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 2014  novembre 20 Giovedì calendario

C’è un problema con l’Italicum. Il presidente emerito della Consulta Gaetano Silvestri ha spiegato ieri ai senatori che «è impossibile andare a votare con una legge elettorale che valga solo per la Camera». E ha consigliato loro di inserire nel testo una riga, una clausola di salvaguardia. Un comma che, nel caso si vada alle urne prima dell’entrata in vigore della riforma costituzionale, estende al Senato le norme elettorali della Camera

Parte in salita l’esame dell’Italicum al Senato. Perché il presidente emerito della Consulta Gaetano Silvestri, che la presiedeva quando fu bocciato l’Italicum, ha spiegato ieri ai senatori che «è impossibile andare a votare con una legge elettorale che valga solo per la Camera». E ha consigliato loro di inserire nel testo una riga, una clausola di salvaguardia. Un comma che, nel caso si vada alle urne prima dell’entrata in vigore della riforma costituzionale, estende al Senato le norme elettorali della Camera. O, in alternativa, stabilisca che anche la Camera sia eletta con il Consultellum, il proporzionale puro con voto di preferenza, uscito dalla sentenza della Consulta. Per il semplice motivo, spiega il giurista, che «non possiamo avere due leggi elettorali schizofreniche: l’obiettivo della governabilità ne sarebbe gravemente compromesso».
Il problema esiste, ammette Anna Finocchiaro. «Serve una disciplina transitoria per il Senato. Ci dobbiamo ragionare», dice la presidente della Affari costituzionali. Inoltre Silvestri, dopo avere dato il via libera al premio di maggioranza al 40 per cento, ha detto no alle soglie di accesso. E questo fa pensare a molti a futuri motivi di ricorsi alla Consulta. Poche parole che bastano a rimettere in discussione, tempi e modi dell’approvazione della legge, a seminare dubbi e ripensamenti sulle tattiche parlamentari. In primo luogo a Palazzo Chigi.
Gli alleati del premier si erano, infatti, acconciati a votare l’Italicum in fretta dopo l’assicurazione che non si voterà prima dell’approvazione della riforma del Senato. Una sorta di polizza sulla vita della legislatura contro le supposte voglie del premier di andare al voto anticipato. Ora, inserire le clausole proposte da Silvestri, rimettono in gioco proprio il voto anticipato e provocano il panico nei cespugli della maggioranza.
Così, si ammette nei vertici del Pd, «se inseriamo le norme per il Senato, rischiamo che la legge si impantani». A maggior ragione se i senatori accogliessero un altro suggerimento arrivato ieri dal professore Sandro Staiano: usare come clausola di salvaguardia il Mattarellum. E così nel governo si insinua anche un altro timore: troppe critiche e Napolitano potrebbe rinviare la legge alle Camere. La palla adesso torna comunque nel campo della minoranza del Pd. Erano stati proprio gli oppositori di Renzi a fare inserire a Montecitorio, con l’appoggio di Forza Italia e Sel, l’applicazione della nuova legge solo alla Camera. Per frenare le voglie elettorali di Renzi. Che fa- ranno adesso?
Nel frattempo non mancano altri problemi. Lunedì di fronte ai senatori è intervenuto anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano, accompagnato da un alto funzionario del Viminale: Fabrizio Orano. In pochi minuti il responsabile dell’Ufficio pianificazione ha elencato tutta una serie di “buchi” presenti nel testo approvato alla Camera. Avendo il buon gusto di chiamarli ora «mera dimenticanza» ora «errore materiale».
Il problema più grosso è il ridisegno dei collegi elettorali. Un tema ripreso anche da Alfano che ha spiegato che i 45 giorni previsti dall’attuale testo per il varo dei collegi «sono un termine esiguo». Il ministro dell’Interno ha così ricordato che nel 1994 l’operazione fu portata a termine in cinque mesi. Alfano ha poi espresso il suo favore per il ritorno alle preferenze, le soglie basse e le candidature plurime.