Corriere della Sera, 20 novembre 2014
L’«immobiliare nera». Quel gruppo di circa duecento anarchici uniti contro gli sfratti e pronti alle occupazioni. I nuovi squatter milanesi
I poliziotti hanno sfondato il vetro della finestra. Dall’interno, un ragazzo lancia «lampade, pezzi di intonaco, latte (d’alluminio, ndr ) e altri oggetti contundenti». Mentre gli agenti stanno sfondando la porta, dal ballatoio del primo piano un altro scaglia «un termosifone elettrico contro gli operatori». Una volta dentro, lo squatter «oppone una forte resistenza», poi viene ammanettato.
Bisogna immaginare il panorama in cui si svolgono queste scene raccontate nei verbali di polizia. Villetta abbandonata (proprietà comunale), quartiere Corvetto, periferia sud di Milano. Sulla parete scrostata campeggia il murale di un grande corvo. Perché quel posto occupato ha un nome: «Corvaccio». Centro anarchico. Calato in uno dei quartieri milanesi in cui la battaglia per le case popolari s’è avvicinata al punto di frattura. Il «Corvaccio» è inserito in una rete che qualcuno chiama «immobiliare nera». Ala dura, oltranzista. Occupazioni abusive da difendere, alimentare, fomentare. Perché è su quella corda che sta esplodendo il conflitto sociale nelle periferie italiane. E, in questo conflitto, i neri stanno cercando di prendersi la scena. Tra Milano e provincia, non sono più di 180-200. Non lo ammettono, ma a temere le loro azioni sono anche alcuni centri sociali e antagonisti «classici».
Erano le 9 di martedì mattina, davanti al «Corvaccio» di Milano. Per quella scena c’è un prima: la settimana scorsa, stesso quartiere, assalto a una sede del Pd dove sono riuniti una ventina di anziani inquilini delle case popolari. Estintori sparati nella stanza. Urla. Donne che fuggono dalle finestre. Indagini dei carabinieri, perquisizioni, due denunce.
Nella storia dello sgombero del «Corvaccio», però, c’è anche un dopo: un presidio di protesta, che a sera si disperde in cortei improvvisati in centro, vetrine di banche spaccate, scontri con la polizia. Fino alla notte, ieri notte: una bomba carta esplode in una filiale dell’azienda milanese delle case popolari.
Il filo è unico. Protesta violenta. La guida questo gruppo che sta diventando una sorta di black bloc tra le periferie di Milano, quelle con 10 mila case vuote (perché non ci sono soldi per ristrutturarle) e oltre 1.200 nuove occupazioni in meno di due anni. Panorami scrostati di un malessere sociale ogni giorno più plumbeo.
Il «tema dell’abitare» è da un anno la frontiera dell’antagonismo italiano. Dal sindacalismo di base, ai centri sociali come il «Cantiere» che a San Siro (vicino allo stadio «Meazza») difendono le occupazioni, organizzano «colazioni sociali» e i «Tour di segnalazione delle case sfitte»: cortei nei quali giovani mascherati marchiano con grosse V le porte degli alloggi vuoti. In questo movimento, che è un’«immobiliare rossa», c’è però qualcuno preoccupato. Perché i «neri» stanno coagulando intorno a sé la rabbia sociale.
C’è una mappa di luoghi e legami. Torino, quartiere Barriera di Milano, presenza anarchica che avanza. E poi uno storico blocco milanese cresciuto in via dei Transiti, traversa di viale Monza, a Milano, e in movimento «sulla casa» verso Corvetto e Giambellino. E ancora, un nome: Telos, circolo anarchico di Saronno, sgomberato a settembre. Martedì il primo sostegno al «Corvaccio» è stato lanciato in Rete proprio dal Telos. Incitava: «Resistenza». E diceva: «3 compagni ( momo, inez, pasca ) in arresto».
Sono i 3 che lanciavano oggetti contro la polizia. Martino Gualzetti, precedenti di polizia per occupazioni, già arrestato nel 2009 per uno scontro con gli studenti ciellini all’Università Statale di Milano: una condanna in primo grado (2 anni) perché quella fu, dalle motivazioni del giudice, «un’azione preventivata, con tratti ritorsivo-dimostrativi contro gli avversari politici». E poi Pierloreto Fallanca, denunce per occupazioni anche lui, un arresto nel 2013 per resistenza e violenza a pubblico ufficiale (scontri dopo l’occupazione di una libreria, sempre alla Statale). Gli ultimi verbali di polizia raccontano la loro opposizione violenta durante lo sgombero del «Corvaccio», martedì mattina, ma il pm li ha scarcerati prima ancora dell’udienza in direttissima, sostenendo che «non risulta immediatamente percepibile l’effettiva gravità della condotta di “lancio” di oggetti» e considerando anche «la giovane età» e il fatto che siano incensurati.
Quell’ambiente di giovani è comunque in contatto con i vecchi. Proprio il centro anarchico «Telos» può vantare un incontro (di cui diffonde la trascrizione) con Alfredo Maria Bonanno, 77 anni, teorico dell’anarchismo insurrezionale. Titolo della «conferenza» del 23 giugno 2012: «Prospettive insurrezionali oggi».
Anziano e ancora attivo, nel 2009 Bonanno venne arrestato nella culla dell’anarchismo contemporaneo (la Grecia). Condannato e scarcerato per motivi d’età. Teorizza l’«organizzazione informale», che vuol dire piccoli gruppi, obiettivi temporanei, attacchi come fiammate. I giovani «neri» a Milano sembrano aver individuato il panorama ideale per questa strategia d’azione: i caseggiati cadenti delle periferia. Con le prospettive nere (queste nere davvero) del disagio sociale che dilaga.