la Repubblica, 20 novembre 2014
E la Ferilli va in Albania per condurre un talk show. «Contratto assomiglia a Invasioni barbariche e a Porta a porta piuttosto che a C’è posta per te, c’è molta materia umana, i personaggi fanno un percorso di vita. Sono venuti Christian De Sica, Giorgia Meloni, Walter Veltroni»
Sarà il primo esempio di tv italiana delocalizzata. Agon Channel, nato in Albania poco più di un anno fa, fa il grande salto in Italia, sul canale 33 del digitale terrestre – primo assaggio martedì con la diretta della presentazione di Agon a Milano trasmesso dalle 21. «Abbiamo a Tirana circa 400 giovani, molti albanesi, che lavorano tanto, sono contenti di farlo e guadagnano più della media nazionale» dice il patron Francesco Becchetti, 48 anni, un passato nel settore energetico, centrali idroelettriche e trasformazione dei rifiuti; ha investito nell’editoria cartacea in Albania e acquistato una squadra della terza serie inglese, il Leyton Orient. Un connubio che lo avvicina a Berlusconi e Cairo. «Cerco di seguire le mie passioni. Le similitudini le lascio agli altri». Tra i volti della rete Pupo, Maddalena Corvaglia, direttore delle news è Antonio Caprarica, per lo sport Giancarlo Padovan. La star, con il talk show Contratto, che debutterà a dicembre, è Sabrina Ferilli.“Un talk show per cambiare mai stata snob” «Questo è un paese che si stupisce di tutto, o sta sulla difensiva o in attacco, non è che vado a fare la farina in un mulino in Turchia: conduco un talk show in Albania che va in onda in Italia» dice Sabrina Ferilli, gli occhi che ridono, anticipando la prima domanda.Molti si sono stupiti della scelta perché viene dall’Oscar con La grande bellezza. «Si stupiscono perché è un Paese provinciale. In America non si stupisce nessuno se un’attrice fa cinema tv teatro e altro. E io sono molto “americana”, non sono snob. Becchetti è un imprenditore che ha ancora voglia di investire. Oggi chi ha i soldi non rischia. Poi, certo, avrà trovato condizioni vantaggiose, ma chapeau».
La parte economica avrà contato per lei.
«Certo, se non mi avesse pagato non l’avrei fatto, ma non è solo quello. Di proposte ne ho, nella valutazione ha contato la possibilità di fare da pioniera. Meglio essere il primo di un plotone che morire ultimo».
Mamma mia che paragone.
«Ci metto la faccia. Agon in albanese vuol dire “albeggiare”, è un nuovo inizio. In Italia sulle tv generaliste è difficile lavorare, di talk ce ne sono tanti, i più bravi a condurli li hanno mandati via... Con la filosofia “ciò che è pubblico è di nessuno” – e invece io dico: “È soprattutto mio” – diventa tutto difficile. E poi dove ti incastri, tra l’Auditel e i soldi che sono pochi? Si lavora sempre meno e diventiamo tutti più poveri».
Lei ha cambiato sempre.
«Ho girato il film di Ferreri e feci Sanremo, sono tornata al cinema con Virzì, poi mi sono innamorata del dottor Garinei e mi sono buttata nel musical. Mi piace prendere uno schiaffo in faccia e una medaglia. Nella vita devi misurarti».
Ma aveva voglia di fare un talk show?
«Quando Becchetti me l’ha offerto mi ha incuriosito, Contratto assomiglia a Invasioni barbariche e a Porta a porta piuttosto che a C’è posta per te, c’è molta materia umana, i personaggi fanno un percorso di vita. Sono venuti Christian De Sica, Giorgia Meloni, Walter Veltroni».
Com’è organizzata?
«Arrivo un paio di giorni prima a Tirana e registro la domenica. C’è un’atmosfera tranquilla, ho una struttura di autori italiani deliziosi, molti per la crisi non lavoravano. È una finestra che si apre anche per l’Italia».
Come vede il Paese?
«È messo in ginocchio dalle clausole. Leggo cose straordinarie... Sulla capacità di realizzarle non mi pronuncio, ma non vedo riattivare l’economia. Mi dico: se si alleggerissero le tasse, se aiutassero chi coltiva la terra o chi gestisce un albergo, forse si ripartirebbe. Invece sento parlare di massimi sistemi ma nella vita del signore del quarto piano non cambia niente, gli 80 euro sono una soluzione facile e d’effetto».
Nutre qualche dubbio sul premier Renzi?
«Io sono stata sempre per Cuperlo, non sto dalla parte di chi vince, anche a Miss Italia mi piace quella che poi arriva quarta. Oggi i livelli di linguaggio e di valutazione sulle persone sono meno rispettosi di quelli usati per gli oggetti. Arriveremo a rimpiangere Bersani, la gente ha bisogno di sentir parlare in un certo modo, il contrasto è stridente».
Che vuol dire?
«Che tra Twitter e selfie è tutto un annuncio continuo, ci vorrà un’enciclopedia per raccogliere le smentite».
La politica l’appassiona sempre?
«Molto. Ne parlavo con Veltroni: servono persone di profilo alto perché da un po’ scatta un meccanismo per cui quando offendi l’altro, lo umili e lo rendi niente, chiunque poi si sente giustificato a essere peggio».
Dopo aver girato un film da Oscar un’attrice che fa?
«Che fa? Aspetta il film giusto ed è arrivato dalla stessa casa di produzione della Grande bellezza, è Io e lei di Maria Sole Tognazzi con Margherita Buy, una storia importante di donne. Appena finito vado a cercare un’altra cosa per prendere uno schiaffo. Voglio fare bene ciò che faccio, il traguardo, la tappa finale, li tengo lontani dai miei pensieri».
Non si ferma mai?
«Mai. Conosco solo un’altra persona che lavora più di me, la mia amica Maria (De Filippi, ndr). Vengo da una famiglia che mi ha insegnato che il vero riscatto, l’emancipazione femminile, viene dal lavoro. Ecco perché la gente deve averlo, qualunque esso sia, perché dà la dignità».