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 2014  novembre 20 Giovedì calendario

Renzi pensa di andare al voto nel maggio 2015, probabilmente dopo avere fatto eleggere dal Parlamento attuale il successore di Napolitano. E Forza Italia sembra non volersi mettere di traverso: «Se non va alle urne il premier ha finito la sua storia politica, è chiarissimo a tutti noi. Per cui ci sarà l’election day e con ogni probabilità alle regionali e alle politiche si uniranno quelle per il Comune di Roma, sempre che il Pd ce la faccia a resistere fino ad allora». Parola di Mariarosaria Rossi

Erano da poco passate le quattro del pomeriggio di ieri, quando da un vicolo dietro piazza del Parlamento sbuca con passo svelto un ex parlamentare di Forza Italia, all’epoca piuttosto noto, oggi ancora più noto per la professione che fa: l’avvocato, uno dei primi avvocati di Italia, Maurizio Paniz. Lo conosco da molto tempo, è cortese come pochi uomini politici, e avendo una passioncella comune per la Juventus, appena ci si vede, di quello si parla subito. Poi si passa alla politica. È stato proprio mentre Paniz scuoteva la testa e raccontava della caduta rovinosa del suo partito, specie in quel Triveneto che ben conosce, che all’improvviso per strada è passato un macchinone scuro con una donna a bordo. Frenata, un po’ di retromarcia, e dall’Audi Q3 è scesa la senatrice Mariarosaria Rossi (l’auto è di sua proprietà), seguita da un body guard. Baci e abbracci con Paniz, e il discorso sulla politica è proseguito a tre voci. Anzi, due silenzi (quello di chi scrive e di Paniz) tesi a cogliere ogni sfumatura di quel che stava raccontando la senatrice. La Rossi non è una qualunque peone: è oggi forse la parlamentare più vicina a Berlusconi (e a Francesca Pascale), che l’ha voluta anche alla guida di FI, di cui lei è amministratore straordinario. Si stava chiacchierando di Renzi, della curva di popolarità del premier che sta per la prima volta scricchiolando, del dilemma che agita il Palazzo: elezioni anticipate nella prossima primavera o no? Ed è proprio la Rossi a sciogliere decisa ogni dubbio in proposito: «Certo che si voterà. Se non va alle urne Renzi ha finito la sua storia politica, è chiarissimo a tutti noi. Per cui ci sarà l’election day nel maggio 2015, e con ogni probabilità alle elezioni regionali e alle politiche si uniranno quelle per il Comune di Roma, sempre che il Pd ce la faccia a resistere fino ad allora». La Rossi prosegue la chiaccherata con Paniz raccontando tutta la sua indignazione per come stia governando la capitale Ignazio Marino, e si capisce come le debba essere poco simpatico il sindaco: «Ma lo sai», si sfoga, «che per mesi la sua principale preoccupazione era fare controllare tutte le auto intorno a Palazzo Grazioli per cercare di pizzicare una delle nostre fuori posto e appiopparci una multa?». I due parlottano poi di vicende più personali e si salutano affettuosamente. Dalla Rossi dunque è arrivata una sorta di notizia, sia pure priva di grandi dettagli: Renzi pensa di andare al voto nel maggio 2015, probabilmente dopo avere fatto eleggere dal Parlamento attuale il successore di Napolitano, e con una Forza Italia che se non proprio rassegnata, sembra non volersi mettere di traverso. Sarà un caso, ma mentre la Rossi disegnava quegli scenari, le agenzie battevano parole di Berlusconi da piena campagna elettorale, legate al No tax day lanciato da Forza Italia, con un invito ai pensionati a non disertare le urne, e una promessa loro rivolta: quando il centrodestra tornerà al governo, le pensioni minime verranno subito portate a mille euro netti al mese e le tasse sulla prima casa eliminate. Davvero Renzi ha questa tabella di marcia verso l’election day? E con quale legge elettorale, visto che al momento l’Italicum è ancora ai primi passi in Senato e in ogni caso varrebbe solo per la Camera? Proprio pochi minuti dopo l’incontro con la Rossi lo chiedo in Transatlantico a un renziano doc come Emanuele Fiano, oggi relatore alla Camera della riforma del Senato. Premette di non credere che a Palazzo Chigi si pensi ad elezioni anticipate, e questo è scontato per un fedelissimo del gruppo: se lo si pensa e magari anche lo si prepara, certo non lo si dice apertamente. Ma accadesse con quale legge si potrebbe votare? «Anche con due leggi diverse», spiega da tecnico Fiano, «e cioè con l’Italicum per la Camera e il Consultellum per il Senato. Ci sono autorevoli costituzionalisti che lo ritengono possibile». Altrimenti con il Consiltellum – e cioè con la legge esistente scritta dalla Corte Costituzionale – per entrambi i rami del Parlamento. «Anche se io credo davvero difficile», mette le mani avanti Fiano, «che possa sciogliere le Camere questo presidente della Repubblica. E ancora di più che possa farlo il successore come suo primo atto...».