Corriere della Sera, 18 novembre 2014
Le donne degli sgomberi. Dalla regina nera della Barona alla «zarina» dello Stadera. Ci sono quelle cattive, quelle ribelli – come quelle italiane, che ieri sono scese in cortile per impedire lo sgombero di un’abusiva – ma anche vittime: il racket si serve di loro e le spegne lentamente
La «regina nera» della Barona, dicono in quartiere, abusa dell’autogestione della quale è presidente e governa la mappa degli appartamenti sfitti come un piccolo impero. La «zarina» dello Stadera, scrivono i fascicoli dei commissariati di polizia, batte tutti i record di occupazioni e custodisce le armi della malavita. Le «furie» del Corvetto, raccontano i verbali di perquisizione, in casa avrebbero fatto sparire ogni traccia dell’assalto squadrista, una settimana fa, contro un circolo del Partito democratico affollato di anziani.
Soprannomi. Periferie. Cronache di battaglia. E donne. Donne cattive. Oppure ribelli come quelle, italiane, che ieri sono scese in cortile per impedire lo sgombero di un’altra italiana, abusiva. Ma anche, in maggioranza, donne vittime: il racket si serve di loro e le spegne lentamente. Divelti i lastroni agli ingressi degli appartamenti sfitti, i primi inquilini che entrano per abitarci o per «prenotare» lo spazio sono per lo più mamme con figli, meglio se piccoli.
E in tanti, troppi caseggiati ci sono anziane vedove, sole, malate, a capo di comitati di inquilini, che inseguono abusivi, puliscono gli androni dagli escrementi umani, riparano lampadine, escono di notte, e che chiedono nel silenzio e nel vuoto: «Noi siamo delle belve, noi ci buttiamo in cortile. Ma non è giusto. Per quale motivo dobbiamo farlo noi?».
In via Vespri Siciliani sono state due donne, dopo aver perso lo scontro con le forze dell’ordine capaci di effettuare lo sgombero, a uscire in strada, sotto la pioggia. Per radunare gente. Urlare. Partire. I poliziotti con gli scudi allineati e loro a sputare veleno e insulti. Un dito medio. Un invito, una sfida: «Sbirro togliti l’armatura». Hanno puntato i binari dei tram. E hanno bloccato la circolazione. Già che c’erano, hanno bloccato la strada.
Se gli automobilisti protestavano, rimediavano minacce. C’è però una domanda che fa innervosire queste donne, che le porta a spazientirsi: se l’abusiva fosse stata un’egiziana, una rom romena, voi come vi sareste comportate? Giurano che qui non è una cosa di nazionalità. Che bianchi e neri è uguale. Qui, spiega una ragazza (il piglio da dura, gli uomini accanto che non osano contraddirla), il problema è che «ci hanno presi in giro». Al Giambellino «ci sono abusivi decennali che invano hanno chiesto di venir regolarizzati e pagherebbero come gli altri».
Forse si fa fatica a scorgere la linea, peraltro sottile, che separa l’illegalità dalla disperazione. Si fa fatica anche perché, adesso, con una presenza e un dinamismo rari, gli «antagonisti» soffiano sulla rabbia. Hanno alzato il livello come ha detto il procuratore aggiunto dell’Antiterrorismo Maurizio Romanelli, a capo dell’inchiesta sull’assalto al circolo del Pd. Di ieri la notizia delle «furie» indagate. Di 24 e 28 anni, hanno precedenti per azioni eversive. All’appello mancano tre, forse quattro complici ai quali il Nucleo informativo dei carabinieri dà la caccia.
Le ragazze farebbero parte della rete anarchica che molto sta «investendo» sull’emergenza delle case popolari. Uno degli avvocati dice che nell’appartamento dell’assistita gli investigatori cercavano armi, vestiti e vernici del blitz ma hanno «trovato solo un computer».
Le due sarebbero però state riconosciute da alcuni anziani (abitano proprio al Corvetto) e inquadrate dalle telecamere in strada mentre fuggivano. Chi sono i restanti componenti della banda? Altre donne? Nelle periferie c’è un crescente e drammatico fronte comune. Autogestione. Autodifesa. In via Vespri Siciliani nessuna vuol svelare dove sia finita la mamma allontanata da poliziotti e carabinieri. Eppure, chissà se per caso oppure volutamente, trapelano certe sue frasi, certe sue promesse. Si cercherà un nuovo appartamento sfitto, fanno sapere. Tanto nei quartieri ce ne sono settemila, di alloggi vuoti. E prima o poi, per sé e per i suoi figli, se ne prenderà uno. Al buio, senza gabinetto, senz’acqua, con le finestre murate. Ma suo.