il Fatto Quotidiano, 18 novembre 2014
Il dissesto idro-geologico italiano è colpa anche dei condoni: in trent’anni due milioni di richieste accolte. Dal 1985 la politica perdona gli abusi edilizi che violentano il territorio, l’ultima volta nel 2014
L’Italia non sarebbe così sfasciata e fragile se negli ultimi trent’anni non si fosse coalizzata una santa alleanza dell’abuso edilizio che coinvolge tutti. Dai cittadini che alla meno peggio si sono tirati su la casetta, alle imprese del mattone che hanno fatto spuntare come funghi villaggi in riva al mare e interi quartieri fuori legge, fino ai sindaci e assessori, certi che con il pugno duro si sarebbero scavati la fossa, elettoralmente parlando. Ma siccome come dicono a Napoli “o pesce fete da’ capa”, il pesce puzza dalla testa, la scriteriata propensione nazionale al cemento selvaggio non si sarebbe trasformata in una catastrofe epocale, se non fosse stata tollerata, anzi, incentivata dai governi in cambio di consensi a buon mercato.
Il lasciapassare dello scempio si chiama condono, uno stratagemma sconosciuto fuori dai confini nazionali. Dalla metà degli anni Ottanta del secolo passato fino al 2003 in Italia ne sono stati approvati tre di condoni edilizi, con una cadenza di un decennio l’uno dall’altro. E non è finita perché similcondoni o condoni mascherati sono in cottura e ai fornelli spignattano politici di destra, centro e sinistra. Laura Biffi di Legambiente ha contato 22 tentativi legislativi dal 2010 al 2014 per salvare le case abusive. L’ultimo, il decreto Falanga, da Ciro Falanga, senatore Forza Italia di Torre Annunziata, è passato 9 mesi fa a Palazzo Madama con 189 voti e appena 61 no grazie alle larghe intese. Nel 2009, Berlusconi imperante, con i Piani casa fu concesso dal governo alle Regioni addirittura una specie di condono preventivo, con un regalo del 20 per cento di cubatura a chi avesse voluto allargare l’abitazione. Un cavallo di Troia usato da alcune regioni per permettere interventi para abusivi su larga scala.
Il primo condono, quello che aprì un’era, risale al 1985, ed è a doppia firma: Bettino Craxi, socialista e capo del governo, e Franco Nicolazzi, socialdemocratico, ministro. Entrambi poi spazzati via da Mani pulite. Fu un successo clamoroso e velenoso: le richieste di sanatoria furono più di 1 milione e 500 mila. L’adesione fu così massiccia che per reggere l’ondata gli uffici tecnici comunali assunsero personale apposito, gente che ancora oggi sta dietro quelle pratiche perché dopo 29 anni e dopo altre due sanatorie restano in attesa di valutazione 844 mila domande, quelle alle quali i sindaci non hanno saputo o voluto dire sì o no.
A quei tempi c’era ancora il Partito comunista che un po’ d’opposizione parlamentare la fece, anche se pure a sinistra ci andavano con i piedi di piombo, tutti presi dalla teoria giustificazionista (e in larga misura infondata) dell’abusivismo di necessità dei poveri cristi che non sembrava giusto punire con severità. Dopo ogni condono i politici hanno sempre giurato che sarebbe stato l’ultimo. Di motivi per vergognarsi ne avevano a iosa perché le sanatorie sono una bomba contro la bella Italia e un’ingiustizia che premia i furbi.
Dopo 10 anni a impugnare di nuovo la bandiera corsara dell’abusivismo fu Silvio Berlusconi, l’inventore della popolare teoria “ognuno è padrone a casa propria”. Il primo condono di Berlusconi è del 1994, raccolse solo, si fa per dire, 312 mila richieste di sanatoria (leggi anche: voti) e fu proseguito in parte dal governo Prodi. Berlusconi 10 anni dopo fece il bis e ottenne altre 214 mila richieste. Dal 1985 a oggi le domande di sanatoria sono oltre due milioni; quelle respinte appena 27 mila, con una bocciatura in media ogni 74 casi. Così, tanto per dare un po’ di fumo negli occhi.
In attesa del prossimo colpo di spugna, chi può continua a costruire illegalmente. Uno studio del Cresme, il centro di ricerche sull’edilizia, ha accertato che l’anno passato i nuovi immobili illegali sono stati 26 mila. Che si sono aggiunti allo stock edilizio di quelle costruzioni così fuori da ogni grazia di dio che i proprietari manco hanno provato a condonarle. Nel 2010 l’Agenzia del territorio le censì scoprendo una metropoli fantasma e diffusa di 1 milione e 200 mila immobili.