La Stampa, 24 novembre 2014
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Quella volta che Marlon Brando si presentò nel cottage di Tennessee Williams e aggiustò l’impianto idraulico che era esploso, «come se non avesse mai fatto altro in vita sua». Poi ricordò al padrone di casa di essere venuto per un provino. Fu così che salì su Un tram chiamato desiderio
Come nascono le stelle dello spettacolo? Qualche volta, magari, per magica coincidenza: l’interprete ideale che incontra la parte ideale. Un celebre esempio lo racconta John Lahr nella sua recente, magnifica biografia di Tennessee Williams (Mad Pilgrimage of the Flesh, Bloomsbury, pp. 765, £ 30).
Primavera 1947: l’agente Aubrey Wood capisce che la nuova commedia del trentaseienne Tennessee Williams, reduce dall’enorme e imprevisto successo di Zoo di vetro due anni prima, ha il potenziale per consacrare il suo cliente come il nuovo re di Broadway. Mentre fa circolare il dattiloscritto, ancora privo del titolo - Un tram che si chiama desiderio - con cui diventerà famoso, la Wood cerca un produttore adeguato, e lo trova nell’ambiziosa Irene Selznick, ex moglie del tychoon di Hollywood. Grazie alla Selznick furono subito messi sotto contratto il geniale, innovativo scenografo Jo Mielziner e il più dotato dei registi ultima generazione, Elia Kazan detto Gadg, che così inaugurò una lunga e fruttuosa collaborazione col drammaturgo.
La compagnia degli attori doveva essere all’altezza. Per la protagonista Blanche fu proposta l’emergente, malinconicamente affascinante attrice inglese Jessica Tandy, che convinse regista e autore quando i due andarono a vederla recitare a Los Angeles. Per Stanley Kowalski tuttavia la Selznick voleva un nome di maggior spicco, e annunciò alla stampa di avere scritturato John Garfield, ossia il massimo divo cinematografico del momento tra quelli specializzati in ruoli di proletario. Sennonché Garfield, il quale non aveva firmato il contratto, alzò la posta, mettendo condizioni sempre più esose: un impegno limitato con possibilità di estenderlo e ridiscutere i compensi; una percentuale sugli incassi; la garanzia di interpretare l’eventuale film. Da ultimo – l’inizio delle prove era ormai imminente – aggiunse un codicillo che lo autorizzava a uscire dall’impresa se mai Kazan fosse stato costretto ad abbandonarla anche lui.
Era troppo. Garfield fu abbandonato, e la Selznick si mise a sondare in fretta altri divi dello schermo come Burt Lancaster, Gregory Peck, Cameron Mitchell. Intanto però Kazan cominciava a pensare a una soluzione diversa. Perché non un ignoto? A fine agosto Tennessee Williams, che villeggiava a Provincetown in un cottage col suo compagno di allora, ricevette una telefonata da «Gadg». «Ti mando un ragazzo che mi sembra promettente. Finora non lo conosce nessuno, ha recitato quasi solo in una commedia di Maxwell Anderson che ha chiuso dopo tredici repliche, ma lì ha avuto un applauso a scena aperta. Fagli un provino». Tre giorni dopo però il ragazzo non era ancora arrivato, e Williams informò il regista. «Come, non è arrivato? Allora è sparito. Voltiamo pagina. Vuol dire che ci ho rimesso venti dollari».
Venti dollari per il viaggio si era infatti fatto dare il ventitreenne Marlon Brando, attore di belle speranze ma in bolletta; però poi, avendoli spesi in altro modo, si era deciso a raggiungere Provincetown in autostop, portandosi dietro una ragazza. Quella sera si presentò nel cottage di Tennessee mentre qui si svolgeva un altro dramma. L’impianto idraulico era esploso, allagando la cucina e bloccando le toilette; inoltre si era al buio perché era saltata la luce. Williams e i suoi ospiti erano in preda al panico. Messo al corrente della situazione, il prestante giovanotto disse: «Ci penso io». Si rimboccò le maniche e aggiustò sia le perdite d’acqua sia il blackout («Come se non avesse mai fatto altro in vita sua», avrebbe in seguito detto il drammaturgo). Poi ricordò al padrone di casa di essere venuto per il provino. Congedò la sua amichetta, si mise a sedere in un angolo del salottino, davanti a due o tre persone tra cui Margo Jones, regista e sodale di Williams, e lo stesso Tennessee che gli dava le battute di Blanche; e cominciò a leggere la parte di Kowalski.
Dopo dieci minuti la Jones saltò in piedi: «Basta così! Questa è la più grande audizione che abbia mai visto!». Tennessee corse al telefono per fermare Kazan. «Non cercare più nessun altro! Questo ragazzo è un fenomeno. Bello come il sole, pieno di talento, e sa anche aggiustare i tubi!». Era tardi per tornare a New York. Il nuovo arrivato rimase a dormire dividendo una stanzetta con Margo Jones, «ma senza combinare nulla, quegli scemi», deplorò il commediografo. La mattina dopo, intimidito davanti all’autore, non fu espansivo, ma prima di ripartire gli chiese di passeggiare con lui lungo la spiaggia. Lui e Williams camminarono per un’ora senza aprire bocca. Il debutto di Marlon Brando come Stanley Kowalski avvenne poco più di tre mesi dopo, il 3 dicembre, e sarebbe rimasto come il più sensazionale della storia di Broadway.