Corriere della Sera, 24 novembre 2014
Milano, 10 euro per il suffragio in memoria di un defunto alla Madonna dei poveri, 15 al Duomo, minimo 20 a San Lorenzo Maggiore, ma a Famagosta se si va di persona «è possibile lo sconto». Il tariffario dei parroci
Non è lucro. È necessità di coprire le spese. La luce, il riscaldamento, la tassa dei rifiuti, l’assicurazione, lo stipendio dei sacrestani. Uscite in qualche modo prevedibili nel conto economico delle Chiese, mentre le entrate – a sentire le voci ufficiali – sarebbero totalmente incerte. Indicazione di «offerta congrua» o persino tariffario per le celebrazioni? Preti e parroci in ogni parte della città, dalla periferia al centro, in via ufficiale si dicono concordi con il monito di papa Francesco che venerdì a Santa Marta aveva avuto parole di condanna per la lista dei prezzi indicata da alcune parrocchie per nozze, battesimi, intenzioni.
Nessun tariffario, neanche indicativo, assolutamente no alle determinazioni di prezzo a priori, e nessun giudizio: arrivano (se arrivano) solo offerte libere in busta chiusa, e anonima. Dicono.
«Imporre costi fissi è commettere un abuso grave, scandaloso. Nella Diocesi di Milano, la più grande al mondo, non accade da nessuna parte da 20 anni. Sfido chiunque a trovare esempi contrari», chiosa don Davide Milani, portavoce della Diocesi. Però, basta qualche telefonata qua e là per rendersi conto che informalmente qualche consiglio sulle cifre arriva.
Parrocchia Madonna dei poveri in zona Forze Armate : «Per il suffragio in memoria di un defunto il dono è 10 euro a messa, il ricordo a cadenza mensile per un anno farebbe 120». Santuario di Santa Rita da Cascia, a Famagosta: stessa indicazione, ma «venga di persona, è possibile lo sconto». Sacrestia del Duomo: «Sono di solito 15 euro». Ancora, San Lorenzo Maggiore: «Beh, minimo 20». Battesimo in Santa Maria alla Fontana: «Per l’affitto della saletta molti danno 100 euro e per la celebrazione vanno bene 50». E poi: concerto benefico in corso Garibaldi? Santa Maria Incoronata ospita gratis ma a San Simpliciano hanno preso fino a 1.000 euro. È peccato?
La questione dev’essere posta in termini diversi, a sentire chi per la Chiesa e nella Chiesa vive. «Il fedele ha il dovere di sostenere la sua comunità, la carità tocca anche le tasche» esorta monsignor Erminio De Scalzi, abate di Sant’Ambrogio. E don Mario Garavaglia, Sant’Ignazio di Loyola: «Per i poveri non resta che il 10%, avessimo più offerte faremmo più carità».