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 2014  novembre 18 Martedì calendario

Due inglesi, due francesi e forse un tedesco. I boia del Califfo, che hanno decapitato Peter Kassig, sono europei. Al Baghdadi li usa per fare propaganda e colpire la coalizione

La Stampa,

Due inglesi, due francesi e forse anche un tedesco: sono europei i protagonisti del plotone di boia dello Stato Islamico (Isis) nel video sulla decapitazione dell’ostaggio Peter Kassig e ciò rivela la decisione del Califfo Ibrahim di dare più visibilità, nelle azioni militari e di propaganda, alle brigate dello Stato Islamico composte da volontari del Vecchio Continente. 
I due britannici ripresi mentre decapitano soldati siriani sono «Jihadi John» e Nasser Muthana. Il primo è il killer di cinque ostaggi occidentali e, secondo il «Daily Telegraph», si tratta di Abdel Majed Abdel Bary, 23 anni, un ex rapper che venne ripreso da una tv australiana a Londra nel 2011 durante i gravi scontri nel quartiere di Tottenham. A identificare Nasser Muthana, 20 anni, è stato invece il padre da Cardiff, in Galles, dove la famiglia vive e ha assistito prima alla sua partenza per la Siria e poi a quella del fratello minore, Aseel di 17 anni, che lo ha seguito in febbraio. Nasser è apparso in un video online assieme a un jihadista di Aberdeen mentre chiede ad altri anglomusulmani di unirsi a Isis. E il fratello Aseel, in un’intervista a «Week In Week Out» ha detto: «Non mi pento di essere partito, voglio morire, solo Allah conosce la verità dietro le parole». I due fratelli si dicono a favore della «sharia al 100 per cento» e raccontano di aver incontrato altri jihadisti britannici. Il padre, Ahmed Muthana, ha riconosciuto il figlio guardando le immagini del video, commentando al «Daily Mail» «è fuori di mente». Ma poi ha cambiato opinione, dichiarando alla tv «Bbc» che «non si tratta di mio figlio ma gli somiglia molto». 
Il francese identificato dal ministro degli Interni di Parigi è Maxime Hauchard, nato cattolico nel piccolo comune di Bosc-Roger-en-Roumois in Normandia e convertitosi all’Islam scegliendo il nome di Abu Abdallah Al Faransi. Il ministro Bernard Cazeneuve ha detto che Hauchard ha 22 anni ed è arrivato in Siria nel 2013 dopo aver passato l’anno precedente in Mauritania, dove si disse «scontento» dello «scarso estremismo» trovato fra i jihadisti. Parigi sta conducendo «ulteriori verifiche» per arrivare a identificare un secondo francese fra i boia di Isis, che includerebbero anche un tedesco. 
Si tratta di individui delle «brigate europee» che, secondo l’esperto di anti-terrorismo Lorenzo Vidino, sono «divise per lingue con unità francofone, anglofone, tedesche e olandesi-fiamminghe». Il jihadista francese Abu Shaheed, che appartiene a queste unità denominate «Katiba», ha parlato di «cinque o sei brigate combattenti composte di francesi e belgi valloni, appartenenti alla seconda o terza generazione di immigrati, oppure convertiti all’Islam». L’inquadramento per «brigate linguistiche» nasce, continua Vidino citando l’esempio fiammingo, per necessità «perché il reclutamento avviene online o attraverso persone che si conoscono e quando arrivano in Siria o Iraq combattono assieme». Per Gilles de Kerchove, capo dell’anti-terrorismo Ue, il numero degli europei inquadrati nella «Katiba» del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi si aggira sui 3000 ovvero circa il 10 per cento dei miliziani di Isis. «Finora al-Baghdadi aveva adoperato queste unità in operazioni militari, anche ad Aleppo, ma il video diffuso per la decapitazione di Kassig dimostra che adesso vuole sfruttarli a fini di propaganda», osserva Charlie Winter, analista di Isis alla «Quilliam Foundation» di Londra, secondo cui l’intento è «dimostrare che musulmani provenienti da ogni Paese si battono a fianco dei fratelli siriani ed iracheni» sperando così di moltiplicare le reclute e di accrescere la minaccia contro i Paesi della coalizione guidata dagli Usa. Da qui lo scenario di un Califfo intenzionato a impegnarsi in una «campagna d’Europa» giovandosi dell’alleanza siglata con Al-Nusra, emanazione diretta di Al Qaeda, a cui appartiene il misterioso gruppo Khorasan.
Maurizio Molinari

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Corriere della Sera,
«Porterò la carneficina nelle strade del Regno Unito». La minaccia che «Jihadi John» lancia nel video della decapitazione di Peter Kassig costringe David Cameron a riunire il comitato Cobra, i vertici dell’intelligence e della sicurezza interna, per monitorare lo stato di allerta e per provare a identificare i macellai dell’Isis: sull’esempio dell’esecuzione a colpi di machete del soldato Lee Rigby (22 maggio 2013) ci sarebbe un piano per ammazzare in strada i poliziotti. 
Nonostante le misure già prese, il numero dei giovani radicalizzati dall’Isis è aumentato e si sono moltiplicati gli account su Twitter dei militanti britannici del Califfato: alcuni sono partiti (26 morti), i fiancheggiatori sono rimasti in terra inglese e gallese. 
L’ultima registrazione, quella della esecuzione dell’ostaggio statunitense e dei quindici soldati siriani, è stata esaminata dai servizi segreti britannici assieme ai colleghi americani ed europei. I contenuti del video, al di là della teatrale ferocia, contengono alcuni nuovi messaggi. Proselitismo e sfida. 
A differenza delle precedenti decapitazioni, viene dichiarato dove l’Isis esegue queste condanne a morte: a Dabiq, una piccola città nel nord della Siria che ha un grande valore simbolico per il fanatismo islamico perché è qui che avverrebbe, secondo le parole Profeta, lo scontro finale fra musulmani e romani (gli infedeli). Poi, i boia, ad eccezione di «Jihadi John», appaiono a viso scoperto. Un segnale di forza. Infine, nello squadrone degli assassini sono presenti jihadisti di diverse nazionalità. Come dire che la guerra è globale. «Jihadi John», nel video, è in mezzo al gruppo, vestito di nero, il capo. L’intelligence sa chi è. I sospetti cadono sul rapper ventitreenne Abdel Majer Abdel Mary, del quale ieri è stato mandato in onda il filmato che lo ritrae mentre parla invasato, durante le rivolte londinesi del 2011. Ma attorno a «Jihadi John» chi sono gli altri quindici boia? 
Il ministro dell’interno di Parigi conferma «con altissima probabilità» che uno è il francese Maxime Hauchard, classe 1992, dell’Alta Normandia. Fuggì nel 2012 in Mauritania e da lì in Siria nel 2013, dove intervistato da Bfm Tv proclamò: «L’obiettivo è il martirio». 
Vicino a Maxime Hauchard ci sono un secondo francese (del quale non è stato fornito il nome) e, forse, un giovane britannico. Il tabloid inglese Daily Mail lo ha identificato in Nasser Muthana di Cardiff, ventenne studente di medicina. Suo padre all’inizio ha confermato. Più tardi ha smentito: «Mio figlio ha il naso diverso». E, ha aggiunto alla Bbc , «Nasser meriterebbe di essere giustiziato, se davvero fosse lui». Era già comparso in un video di reclutamento. Poi il silenzio. 
Fabio Cavalera