Il Secolo XIX, 19 aprile 2011
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Manson dal carcere: «Obama è un idiota»
«Io vivo nell’inframondo. Non dico alla persone cosa fare. Loro sanno cosa devono fare. E se non lo sanno, non vengono da me. Sono un meschino. Sono un uomo cattivo. Sporco. Sto nella plaza de toros. Non gioco. Sparo alla gente. Sono un fuorilegge. Sono tutto il male possibile». Il delirio non è ancora spento. Dopo 40 anni dietro le sbarre, Charles Manson, il messia degli sbandati condannato all’ergastolo per aver ispirato il crimine che nel 1969 sconvolse l’America, l’assassinio selvaggio di 7 persone fra le quali Sharon Tate, giovanissima e splendida moglie del regista Roman Polanski, rompe il silenzio.
Il pluriomicida americano si confessa in un’intervista all’edizione spagnola di Vanity Fair, in edicola oggi, concessa dal carcere di Corcoran, in California. La prima, dopo oltre vent’anni di scena muta. Manson parla per dire: «L’erba cattiva non muore mai». Svastica piantata in mezzo agli occhi, che nemmeno profonde rughe riescono ad attenuare, capelli rasati, Manson, 76 anni, sembra sempre più la vittima del personaggio che ha alimentato per decenni. Chi non ricorda quella drammatica notte? La Tate, 26 anni, moglie di Roman Polanski, viene massacrata con sedici coltellate nella loro villa di Bel Air con quattro amici.
L’attrice, incinta di 8 mesi, supplica di essere risparmiata ma la sua preghiera non ferma gli assassini che, dopo averla massacrata, la appendono al tetto, assieme al corpo di Jay Sebring. La notte successiva, il 10 agosto, la stessa sorte tocca ai coniugi Leno e Rosemary LaBianca, uccisi nella loro villa di Los Angeles. Dopo mesi di ricerche infruttuose, gli investigatori si imbattono in Charles Manson e il suo gruppo di seguaci, la Famiglia. Un drappello di giustizieri con la mente annebbiata dall’ira e dalle droghe, che credeva nella necessità di istigare una guerra razziale, propugnata da Manson, ispirata nella canzone “Helter Skelter” dei Beatles. Nel corso di uno storico processo, si rivelarono pian piano come spietati assassini: Charles Tex Wayson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Linda Kasabian, in missione per conto di Manson, musicista mediocre che pianificò una sorta di risarcimento per essere stato ignorato dal produttore discografico Terry Melcher, e nel nome di una fantomatica rivoluzione che puntava a sovvertire l’ordine della società americana. Sul movente del crimine, mai chiari, molti specularono all’epoca che potesse avere qualcosa a che vedere con il film “Rosemary’s Baby”, per il quale Polanski aveva subito minacce da gruppi esoterici. Condannato alla camera a gas, Manson ha la pena commutata in ergastolo e solo di recente, dopo 42 anni di carcere, si è messo nelle mani del legale italiano Giovanni DiStefano, chiamato l’avvocato del diavolo in quanto difensore di Saddam Hussein e Slobodan Milosevic, per tentare di far riaprire il caso. Arrestato nelle scorse settimane a Palma di Mallorca, su ordine della magistratura britannica e tornato in libertà su cauzione, DiStefano è in domicilio coatto a Madrid. A nome di Manson ha presentato un ricorso al Comitato Interamericano di diritti umani e ha scritto a Barack Obama, dove chiede l’annullamento dell’ergastolo per il suo assistito, sostenendo che gli sarebbe stato negato il diritto alla difesa dal procuratore del caso che, sempre secondo la difesa, creò una teoria della cospirazione mai esistita.
«Credo che Obama sia un idiota per quello che fa. Non so come l’abbiano potuto ingannare perché si mettesse dov’è. Non si rende conto di quello che sta facendo. Stanno giocando con lui». È il Manson pensiero sul presidente espresso dal galeotto in risposta a una domanda di Vanity Fair. In tutti questi anni, per molti dei suoi seguaci, all’epoca hippie convertiti alla violenza ottusa contro la middle class, Manson è diventato un punto di riferimento dell’ecologismo, grazie al suo movimento Atwa, aria, alberi, acqua e animali, che mette in guardia contro la distruzione del pianeta per l’inquinamento.
«Tutti siamo martiri. L’amore è un martire. Per questo Cristo chiama l’attenzione. Per questo è stato crocifisso. Crocifiggiamo le persone e ne issiamo i corpi su una croce. E poi ci chiamiamo cristiani. Ma allora, chi è il martire? Chi distrugge l’amore o chi distrugge il distruttore? È un circolo. È buono e cattivo. Sì, sono un martire. Ma sono anche una vittima. E sono un esecutore. Sono tutti. Non sono nulla» dice Manson «prima o poi la volontà di Dio si imporrà su tutti voi. E voi mi condannaste per essere la volontà di Dio». Suona come l’epitaffio di un morto in vita.