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 2014  novembre 20 Giovedì calendario

Il braccio di ferro tra Atene e troika sulle 19 misure d’austerità. Così la Grecia rischia di tornare alla casella di partenza nel grande risiko della crisi dei debiti sovrani. Il premier Samaras si oppone all’ultimatum sulle riforme da approvare e la Commissione Ue chiede che venga ripianato il «buco» da 2,6 miliardi

La Grecia rischia di tornare alla casella di partenza nel grande risiko della crisi dei debiti sovrani dopo aver passato i quattro anni più duri della sua storia moderna. Il ministro delle Finanze greco, Gikas Hardouvelis, ha gettato acqua sul fuoco rassicurando che alla fine l’accordo si troverà, ma intanto continua il braccio di ferro tra Atene e la troika (Fmi, Ue e Bce) che chiede ben 19 misure di austerità da approvare a tambur battente entro fine anno.
I rappresentanti dei creditori chiedono la firma di un accordo omnibus per le riforme riguardanti il sistema previdenziale per portare a 65 anni l’età pensionabile effettiva (oggi solo il 21% dei greci va in pensione a quell’età) e i licenziamenti nel settore pubblico e privato che il governo deve impegnarsi ad attuare alla fine del Memorandum.
Inoltre la troika vuole abolire le esenzioni che ancora esistono per alcune categorie professionali in campo previdenziale, che permettono di andare in pensione in anticipo. Vuole rendere più semplice l’acquisizione per le banche della prima casa se il proprietario non paga il mutuo da parecchi mesi e i sequestri per i debitori morosi, di aumentare l’Iva dopo averla appena ridotta e rendere più flessibili i licenziamenti nel settore privato e pubblico.
La troika insiste anche per una riforma complessiva del sistema fiscale. I creditori, inoltre, vogliono, per riprendere le trattative, ridurre le spese pubbliche con ulteriori tagli per recuperare un «buco» nei conti da 2,6 miliardi di euro previsto nel bilancio del 2015.
Tutti temi socialmente molto caldi per il governo Samaras, deciso a chiudere prima possibile i negoziati con la troika per aprire il nuovo capitolo che riguarda la linea di sostegno precauzionale, ma senza l’adozione di tutte le 19 misure di austerità che la troika chiede.
Uno stallo tra governo greco e i rappresentanti dei creditori internazionali pericoloso, mentre si sta ormai esaurendo il tempo massimo per raggiungere un accordo prima della riunione dell’Eurogruppo prevista per l’otto dicembre a Bruxelles, vertice dove si dovrà decidere sulla linea di sostegno precauzionale alla Grecia dopo aver messo sul piatto 240 miliardi e un haircut di 100 miliardi di euro, il maggiore della storia moderna.
A fine anno scade il piano di aiuti di competenza dell’eurozona, dove l’Italia è il terzo creditore dopo Francia e Germania, mentre quello dell’Fmi finirà nel secondo trimestre del 2016 per una cifra residua di 12,5 miliardi di euro.
Secondo fonti di stampa la Commissione Juncker avrebbe inviato al governo greco un “ultimatum” invitandolo a definire tutte le questioni ancora sul tappeto per rendere possibile il ritorno della troika ad Atene in tempo utile e fornire la linea di credito precauzionale.
Fonti greche, raccolte ad Atene, fanno notare che i rappresentanti dei creditori internazionali questa volta stanno «tirando troppo la corda» e rischiano di far saltare in aria tutto quanto è stato fatto sinora.
In questo clima di tensione, i leader dei due partiti che formano il governo – il premier Antonis Samaras di Nea Dimokratia (centro-destra) e il vice premier Evanghelos Venizelos del Pasok (socialista) – stanno cercando di convincere i partner europei che il passaggio parlamentare di nuove misure di austerità rischierebbe di far precipitare il paese nel caos.
Lo stallo nei negoziati tra governo e troika arriva proprio mentre Atene ha messo a segno dei risultati economici sorprendenti che hanno visto la Grecia passare da ultima della classe al top. Atene ha visto crescere il Pil dello 0,7% nel terzo trimestre, il migliore dell’eurozona. 
Dati che significano l’uscita dalla recessione più lunga della sua storia moderna, durata quattro anni. Quest’anno il Pil è previsto crescere dalla Ue dello 0,6% e del 2,9% nel 2015.
Per questo Samaras intende uscire dal piano di aiuti europei ma non dall’ombrello della linea di credito, puntando nel 2015 raccogliere circa 9 miliardi di euro direttamente sul mercato dei capitali. 
L’exit strategy dovrebbe essere gestita in modo prudenziale accompagnandola con il supporto di linee di credito precauzionali, da attivare nel caso la Grecia avesse bisogno di maggiori fondi. Il partito di sinistra radicale Syriza di Alexis Tsipras, che nei sondaggi è al primo posto, spera nella rottura delle trattative e nelle elezioni anticipate. Ecco perché Samaras ha fretta di chiudere la partita con la troika senza ulteriori “danni collaterali”.