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 2014  novembre 18 Martedì calendario

Abusivi all’assalto. Sulle forze dell’ordine piovono sassi, pietre, mattoni e anche estintori

«Ma lascia stare, mettiti in malattia. Vattene...». L’operaio della ditta di traslochi aziona l’autoscala nel cortile del civico 71 di via Vespri Siciliani, al Giambellino, ex quartiere operaio: balconi pericolanti, appartamenti occupati anche da quindici anni e un senso di appartenenza a un angolo storico di Milano ormai affievolito, schiacciato dal degrado, dalla rabbia, da un’integrazione complicata. Una trentina tra carabinieri e poliziotti sono qui per sgomberare da un appartamento una 30enne, italiana, mamma di due bimbi, abusiva da mesi. Dalle finestre tre residenti vedono le forze dell’ordine entrare nel cortile in tenuta anti-sommossa. Scendono, corrono per le scale, chiamano rinforzi. Ordinano all’operaio di fermarsi. Partono gli insulti. È guerriglia. 
Agli abitanti, in maggioranza regolari e soprattutto donne, si aggiungono una ventina di ragazzi «antagonisti». Lanciano sassi, pietre, mattoni, estintori. La risposta è affidata alle cariche e a sei lacrimogeni. Alla fine sgombero effettuato, cinque carabinieri e due poliziotti contusi, un manifestante con ferite ampie sul capo («Mi hanno picchiato per tre volte con il manganello») e tre residenti fermati. 
Una mattinata di tensioni, difficile anche per agenti e militari. Una vigilia minacciosa: da oggi con la (probabile) firma del protocollo in Prefettura nascerà il «modello Milano» per l’emergenza delle case popolari. Coordinati dal prefetto Francesco Paolo Tronca, attorno al tavolo si rivedranno Comune, Regione, Aler (l’Azienda lombarda per l’edilizia residenziale), il questore Luigi Savina e il comandante provinciale dei carabinieri, generale Maurizio Stefanizzi. A ieri sera c’erano ancora due nodi da risolvere: ma sul primo, la gestione della cabina di regia operativa, che verrà affidata alla polizia locale, sembrano esserci marginali dubbi; più difficile colmare la distanza sul fronte dell’assistenza sociale. Gli sgomberati, a maggior ragione quando ci sono minorenni, debbono essere trasferiti in una struttura d’accoglienza. Il Comune avrebbe trovato figure e denaro per offrire una «copertura» adeguata che però non basta.
Il «modello Milano» prevede naturalmente anche gli sgomberi. Cinque, sei a settimana. Non sarà l’unica strada. L’emergenza abitativa è complicata: 18 mila sfratti esecutivi, 22 mila in lista d’attesa per un alloggio dell’Aler, 7 mila alloggi sfitti. Poi, come documentato dall’inchiesta del Corriere, ci sono le occupazioni: 1.500 negli ultimi due anni. Senza scordare il dinamismo degli «antagonisti» che soffiano sul malessere. E senza scordare che tra un anno e mezzo Milano sceglierà il nuovo sindaco: nelle case popolari abitano e votano 100 mila persone.