la Repubblica, 20 novembre 2014
2 miliardi 134 milioni e 273mila euro. Questo è quanto devono risarcire allo Stato Giusva Fioranvanti e Francesca Mambro per la strage di Bologna. Quella che, il 2 Agosto 1980, provocò la morte di 85 persone
Valerio “Giusva” Fioravanti e Francesca Mambro, gli ex neofascisti dei Nar condannati nel 1995 come esecutori della strage della stazione di Bologna del 2 Agosto 1980 (85 morti, 200 feriti), sono stati condannati anche dal Tribunale civile emiliano a risarcire danni morali, materiali e di immagine. Un risarcimento altissimo (e anche difficilmente esigibile): 2 miliardi, 134 milioni e 273mila euro, più interessi e spese, a favore della Presidenza del Consiglio e al ministero dell’Interno, rappresentati al processo dall’Avvocatura dello Stato. «Forse è il segno che sono finite le protezioni di cui questi signori hanno goduto in passato, avendo ricevuto un trattamento da favola dopo la condanna penale. Hanno vissuto liberi nonostante sette ergastoli», è stato il primo commento di Paolo Bolognesi, il presidente dell’Associazione tra i famigliari delle vittime.Il giudice Francesca Neri, che ha firmato la sentenza civile 19 anni dopo quella penale definitiva, afferma che la strage «è stata di una gravità senzapari nella storia dell’Italia» e aggiunge che «ormai, a distanza di 34 anni, può dirsi che tale evento sia rimasto impresso in modo indelebile nella coscienza collettiva della nazione, come un vero e proprio danno permanente».Lo Stato aveva chiesto un risarcimento di due miliardi e 59 milioni, il Tribunale l’ha perfino aumentato. Un miliardo è stato chiesto e ottenuto dall’avvocato dello Stato Fausto Baldi come danno di immagine, comprendente quello che ha provocato un riflesso negativo sul turismo. Un altro miliardo sono i danni morali non patrimoniali. Il resto sono le spese sostenute dagli enti pubblici, che vanno dai soccorsi prestati ai funerali di Stato, dalla ricostruzione di parte della stazione alle visite ricorrenti delle alte personalità istituzionali a Bologna.Il giudice Neri scrive nella sentenza che il fatto «per l’entità delle conseguenze lesive a persone e cose, per lo sgomento e il senso di insicurezza che provocava nell’opinione pubblica, dovuto anche alla circostanza che si trattasse di un attentato ad una via di comunicazione, tale da colpire in modo imprevedibile e indiscriminato, è di livello senza pari nella storia dell’Italia, ed è secondo in ambito europeo solo agli attentati di Madrid dell’11 marzo 2004».Con l’attentato si sono lesi «una molteplicità di beni, di cui è titolare lo Stato italiano, e che sono di rango fondamentale». Inoltre, si è colpita l’integrità dello Stato «con il fine dichiarato di sovvertire completamente le istituzioni democratiche dello Stato». Uno Stato visto all’estero «come in lutto, vulnerabile rispetto all’azione di gruppi estremisti, incapace di difendersi da quelli che sono dei veri e propri nemici interni». Il fatto che il danno sia permanente è testimoniato, per il giudice, «dalle dichiarazioni pronunciate dalle più alte cariche in occasione di ogni anniversario dell’evento».Nessun commento ieri da parte dei legali di Mambro e Fioravanti, che si erano battuti per ottenere la prescrizione. «Il nostro pensiero si conoscerà al momento del deposito dell’atto di appello», hanno detto gli avvocati Jacopo Mannini, Alessandra Tucci e Cinthia Bianconi. Mambro e Fioravanti si sono sempre dichiarati innocenti. Il proprio pensiero dopo la sentenza Francesca Mambro l’ha affidato a conoscenti: «Non so se un giorno anche lontano la verità verrà fuori – avrebbe detto a chi le sta vicino –. La verità me la porto dentro e continuerò a dirla con tutta la forza che avrò».