la Repubblica, 24 novembre 2014
Gran Bretagna, nuove rivelazioni sui pedofili a Westminster: «L’intelligence insabbiò la verità sui politici coinvolti. Così agivano gli orchi protetti dai servizi segreti». Il racconto di due giornalisti: «Ricevevamo la nota dell’Mi5: vietato dire quello che sapevamo»
In autunno inoltrato la sera scende precoce a queste latitudini, avvolgendo le rive del Tamigi in una fitta oscurità già alle quattro del pomeriggio. Sulla città cala un’atmosfera tenebrosa, da romanzo gotico, clima con cui del resto l’Inghilterra ha dimestichezza: da Jack lo Squartatore al dottor Jekyll e mister Hyde, l’ horror story sembra scritta nel suo dna. Ma forse gli inglesi non avevano mai sentito, neanche nei romanzi di Robert Louis Stevenson, una storia spaventosa come quella raccontata negli ultimi giorni dalla stampa locale. Una rete di pedofili a cui appartenevano deputati, ministri, generali delle forze armate e potenti uomini d’affari avrebbe stuprato per anni decine di ragazzini in una lussuosa magione vicino al parlamento di Westminster, uccidendo poi, a seconda delle versioni, una, tre o addirittura diciassette delle giovani vittime, verosimilmente per chiuderne per sempre la bocca. «È solo la punta dell’iceberg», ammette il ministro degli Interni Theresa May. E adesso sul banco degli imputati salgono perfino i servizi segreti britannici, accusati di avere dapprima messo a tacere i giornali che volevano indagare sulla torbida vicenda, quindi di avere fatto scomparire ogni prova dai propri archivi.
I fatti risalgono agli anni ‘80: ci sono dunque voluti tre decenni per farli emergere, ritardo che induce a credere a una qualche forma di occultamento. C’è più di un sospetto che gli orchi di Londra godessero di protezioni al massimo livello. Nel fine settimana due stimati giornalisti si sono fatti avanti sostenendo di avere ricevuto un monito da Mi6 e Mi5, lo spionaggio e il controspionaggio di Sua Maestà, che pubblicare notizie sul presunto “Westminster pedophile ring”, la banda dei pedofili di Westminster – così la definisce ora la stampa inglese – avrebbe costituito un danno alla sicurezza nazionale.
Avvertimenti di questo genere vengono emessi dall’intelligence britannica in rarissime occasioni: da mezza dozzina a una dozzina di ingiunzioni all’anno. In gergo si chiamano “D notices”. Trent’anni or sono, quando era direttore del Bury Messenger, un apprezzato giornale locale, Don Hale ricevette una soffiata da una ex ministro laburista, Barbara Castle, secondo cui a Elm Guest House, un edificio vicino al parlamento di Westminster dove molti deputati avevano un appartamento, si svolgevano festini di pedofili vip in cui erano coinvolti dei giovani fatti arrivare da un orfanatrofio della capitale.
Il direttore si ritrovò fra le mani un faldone di accuse. Voleva farci un grosso articolo di denuncia. Ma il giorno seguente gli piombarono in redazione quindici agenti in borghese e due in uniforme, recapitandogli per l’appunto una “D notice”, l’avvertimento che mettere in pagina il pezzo equivaleva a mettere a rischio o tradire la patria. Così non ne fece niente. Hilton Times, direttore di un altro piccolo giornale, il Sussex Comet, racconta di avere ricevuto una minaccia analoga: voleva mandare un cronista a indagare sulle presunte orge di deputati a Elm Guest House, ma ricevette un monito dai servizi segreti, gli fu detto di lasciar perdere e obbedì.
Erano altri tempi: pre-Wikileaks, pre-Datagate (sebbene post-Watergate). E chissà se avvertimenti simili arrivarono anche a giornali londinesi ben più importanti delle due gazzette di provincia. Ma adesso che tutta la stampa nazionale si è buttata a capofitto nella storia della “banda dei pedofili di Westminster”, quei moniti, incredibilmente, non si trovano più. Negli archivi dei servizi segreti, riportava ieri l’Observer, le “D notices” del 1984 sono scomparse o perlomeno risultano incomplete. «La corrispondenza di routine viene distrutta, se non appare significativa dal punto di vista storico», ha spiegato al giornale domenicale un portavoce dell’intelligence. «Distrutta?», si indigna Simon Danczuk, deputato del Labour. «E perché mai? I nostri servizi segreti emettono un pugno di moniti di questo genere ogni anno. Da dove viene l’urgente necessità di distruggerli? Queste sono serie domande che richiedono una risposta urgente».
Un altro deputato laburista, Tom Watson, ha chiesto al primo ministro David Cameron di formare una task-force per condurre un’inchiesta a tutto campo su pedofilia e insabbiamenti. Già, perché non sarebbe il primo caso di prove occultate: in luglio è saltato fuori che un dossier su 114 casi di abusi sessuali collegati a parlamentari, anche quello risalente agli anni ‘80, è misteriosamente sparito dagli archivi di Scotland Yard.
L’epoca è la stessa del vaso di pandora di nefandezze emerso tra presentatori, attori e dj della Bbc, che ha recentemente portato a processi, condanne e profondo sdegno da parte dell’opinione pubblica britannica: volti che entravano benigni nelle case di tutti, attraverso la televisione, si sono rivelati nel privato dei mostri maligni, che abusavano di bambini, ragazze, disabili negli ospedali, orfanelli e in almeno un caso di macabra perversione, quello del dj Jimmy Savile, addirittura di cadaveri all’obitorio. Dentro alla Bbc, sia pure con grave ritardo, è stata fatta giustizia. Si vedrà se è possibile farla anche dentro al mondo della politica.
Così come è legittimo domandarsi quali siano le cause di questo male ignobile, cosi diffuso, almeno in passato, nella società britannica: frustrazioni sessuali conseguenza del puritanesimo vittoriano? Le boarding school, le scuole private maschili, dove gli alunni vivono a stretto contatto con gli insegnanti, in cui fino a non molto tempo venivano impartite punizioni corporali (frustrate sul sedere con rami di betulla, a calzoni abbassati: succedeva a Eton) davanti a tutta la classe? Le ombre tenebrose che si allungano sul Tamigi, di fronte alle guglie del palazzo di Westminster, non sono soltanto quelle della sera che scende precoce sulla Londra autunnale.