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 2014  novembre 24 Lunedì calendario

Avevamo dimenticato la guerra afghana ed ecco la strage sul campo di pallavolo di Yahyakhail a ricordarci che la guerra c’è sempre, e nei primi sei mesi di quest’anno ha provocato la morte di cinquemila civili

Avevamo dimenticato la guerra afghana ed ecco la strage sul campo di pallavolo di Yahyakhail a ricordarci che la guerra c’è sempre, e nei primi sei mesi di quest’anno ha provocato la morte di cinquemila civili. Non si sa se il kamikaze di ieri sia un talebano. Il loro portavoce Zabihullah Mujahid s’è rifiutato di rispondere alle domande dei giornalisti. Lo scorso luglio, nella provincia di Paktika - la stessa del campo di pallavolo - uno shahid s’era presentato al mercato e s’era fatto esplodere: 89 morti, con parecchi bambini, come ieri. I cinquemila civili massacrati nei primi sei mesi sono una specie di record. Finora quasi tutti gli attentati sono opera dei talebani.

Perché stiamo ancora lì? Non sarebbe maglio venir via?
Gli inglesi se ne sono andati venti giorni fa. Noi siamo rimasti in 1.400, dopo la smobilitazione dalla base di Shindand della Brigata Aosta lo scorso febbraio (600 militari) e il ritorno a casa di altri duecento italiani da Kabul. Dovevano sgombrare anche gli americani, ma proprio sabato Obama ha annunciato che Enduring Freedom sarà prolungata di un altro anno, anche se con un nome diverso. Forse in questo annuncio sta la spiegazione politica dell’attentato di ieri: i talebani non hanno mai smesso di combattere, ma il colpo grosso sul campo di pallavolo deve evidentemente essere letto come una rinnovata dichiarazione di guerra.  

Che cos’è questa marcia indietro del Presidente?
Si crede che Obama abbia perso le elezioni di medio termine, lasciando Canera e Senato ai repubblicani, anche per via della debolezza in politica estera. Gli americani non vogliono perdere uomini in guerre lontane, ma non vogliono nemmeno rinunciare al primato di gendarme del pianeta. Tutti sentimenti contraddetti poi da folate di isolazionismo, dal desiderio cioè di lasciare il mondo al suo destino e chiudersi nei propri confini a curare i propri interessi. Una pia illusione, alla fine, dato che gli Stati Uniti hanno interessi economici, commerciali, finanziari, militari su tutto il pianeta. Così il Presidente, sballottato da questo tumulto di sentimenti, ha dato retta a quei membri del Pentagono che lo mettevano in guardia su un ritiro troppo affrettato dall’Afghanistan, dove si vorrebbe che le forze locali fossero messe in grado di fronteggiare da sé gli studenti/guerriglieri. Inoltre c’è lo pseudo califfo che avanza in Iraq, e una smobilitazione generale adesso sembra piuttosto suicida. L’anno scorso ci fu la sottoscrizione di un patto col nuovo presidente Ashtraf Ghani, più possibilista del suo predecessore sulla permanenza delle truppe. Sabato Obama ha sfruttato quell’accordo.  

Che limiti ha, a questo punto, la missione?
Attacchi senza remore ad al Qaeda e incursioni contro i talebani solo se i talebani metteranno a rischio in qualche modo i contingenti Usa... Mah, sono tutte chiacchiere, alla fine, sa? Chi deciderà se le regole d’ingaggio consentono di intervenire o no? Gli stessi americani. Si ha paura dei talebani, si ha paura di al Qaeda, si ha paura dell’Isis. L’Isis, in effetti, ha cambiato completamente le carte geopolitiche in tavola. I limiti della missione americana saranno comunque precisati entro qualche settimana dal Pentagono. La missione si chiamerà da quel momento in poi "Operation Resolute Support". Il contingente americano dovrebbe aggirarsi sui diecimila uomini.  

Questi cinquemila morti che lei ha citato prima mostrano che il preteso sforzo occidentale per portare laggiù la pace e la democrazia è servito a poco o a niente.
I numeri condannano senza appello l’iniziativa occidentale. La povertà assoluta è salita, dal 2001 a oggi, di una decina di punti, l’aspettativa media di vita è scesa a 44 anni, la mortalità infantile ha raggiunto la punta del 150 per mille, gli alfabetizzati sono meno di un terzo della popolazione. Questo nonostante i miliardi di aiuti elargiti negli ultimi tredici anni, finiti in genere o nelle tasche di funzionari e uomini politici corrotti o nelle casse delle aziende che hanno aperto uffici e impianti in Afghanistan.  

E le condizioni dell’esercito?
Perdono 200-400 uomini al mese. Hanno subito quest’anno 422 attacchi soprattutto con le trappole esplosive. Sono 200 mila uomini, ancora non troppo efficienti, ai quali viene passato uno stipendio di 200 euro al mese. Come meravigliarsi che tutti tentino di arricchirsi soprattutto con l’oppio? Si coltivano a papavero 123 mila ettari (quando c’erano i talebani gli ettari erano scesi a 82 mila), si esportano direttamente 400 tonnellate di eroina in un mercato che vale 70 miliardi di dollari l’anno. L’Afghanistan è ormai anche pieno di tossici, si calcola che siano 350 mila.