Foglio dei Fogli, 5 aprile 2004
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Appunti su Marlon Brando
Omaha. All’inizio Marlon Brando fece sapere in giro d’esser nato a Bangkok da uno zoologo. Nacque invece a Omaha, nel Nebraska e lo scorso 3 aprile ha compiuto ottant’anni. Il cognome è l’abbreviazione dal francese Brandeau. La mamma, Dorothy detta ”Do”, attrice nei teatrini di provincia, alcolizzata; il papà Marlon, venditore di mangime per vacche, alcolista pure lui. Bambino sensibile, soprannominato Bud, era solito portare a casa animali feriti e uccelli caduti dal nido. Quando il suo coniglio morì pretese una sepoltura con funerale nel retro della casa, poi lo dissotterrò per cinque volte in un giorno [Giacomo Papi Donna 1/2003; Maria Rosa Mancuso, Vty 1/4/2004].
50. «Una persona sensibile riceve 50 impressioni là dove un altro ne cattura solo 7» [Marlon Brando) [Sta 19/3/1997].
Shattuck. Il piccolo Marlon fu mandato dal padre all’accademia militare Shattuck di Faribault, nel Minnesota, perché gli venisse inculcata un po’ di disciplina. Lì diventò famoso per i suoi scherzi, come quando staccò il batacchio dalla campana che scandiva i momenti della giornata dei cadetti, e lo seppellì nel cortile, dove non fu mai trovato [Valerio Vecchi, Il ribelle, Bevivino].
Stanislavsky. Nel ’43 si trasferisce a Manhattan e s’iscrive ai corsi d’arte della New School for Social Research. Lì conosce Stella Adler, che a Parigi era stata da Stanislavsky. Secondo la Adler, l’attore «deve attenersi alla verità del testo, senza la mediazione del proprio io» [Valerio Vecchi, Il ribelle, Bevivino].
Fisico. Nel ’47 viene proposto per la parte del protagonista di Un tram che si chiama desiderio con la regia di Elia Kazan. Viene spedito a Cape Cod dove Tennessee Williams ha un bungalow: smarrisce la strada, arriva con tre giorni di ritardo e trova lo scrittore alle prese con un guasto all’impianto elettrico. Comincia a darsi da fare e riporta luce e acqua: Williams è incantato dal suo fisico e gli dà la parte [Valerio Vecchi, Il ribelle, Bevivino].
Previsioni. «Dal polacco imbrillantinato passerai un giorno al tenebroso danese» [Tennessee Williams a Brando) [Maria Giulia Minetti, Sta 15/11/2003].
Boxe. Durante le repliche di Un tram che si chiama desiderio vive come il suo personaggio: arriva ad avere 5 fidanzate, abita in una casa squallida e sporca, corre con la moto. Nelle pause tira di boxe coi membri del cast e proprio in uno di questi incontri improvvisati si rompe il naso. Uscito dall’ospedale si strappa le bende prima che la frattura sia ben curata: il naso gli rimarrà storto [Valerio Vecchi, Il ribelle, Bevivino].
Gambe. In Uomini è un reduce della Seconda guerra mondiale che ha perso le gambe in battaglia, così passa molto tempo su una sedia a rotelle. Un giorno incontra in un bar una predicatrice, convinta di riuscire a farlo camminare di nuovo con la forza della fede. Lui finge d’assecondarla e simulando uno sforzo sovrumano si alza e si mette a saltare in modo forsennato, facendo quasi svenire la donna [Valerio Vecchi, Il ribelle, Bevivino].
T-shirt. «Quando apparve la prima volta sui nostri schermi, con la sua maglietta tanto stretta sul torace da ragazzo ferito in guerra, Brando per noi fu da subito l’America. Sembrava un essere venuto da altri mondi. [...] Da noi, all’epoca, la parola t-shirt non la conosceva nessuno. Quel tipo di indumento non ci apparteneva. Per gli italiani del dopoguerra, neorealisti poveri ma belli, il segno distintivo era la canottiera. In Ossessione, Visconti aveva fotografato il più bello del cinema italiano, Girotti, con una canottiera dalle spalline un po’ larghe, seduto su un letto sfatto della Bassa Ferrarese: mettete a confronto Girotti e Brando, capirete la differenza» [Ranieri Polese, Cds 28/3/2004].
Sguardi. Sulle sue scarpe da ginnastica Brando ha scritto: «What the fuck are you looking at?» [che cazzo ti guardi?) [Giacomo Papi Donna 1/2003].
Dittatori. Per Gillo Pontecorvo, Brando sul set di Queimada era «ombroso come un cavallo da corsa, pretendeva che mi nascondessi dietro la macchina da presa». Burrascoso il rapporto tra i due: «Brando sfoderò una totale disistima nei miei confronti. Pensava che fossi un sadico, un dittatore, un paranoico. Solo perché lo tenevo sotto il sole, insieme alle comparse, per rifare una scena finché non veniva bene. Mi diede pure del razzista, dicendo che maltrattavo i figuranti di colore. La verità è che si annoiava a Cartagena» [Michele Anselmi, Grn 1/4/2004].
Rabbia. «Avrei potuto ammazzarlo quello lì. Non ha un cazzo di considerazione per il prossimo» [Brando su Pontecorvo) [Michele Anselmi, Grn 1/4/2004].
