la Repubblica, 20 novembre 2014
È nudo il progetto della legge elettorale dal momento che l’ex presidente della Corte Costituzionale Silvestri ha ricordato come l’Italicum, quando sarà approvata, dovrà essere applicabile anche al Senato. Ovvia la ragione: siamo tuttora in un regime bicamerale. Ma non potevano pensarci prima?
Come nella favola di Andersen, qualcuno ha detto che “il re è nudo”. In questo caso è nudo il progetto di riforma elettorale, dal momento che l’ex presidente della Corte Costituzionale, Silvestri, ha ricordato come la nuova legge, quando sarà approvata, dovrà essere applicabile anche al Senato. Ovvia la ragione: siamo tuttora in un regime bicamerale.
La materia è astrusa, ma siamo arrivati al punto in cui la propaganda deve lasciare il campo al realismo. Altrimenti, a furia di approssimazioni successive, si finisce nel classico vicolo cieco. Ed è merito di Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama e relatrice della legge di riforma, avere subito accolto il rilievo di Silvestri, ammettendo che si tratta di un aspetto che il Parlamento non può ignorare.
In sintesi, l’ipotesi di modello elettorale già approvato dalla Camera e ora in istruttoria al Senato (l’Italicum) è immaginato per un sistema monocamerale. Presuppone cioè che il Senato sia trasformato, perdendo il potere costituzionale di votare la fiducia ai governi e di approvare le leggi su un piede di parità con Montecitorio. Tuttavia questo è solo l’obiettivo del processo in corso: al momento il sistema resta saldamente bicamerale. Se, per esempio, si ponesse l’urgenza di sciogliere le Camere fra tre mesi, l’assemblea di Palazzo Madama dovrebbe essere rieletta tale e quale, poiché l’iter del disegno di legge costituzionale è lungi dall’essere concluso. Nel frattempo però potrebbe essere in vigore il nuovo Italicum monocamerale, come è nei voti di Renzi e di tutti coloro che premono per fare in fretta (peraltro la legge è stata a sua volta modificata con il premio di maggioranza al singolo partito e non più alla coalizione).
Cosa accadrebbe in quel caso? Un discreto pasticcio, fa sapere Silvestri. E Anna Finocchiaro riconosce che il problema esiste. Tant’è che occorre prevedere una leggina o un comma per estendere l’Italicum anche al Senato, finché quest’ultimo resta in piedi. Vero è che in tanti, compreso il presidente del Consiglio, hanno usato l’argomento dell’asimmetria fra Camera e Senato per rassicurare i dubbiosi e quanti temono le elezioni anticipate: vedete, non si può andare a votare perché la legge è fatta per un’Italia monocamerale e invece abbiamo ancora il Senato (almeno per un altro anno, forse un anno e mezzo).
Ma non è così. Lo scioglimento delle assemblee, tipica prerogativa del capo dello Stato, deve poter avvenire in ogni momento, se le circostanze lo consigliano. Quindi è la legge elettorale che si adeguerà alla Costituzione e non viceversa. Chi vuole un sistema monocamerale, ha solo da attendere con pazienza la riforma del Senato. Prima di allora la legge elettorale deve applicarsi immediatamente a entrambe le Camere. Ne derivano almeno due conseguenze.
La prima: non possono esistere ostacoli tecnici che frenano il ricorso alle elezioni. Se il Parlamento votasse una legge elettorale incongrua, è plausibile che il capo dello Stato (Napolitano o il suo successore) non la firmerebbe per manifesta incostituzionalità. In tal caso resterebbe in vigore il modello attuale, figlio della pronuncia della Consulta, che pure ha bisogno di un passaggio legislativo. D’altra parte, chi desiderasse votare in fretta, diciamo nel primo semestre del 2015, dovrà spiegare agli italiani come mai, dopo tanta retorica, il Senato è sempre lì, pronto per essere riconfermato. Seconda conseguenza: estendere l’Italicum a Palazzo Madama non è del tutto agevole. Ci sono differenze nelle due Camere che si rispecchiano anche nel metodo dell’elezione. Anche per questo i tempi della nuova legge sono destinati ad allungarsi, proiettandosi nel nuovo anno. «Occorre riflettere» dice la Finocchiaro e in tanti la pensano come lei.