa l’insediamento ufficiale, dopo che tra settembre e ottobre Kim Yo-jong ha dato prova di fedeltà assoluta, vegliando sul regime orfano del dittatore convalescente.
Le spie di Seul assicurano che la ragazza ha assunto lo stesso ruolo esercitato dalla zia, moglie dell’assassinato Jang Songtaek: responsabile-ombra della propaganda, consigliera unica di Kim Jong-un, capo della sicurezza e braccio destro del vero uomo forte dell’esercito, Hwang Pyong-so. A Ginevra era una studentessa modello, protetta da una falsa identità ha studiato politica internazionale. Richiamata a Pyongyang, sarebbe stata lei a scongiurare l’implosione familiare, ad esiliare il “fratello sbagliato”, a proteggere Kim Jong-un e a sventare infine il tentativo di golpe di zii e militari fedeli al nonno. La vera eminenza grigia del “regno eremita” rosso, ma pure un inquietante enigma. Pechino assicura che la minuta Kim Yo-jong non sopporta l’esuberante Ri Sol-ju, compagna del fratello ed ex cantante pop, come la più influente delle ex suocere defunte. Per porre fine alle faide familiari, Kim Jong-un rischierebbe di proiettare alla guida del regime una più banale rivalità domestica tra donne, scelte per tenere a bada i generali. Replica di altre tragedie asiatiche, ma pure azzardo estremo: mentre l’Onu conferma le accuse di «genocidio» e Pyongyang riaccelera la corsa atomica.