La Gazzetta dello Sport, 23 novembre 2014
Sono passati 53 anni dal primo lancio nello spazio di un uomo, e da allora sono andate lassù più di cinquecento persone
Sono passati 53 anni dal primo lancio nello spazio di un uomo, e da allora sono andate lassù più di cinquecento persone. Stasera, un minuto prima delle dieci, tocca a un’italiana. Si chiama Samantha Cristoforetti, ha 37 anni, è nata a Milano ma cresciuta nel Trentino, niente marito, niente figli, impossibile farsi raccontare qualcosa di personale, ma gran sorrisi e molta disponibilità se si tratta di parlare di spazio, stelle, aerei, missioni, Eva...
• “Eva” sarebbe?
La passeggiata nello spazio. “Extra-vehicular activity”. In tutte le interviste, la Cristoforetti dice che le piacerebbe tanto andare fuori. Per ora non è previsto.
• Che missione è?
È stata battezzata “Futura”. Viaggiano in tre, a bordo di una Soyuz (gli Shuttle non esistono più). Decollo dalla base di Baikonur in Kazakistan, un posto diventato mitico e dal quale partono ormai quasi tutte le missioni più importanti. I compagni di viaggio della nostra astronauta sono un americano e un russo, Terry Virts e Anton Shkaplero. Staranno nello spazio sei mesi. Raggiungeranno la Stazione Spaziale Internazionale, un laboratorio finanziato da americani, russi, europei, giapponesi e canadesi che occupa un centinaio di metri e orbita 16 volte al giorno intorno alla Terra a una distanza media da noi di 400 chilometri. Un’orbita che si definisce “bassa”. La stazione esiste dal 2000, serve come punto intermedio per missioni più lunghe, dentro ci fanno un sacco di esperimenti, è sempre stata abitata da un minimo di due astronauti a un massimo di sei. Ad accogliere i tre che s’involano stasera sarà una cosmonauta russa che si chiama Elena Serova. Il viaggio della Futura durerà sei mesi.
• Torniamo a questa italiana che vola.
Dice: «Sono cresciuta in montagna, con poco inquinamento luminoso e mi affascinava moltissimo guardare le stelle. Credo che tutto sia partito da lì». Ha cominciato andando a prendere una laurea in Ingegneria meccanica alle Technische Universität di Monaco di Baviera, poi s’è laureata in Scienze aeronautiche all’Accademia di Pozzuoli, è diventata pilota militare col grado di capitano (addestramento in Texas presso l’Air Force, guida dei caccia), è stata promossa astronauta dopo una selezione tra 8.500 candidati superata da soli sei aspiranti, due dei quali italiani, lei e Luca Parmitano, che è andato su nel 2013. Parla cinque lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, russo), imparerà il cinese appena tornata sulla Terra. È diventata quello che è girando il mondo, corsi di superspecializzazione dal Giappone al Canada. Non si deve credere che un astronauta sia solo un tizio in buona salute che ha voglia di brividi. Si tratta di scienziati con un’inclinazione particolare a saper far tutto, perché quando sei lassù devi cavartela da solo in qualunque circostanza. L’addestramento, che dura da due anni e mezzo, serve soprattutto ad affrontare le emergenze.
• Qual è lo scopo di quest’impresa?
Sono previsti una quarantina di esperimenti. Uno, che a noi magari sembrerà banale, sarà quello di prepararsi il caffè a bordo. Nello spazio dell’astronave si evita per quanto possibile l’uso di sostanze che possano far volare granuli o gocce. Per questi caffè è stato sempre considerato un alimento a rischio, e quindi proibito. Stavolta si potrà ricavare da una macchina che pesa venti chili ed è strutturata con condotte d’acciaio che faranno scorrere l’acqua di continuo, perché nello spazio è vietato il ristagno di qualunque liquido. Pressione di 400 bar invece che dei soliti 7-8, temperatura costante a 72°-78°, miscela arabica. La macchina si chiama ISSpresso, è un prototipo italiano, finanziato dalla Lavazza. Prepara anche brodi con spezie e consommé integrativi dell’alimentazione di bordo. Mangiare è un problema delicatissimo: si tratta tra l’altro di contrastare l’invecchiamento precoce provocato dall’assenza di gravità.
• Vanno lassù due uomini e una donna e ad accoglierli ci sarà una seconda donna. Due uomini e due donne, soli, nello spazio, col firmamento sulle loro teste...
Se lo tolga dalla testa. A quanto risulta, l’incontro tra maschio e femmina, in più di mezzo secolo di viaggi, non è mai avvenuto. L’assenza di gravità complica parecchio l’erezione maschile, ci sono molti problemi ad abbracciarsi senza un qualche ancoraggio che impedisca ai corpi di volare, non parliamo poi di gravidanza, è certo che il vuoto spaziale farebbe nascere bambini con una struttura ossea gravemente compromessa, compromessa al punto da rendere pressoché sicura la morte. Una volta i russi mandarono su cinque gechi, un maschio e quattro femmine, per vedere se succedeva qualcosa. Rosmocosmos, l’agenzia spaziale di Mosca, a un certo punto perse il controllo del satellite, poi lo riacquistò, alla fine le notizie che ci sono arrivate sull’esperimento sono contrastanti, secondo alcuni il geco maschio si dette parecchio da fare, secondo altri le femmine lo ignorarono e lui stesso si mostrò del tutto indifferente al loro fascino.