la Repubblica, 28 novembre 2014
Vaccini, il vademecum anti-virus: le cose da sapere, a chi rivolgersi e come comportarsi mentre la campagna rivolta ad anziani e donne incinte è in pieno svolgimento. «Forse queste morti sono l’effetto tossico di una sostanza chimica. Giusto indagare, ma niente panico. Sarebbe un errore non vaccinarsi»
Al momento ci sono troppo pochi dati per pronunciarsi con certezza. Ma è giusto che il caso venga approfondito. E bene ha fatto l’Aifa a seguire la linea della massima prudenza. Del resto, questa è la strada che si segue sempre e in tutto il mondo ogni volta che c’è la ragione di un sospetto. Lo spiega Pietro Crovari, professore emerito di Igiene e medicina preventiva dell’Università di Genova e uno dei massimi esperti di influenza in Italia, che da anni segue l’andamento delle epidemie virali e l’impiego dei relativi vaccini.
I decessi segnalati sono attribuibili al vaccino?
«È troppo presto per dirlo e sicuramente stabilire se ci sia un legame causa-effetto tra la vaccinazione antiinfluenzale e il decesso di queste persone sarà un’operazione difficile. Le reazioni avverse sono sempre possibili, ma perché possano essere attribuite al vaccino ci vuole un collegio di esperti che valuti con attenzione la situazione. Anche perché, in genere, i soggetti vaccinati sono anziani e spesso hanno condizioni cliniche di fondo particolari: possono avere malattie croniche o essere debilitate. Bisogna capire se quella che chiamiamo reazione in un singolo paziente non sia piuttosto l’effetto di una malattia preesistente, che col vaccino non ha a che vedere. Ciò non toglie che, nell’attesa di capire la situazione, il ritiro del prodotto in via precauzionale e l’esame attento sul prodotto siano provvedimenti necessari».
Potrebbe trattarsi di una reazione allergica?
«Con le poche informazioni che abbiamo non si può dire. Però per l’intervallo di tempo tra la vaccinazione e il decesso credo che sia improbabile. Quarantotto ore sono poche. La reazione avversa da vaccino più conosciuta e studiata, infatti, è la sindrome di Guillain-Barré: una rara forma di paralisi acuta probabilmente a base immunitaria. Quando la si è vista insorgere, è sempre successo tra una e due settimane dopo la vaccinazione. In questo caso invece si parla di due giorni e questo farebbe propendere di più per l’effetto tossico di una sostanza chimica, tipicamente più rapido».
Quanti decessi sono stati registrati per la vaccinazione antiinfluenzale?
«Nella letteratura recente non c’è nessuna segnalazione di decesso da vaccino antiinfluenzale. Nessun caso che sia stato confermato e che oggi possiamo affermare con certezza. Si calcoli che ogni anno ci sono milioni di persone in tutto il mondo occidentale che vengono vaccinate per l’influenza. Sono soprattutto anziani, quindi una categoria già fragile. Sono invece stati descritti molti effetti avversi lievi».
Quali sono le reazioni avverse che possiamo attribuire con certezza al vaccino?
«Sono reazioni di tipo locale. Cioè arrossamento, gonfiore nel punto di inoculo del vaccino. Reazioni più gravi, come la sindrome di Guillain-Barré, sono rarissime. Mentre c’è una letteratura scientifica possente che dimostra che il vaccino è molto ben tollerato. E poi per parlare di casi avversi ci serve un dato fondamentale: quante sono le persone vaccinate? Non possiamo parlare di casi di malattia senza considerare il totale dei vaccinati. Nella situazione di oggi, per esempio, con due eventi fatali nella stessa regione, e dunque provenienti dallo stesso lotto di vaccino, è lecito avere dubbi. Ma, ripeto, questo spiega la misura precauzionale presa dall’Aifa: la vaccinazione si fa per migliorare la salute pubblica e qualsiasi sospetto sulla nocività del vaccino non è accettabile e richiede l’avvio di un’indagine rapida. Come è stato fatto».
Chi ha già fatto il vaccino, adesso, che cosa rischia?
«Niente».
Chi non ha ancora fatto il vaccino ma prevedeva di farlo come si deve comportare?
«Può avere senso aspettare una settimana o almeno la conclusione delle indagini. Del resto, non ci sono ancora molti casi di influenza in giro, almeno tra gli anziani (semmai stanno cominciando i bambini, adesso, ad ammalarsi). Quindi al momento non c’è una grande premura di vaccinarsi.
Si può aspettare qualche giorno senza ansia. Oppure, ed è forse il comportamento più sensato, ci si può vaccinare tranquillamente. Perché i lotti sospettati sono già stati ritirati dal commercio. E si può anche controllare: i loro numeri sono pubblici. Quindi si possono usare altri lotti, o altri tipi di vaccino».
Con i bambini come ci si deve comportare?
«Sui bambini non c’è consenso scientifico. Negli Stati Uniti consigliano la vaccinazione antiinfluenzale per i bambini tra i 6 mesi e i dodici anni. Mentre qui in Italia no, a meno che non ci siano fattori di rischio per le vie respiratorie, come particolari problemi cardiaci o un’asma cronica. Ci sono pediatri che lo raccomandano, ma a livello di sanità pubblica non si è mai valutato che i vantaggi fossero rilevanti, e non abbiamo mai considerato necessario vaccinare i bambini. Quindi oggi per loro il problema non si pone».
Ha ancora senso, oggi, vaccinarsi per l’influenza?
«Sì. Qui abbiamo tre decessi di cui ancora non è stato mostrato il collegamento col vaccino. Non c’è nessuna certezza. Mentre una certezza sull’influenza ce l’abbiamo. Ed è che tutti gli anni muore un sacco di gente per le sue complicanze. Soggetti cardiopatici, magari con un’insufficienza respiratoria, persone anziane: per loro il rischio di morire di influenza è alto. Tra i medici della sanità pubblica americana gira una vignetta con un operatore di pompe funebri che dice: “la mia stagione preferita è quella influenzale”. Ecco. Il sistema di sorveglianza dei casi di influenza lo dimostra chiaramente. L’influenza è una malattia benigna, quasi sempre, ma a volte può creare gravi problemi. Ed essere mortale. Per cui è importante continuare a vaccinarsi».