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 2014  novembre 24 Lunedì calendario

L’amicizia tra Putin e Marine Le Pen dà i suoi frutti. La First Czech Russian Bank, il piccolo istituto Roman Yakubovich Popov, uomo vicino al premier e al presidente, gli ha prestato 2 milione per la campagna elettorale. Il tesoriere del Front National, Wallerand de Saint-Just: «È un’operazione perfettamente normale e regolare. Avrei preferito una banca francese ma nessuna è più disposta a darci un centesimo»

L’identità di vedute tra Marine Le Pen e Vladimir Putin viene da lontano, come ama ricordare la stessa leader del Front National: «Con grande lucidità già nel 1995 Putin disse che in dieci anni la Francia sarebbe diventata una colonia delle sue ex colonie». 
Di Putin Marine Le Pen ammira «la forza di difendere la civiltà cristiana contro la barbarie dell’immigrazione», e «il coraggio di opporsi alla globalizzazione dominata dagli Stati Uniti». Nello scontro tra Unione europea e Russia a proposito dell’Ucraina, Marine Le Pen sta con Mosca, non con Bruxelles. E Putin ricambia congratulandosi con il Front National quando ottiene un buon successo alle elezioni municipali, nel marzo scorso. 
Questa amicizia sta dando i suoi frutti, perché le casse vuote del Front National hanno appena ricevuto una prima tranche di due milioni di euro sul totale dei nove ottenuti in prestito dalla First Czech Russian Bank, un piccolo istituto russo di proprietà di Roman Yakubovich Popov, uomo vicino al premier Medvedev e al presidente Putin. 
Il tesoriere del Front National, Wallerand de Saint-Just, ha confermato ieri la notizia diffusa il giorno prima del giornale online Mediapart : «Il prestito è frutto di un lavoro tecnico che ho compiuto negli ultimi quattro mesi, perché si tratta di persone molto minuziose. È un’operazione perfettamente normale e regolare. Avrei preferito una banca francese, o anche una europea per una questione di vicinanza e di lingua, ma nessuna è più disposta a darci un centesimo». 
Le difficoltà di ottenere finanziamenti non riguardano solo il Front National, non si tratta di un boicottaggio per ragioni politiche, tiene a precisare il tesoriere. A suo dire le banche francesi non sono più disposte a finanziare campagne elettorali dopo il caso di Nicolas Sarkozy, che ha visto i suoi conti del 2012 bocciati dal Consiglio costituzionale e ha dovuto rinunciare a 11 milioni di rimborsi pubblici. Alla vigilia del congresso del partito che si apre sabato prossimo a Lione, il Front National rivela così come pensa di finanziare la sua ascesa. «Siamo in piena crescita e le prossime scadenze elettorali stanno per arrivare – ha aggiunto Wallerand —. Da adesso alle presidenziali del 2017 abbiamo bisogno di una cifra tra i 30 e 40 milioni di euro». Che sono già cominciati ad arrivare grazie agli ottimi rapporti con il Cremlino. 
Nella fase di gelo diplomatico seguita alle crisi in Siria e Ucraina, le relazioni economiche tra Francia e Russia sono continuate tramite, per esempio, il patron di Total, Christophe de Margerie, contrario alle sanzioni, morto in un incidente aereo a fine ottobre proprio a Mosca. Ma la politica ufficiale di Parigi è molto critica nei confronti di Putin. Il presidente François Hollande si rifiuta di onorare il contratto siglato nel 2011 dal predecessore Sarkozy, e non consegna alla Russia le due navi da guerra Mistral prodotte nei cantieri francesi di Saint-Nazaire. 
I sondaggi che danno Marine Le Pen in testa per le presidenziali del 2017 a Mosca sono quindi visti con grande interesse. Per la Francia si apre la questione democratica di una formazione politica anti-sistema finanziata da una potenza straniera, come accadeva prima del crollo del Muro con il Partito comunista di Georges Marchais, sovvenzionato dall’Unione sovietica. Al Front National però non sono imbarazzati: «Meglio un prestito da una banca russa – dice l’esponente Christian Bouchet – che prendere i soldi da Gheddafi come ha fatto Sarkozy». 
Stefano Montefiori