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 2014  novembre 20 Giovedì calendario

I consiglieri di Renzi stanno studiando come uscire dall’euro. Jacque Sapir: «Sono molto pessimisti sull’avvenire del Paese. Stimano che, se non ci sarà quest’inverno un forte cambiamento della politica economica tedesca, l’Italia non avrà altra possibilità che uscire dalla moneta unica verso l’estate 2015»

Renzi sta pensando di far uscire l’Italia dall’euro nell’estate 2015? È evidente che si tratterebbe di una notizia clamorosa, destinata a cambiare radicalmente il futuro del nostro Paese e dell’intera Unione. A lanciarla è una fonte attendibile, l’economista francese Jacques Sapir, uno dei grandi sostenitori del no euro, che a inizio mese ha partecipato a un seminario in Italia organizzato dal Pd. Nell’occasione ha incontrato alcuni di quelli che lui definisce «consiglieri economici del governo Renzi» che gli hanno comunicato ciò che starebbe bollendo nella pentola di Palazzo Chigi. È lo stesso Sapir a raccontarlo sul suo blog: «I consiglieri economici di Renzi», scrive, «sono molto pessimisti sull’avvenire del Paese. Stimano che, se non ci sarà quest’inverno un forte cambiamento della politica economica tedesca, l’Italia non avrà altra possibilità che uscire dall’euro verso l’estate 2015». Non sappiamo chi siano i consiglieri economici (gufi?) che ha incontrato Sapir. E immaginiamo che da Palazzo Chigi si affretteranno a smentire rapidamente, perché l’uscita dall’euro magari la si prepara, ma di sicuro non la si annuncia con dieci mesi d’anticipo. Resta però il fatto che l’economista francese è un docente autorevole, riconosciuto a livello internazionale. Nel suo articolo intitolato «Se l’Italia esce dall’euro…», si preoccupa di analizzare le possibili conseguenze per gli altri Paesi di questa eventualità. Che evidentemente, dopo i colloqui con gli esponenti del Pd, ha avuto modo di considerare qualcosa più di un’eventualità. Che qualcosa si stia muovendo nel Pd sul fronte della moneta unica, del resto, è evidente. Se fino a qualche tempo fa, il partitone difendeva in modo compatto l’euro e ogni voce contraria era considerata come frutto di colpo di sole o improvvisa follia, ora si moltiplicano i segnali di apertura ai no euro. È nota la presa di posizione contro la moneta unica di Stefano Fassina, che ha fatto molto discutere nei giorni scorsi, così come ha fatto discutere la sua partecipazione e quella di Gianni Cuperlo al convegno organizzato l’8-9 novembre a Montesilvano (Pescara) dal grande guru dei no euro, il professor Alberto Bagnai. Ed è stato lo stesso Bagnai, in quell’occasione, a raccontare di essere stato invitato a seminari e incontri, rigorosamente riservati, con esponenti della sinistra di governo. Tutti della minoranza Pd? O c’è anche qualche renziano doc che comincia a studiare la pratica? Non sarebbe una novità. È noto che uno dei più ascoltati consiglieri economici di Renzi, già militante della Leopolda e oggi beneficiato con la poltrona nel consiglio d’amministrazione dell’Eni, è Luigi Zingales, autore di un libro molto scettico sulle possibilità dell’euro di poter continuare a vivere così come è messo ora. Bisognerebbe cambiare rotta, ha ripetuto Zingales a più riprese. Ma per cambiare rotta, ha spiegato in un articolo sul Sole 24 Ore lo scorso 21 agosto, occorrerebbe dare alla Bce «quegli elicotteri che non ha» e che nessuno vuole darle. Insomma: bisogna cambiare, ma non si riesce a farlo. E dunque…. Più o meno le cose che Sapir si è sentito dire a inizio mese durante il citato convegno con gli esponenti del Pd. La situazione pertanto è chiara. Ed è esattamente quella che i sostenitori del no euro, tanto sbertucciati fino a qualche mese fa, avevano previsto da tempo: il sistema così non regge. A ciò si aggiunga che: a) la trasformazione della Bce in una vera banca centrale (cioè dotata degli «elicotteri», secondo la metafora di Zingales) è impossibile perché per farla ci vorrebbe anche un’unione fiscale che i tedeschi non accetteranno mai; b) anche la svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro porterà pochi benefici all’economia italiana, dal momento che quest’ultima realizza il 64 per cento del suo export proprio nella zona euro. Quello che noi dobbiamo fare è diventare competitivi con gli altri Paesi dell’Unione. E dunque non ci sono molte altre strade percorribili: bisogna abbattere la moneta unica. Altrimenti si abbatterà presto da sola: l’arresto della crescita della Germania (notizia economica delle ultime settimane) è la dimostrazione che tutto procede, come previsto verso il crack finale, già anticipato da tutti gli esperti e anche da un rapporto di Mediobanca dell’anno scorso. L’Italia aspetterà quel momento? O si muoverà prima? Se Renzi stesse davvero preparando un’opzione del genere, beh, forse sarebbe la cosa più intelligente che sta facendo in questo momento. Bisogna vedere però se glielo lasciano fare. O anche solo studiare. Pure il semplice pensiero di uscire dall’euro, in effetti, come insegna la storia italiana recente, può essere assai pericoloso per chi siede a Palazzo Chigi…