27 novembre 2014
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Biografia di Alfonso Celotto
• Castellamare di Stabia (Napoli) 23 febbraio 1966. Giurista. Funzionario pubblico. Insegna Diritto costituzionale all’Università di Roma Tre e Diritto pubblico comparato alla Luiss. Consigliere giuridico del sottosegretario alle Politiche europee Sandro Gozi (da ottobre 2014).
• Laurea in Giurisprudenza alla Luiss di Roma nel 1989, dottorato in Diritto costituzionale e Diritto pubblico alla Sapienza. «Vado molto orgoglioso del fatto che mio padre vendesse ricambi auto, in provincia di Napoli e che nella mia famiglia non ci sia nessun laureato».
• È stato capo dell’ufficio legislativo del ministero per le Politiche comunitarie con Emma Bonino (2006-08), poi del ministero della Semplificazione con Roberto Calderoli (2008-09) e, fino al luglio 2014, del Ministero dello Sviluppo economico con Federica Guidi. È stato anche consigliere giuridico del ministero dell’Economia con Giulio Tremonti (2009) e capo di gabinetto del ministero per la Coesione territoriale con Fabrizio Barca e Carlo Triglia (2011-14).
• «Il linguaggio, complesso e spesso farcito di latino, è parte integrante dell’apparato burocratico. La parcellizzazione delle competenze poi rallenta tutto: non è possibile che su ogni cosa debbano intervenire 20 persone di ministeri diversi, non se ne viene mai a capo» [Barbara Tomasino, Huffingtonpost.it 13/6/2014].
• Nel 2014 ha pubblicato per Mondadori il romanzo Il dott. Ciro Amendola, direttore della Gazzetta Ufficiale. «L’ho scritto di getto. Senza pensarci troppo, senza schemi. Poi l’ho mandato in giro, ma senza successo. L’ho pubblicato in proprio nel 2011. E poi un incredibile passaparola: di amico in amico è arrivato agli editor di Mondadori. Mi piace sottolinearlo: senza nessuna presentazione».
• «Il protagonista del mio romanzo ha un sogno irrealizzabile: codificare le leggi italiane e inserirle in un’unica banca dati, ma è un processo complicatissimo e molto lungo. Questo è un retaggio del mito illuministico francese per cui tutto deve essere sottoposto alla legge e quindi facciamo leggi per qualsiasi cosa, ecco perché in 150 anni abbiamo circa 190 mila leggi ed è impossibile governare. L’idea folle di Amendola è che se lo Stato non se ne occupa, allora lo farà lui…» [Tomasino, cit.].
• «“La burocrazia è come una religione. Ha i suoi riti. Le sue liturgie. Il suo linguaggio. Ama parlare in latino. Spesso ama non farsi capire dagli altri. E in molti casi somiglia al modello del catasto fantozziano. Tempi lunghi, efficienza zero, molto latino, poca meritocrazia. E anche oggi, ahinoi, la situazione non è così diversa dal passato” Cosa dovrebbe fare Renzi? “Ci sono molti strumenti. Le graduatorie. I premi di produttività. Smetterla di osservare il mondo dei ministeri come se fosse un universo fatto di caserme, dove si avanza, come succede negli eserciti, solo per anzianità, e dove nessuno ha il coraggio di misurare l’efficienza dei burocrati e dove è la melma che si produce e che non si spazza via che spesso fa affogare i governi”. I fannulloni, dice Celotto, si combattono con le sberle, con le riforme vere, come quella sulla Pubblica amministrazione, che ovviamente è la riforma più importante, nel mondo del dottor Amendola. “Ci vivo ogni giorno in questo mondo e so che la pancia della burocrazia ha paura del rinnovamento, e non parliamo della rottamazione, e che la forza della burocrazia è il suo essere complicata, indecifrabile, oscura. Renzi non vuole più l’Italia dei mandarini? Ok, ma un po’ di coraggio, allora: mandi a casa i fannulloni, gli prometta per un tot di anni uno stipendio ridotto del 50 per cento e con lo stipendio risparmiato assuma dei giovani e li metta alla prova”» (Claudio Cerasa) [Fog 28/5/2014].
• Sommelier e maratoneta (ha corso a Boston, Londra, New York, Roma ecc).