il Fatto Quotidiano, 24 novembre 2014
2033, la meritocrazia diventa una forma di “governo dei migliori”, una dittatura: la diseguaglianza che crea fasce orizzontali da cui non si esce. L’uguaglianza è abolita. Succedeva in un romanzo del 1958 Michael Young. Ma il futuro è già cominciato
I fiumi sono in piena e straripano dovunque non tanto per il cambiamento del clima, quanto perché coloro che avrebbero dovuto sistemare gli argini nel frattempo si stavano occupando di pale eoliche e di impianti di biomassa al fine di produrre energia elettrica di cui nessuno ha bisogno. Le imprese languono e nessuno sta facendo niente per creare lavoro perché tutti coloro che dovrebbero occuparsene sono occupati: a) abolire l’art. 18; b) abolire il liceo classico; c) abolire l’uguaglianza. Ed ecco emergere l’unico vero valore, la “meritocrazia”. Come gli efficienti inglesi della Thatcher, ci viene detto, come gli americani. Anche in Italia stiamo danzando la danza del merito. Il problema però è più profondo e qui arriva un libro che cambia le carte in tavola, perché non è italiano, non è recente, non appartiene al dibattito ma lo stronca prima che cominci. Parlo di L’avvento della Meritocrazia, Gli uomini sono tutti uguali? di Michael Young, Edizioni di Comunità.
Una parola sull’autore. È stato un sociologo ed economista inglese, militante laburista, precoce scopritore del trucco del “vinca il merito” tanto da scrivere il suo saggio-romanzo nel 1958, ma di collocarne appropriatamente il verificarsi del fenomeno nel 2033. Nasce con lui il vocabolo magico, “meritocrazia”. Una parola sull’Editore. Nel ridare vita alle Edizioni di Comunità, Beniamino de Liguori (nipote di Adriano Olivetti) intende ridare vita anche alla voce, troppo presto volutamente dimenticata, dell’Ingegner Adriano. Questa potrebbe essere una storia che lui (Olivetti) narra, in una delle sue bellissime fabbriche, ai suoi dirigenti e operai. Lui che voleva e selezionava i migliori, aveva visto subito il vero pericolo che disaggrega, divide e rende invivibili i gruppi umani: la disuguaglianza.
Una parola sul libro. Michael Young, invece di scrivere un saggio universitario, scrive un romanzo. Vuole che chiunque, anche un non studioso di scienze sociali, lo possa seguire nella sua indagine su un mondo rovinato dal “merito”. È un meccanismo di disgregazione che prima rovina il sistema scolastico, poi crea rapidamente, persino nello sport, “classi” e “fasce” di appartenenza forzata, infine si impossessa dell’apparato statale rendendolo impermeabile ad ogni ascensore sociale, e diventa una forma di “governo dei migliori” che è una rigorosa e impenetrabile dittatura. Rapidamente, infatti, il merito si rivela per quello che è: diseguaglianza che crea fasce orizzontali da cui non si esce. In un “adattamento italiano” (come si direbbe in un film) si dovrebbe aggiungere il trucco del finto merito dichiarato con la forza dei complici e dei media. Ma basta l’austera e rigorosa versione inglese che Edizioni di Comunità riporta in libreria, per farci capire che il trucco c’è sempre: abolire il valore eguaglianza. Non vi ricorda eventi e discorsi del nostro presente? Un libro scritto nel 1958 e che non si può non leggere perché il 2033 è qui, adesso, con le sue false parole d’ordine. Vi dice che il futuro è già cominciato.