Capricci. In Pelle di serpente, Anna Magnani fece tali capricci che Brando dichiarò che un’altra volta avrebbe recitato stringendo in mano una pietra da darle in testa [Masolino D’Amico, Rep 13/4/2001].
Bellezza. «Non mi attira. Ha 50 anni ed è bello solo fino al collo» [Maria Schneider, che girò con lui Ultimo Tango a Parigi) [Alessandra Farkas, Cds 24/9/1994].
Mostre. Come Bertolucci convinse Brando a fare Ultimo tango a Parigi: «Ci fu la famosa visita alla mostra di Francis Bacon. ”Io ti voglio così”, dissi, osservando i quadri. ”Non voglio il Marlon Brando dell’Actor’s Studio» [Maurizio Porro, Cds 28/3/2004].
Prolungamenti. Sembra che sul set Bertolucci girasse tenendo una foto di Brando in mano, baciandola di continuo e dicendo: «Sei l’incarnazione del mio uccello, sei il suo prolungamento. E come il naso di Pinocchio, anche il mio pene si allunga». Per evitare che la troupe s’imbarazzasse, poi aggiungeva: «Quel che dico non lo dovete prendere per una mia dichiarazione di bisessualità» [Ranieri Polese, Cds 7/11/1994].
Idee. «Non penso che Bertolucci avesse idea di cosa volesse dire il film. Neppure io lo sapevo. Se ne andava in giro ripetendo che tutto girava attorno al suo cazzo» [Brando) [Alessandra Farkas, Cds 24/9/1994].
Idiota. Brando sul mestiere dell’attore: «Credo davvero che recitare sia la parte più idiota della mia vita. Roba da uccelli» [Rep 3/4/2004].
Short. Francis Ford Coppola andò da Brando per convincerlo a fare Il Padrino: «Gli portai sigari italiani in dono, mi accolse in short e coda di cavallo. Mai dimenticherò il momento in cui, al mattino presto, guardando lo smog su Los Angeles, cominciò per me col sigaro tra le labbra a diventare don Vito» [Giovanna Grassi,Cds 28/3/2004].
Key lime pie. «Sofia Coppola ha girato Lost in translation in 27 giorni. A suo padre quello stesso tempo bastava appena per svegliare Marlon Brando, e ci riusciva con tre piccole parole: ”Key lime pie”, cioè la prelibata torta al limone cucinata nelle isole della Florida» [Billy Crystal sul palco degli Oscar 2004) [Paolo Mastrolilli, Sta 1/4/2004].
Teti’aroa. All’inizio del ’67, grazie all’intercessione di Georges Pompidou, Brando s’è comprato l’atollo corallino di 13 isolette Teti’aroa, pagando 270 mila dollari [Alessandra Farkas, Cds 24/9/1994].
Apache. Agli Oscar 1972 vince Marlon Brando ma quella sera al Dorothy Chandler Pavilion una principessa indiana raggiunge i microfoni e ferma con un gesto Roger Moore che sta per consegnarle la statuetta: «Mi chiamo Piccola Piuma e sono Apache. Rappresento Marlon che mi ha chiesto d’informarvi che a malincuore non può accettare. Le ragioni vanno ricercate nel trattamento degli indiani d’America da parte dell’industria cinematografica...». Poi se ne va tra le proteste. Il giorno dopo la stampa rivela che la ragazza è un’attrice messicana, Maria Cruz, eletta nel 1970 ”Miss American Vampire” [Roberto Casalini, Maria Grazia Ligato, L’Avventurosa storia degli Oscar, Rizzoli].
Western. Stanley Kubrick andò da Brando per preparare il western I due volti della vendetta: lui gli ingiunse di togliersi le scarpe per non rovinargli il pavimento, Kubrick si tolse anche i pantaloni [Tullio Kezich, Set 23/7/1998].
3 minuti. Kubrick passò 2 anni a cercare di fare il film: «Non riuscimmo mai a mettere a punto la storia. Dopo due anni, ci riunimmo intorno a un tavolo. Brando prese un cronometro e disse che ci avrebbe concesso 3 minuti a testa. Cominciò il giro, quando toccò a me mi guardò e schiacciò il pulsante. ”Dai, Marlon - dissi io - è una cosa stupida”. E lui: ”Adesso hai 2 minuti e 50 secondi”. Quando il tempo finì. ”Ok, - disse Marlon, - hai avuto i tuoi 3 minuti”. Io dissi: ”Perché non vai a farti fottere?” Lui s’alzò e se ne andò. Voleva che mi togliessi dai piedi, non sapeva come altro fare. Marlon era così» [Frederic Raphael, Cds 20/9/1999].
Figli. Nel giro di pochi anni, Brando ha visto prima suo figlio Christian uccidere il fidanzato dell’altra figlia Cheyenne e poi ha appreso che lei s’era impiccata in Polinesia [Lorenzo Soria, Sta 16/7/2001].
Memoria. Brando da tempo pianifica il suo funerale: vorrebbe che Jack Nicholson pronunciasse il discorso in sua memoria e che Michael Jackson dicesse qualcosa. Vorrebbe poi essere cremato e le ceneri sparse sotto le palme di Teti’aroa [Rep 29/10/2003].
Stelle. Nicholson, suo vicino di casa a Mulholland Drive: «Non lo vedo spesso, però lo sento. Ascolta musica classica a notte fonda e se esco per guardare le stelle posso goderne anch’io» [Jeff Giles, Rep 9/12/2002].