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 2014  novembre 18 Martedì calendario

Il doppio compito (quasi impossibile) di Mario Draghi: domare i mercati e la Bundesbank. Il presidente della Bce è impegnato in un’operazione che i tedeschi vogliono evitare: generare, e poi gestire, l’aspettativa che in un momento non lontano l’Eurotower possa davvero comprare titoli di Stato a tappeto. E c’è poi il problema della Corte giustizia europea

C’è una partita aperta in questi mesi, giocata sottotraccia, che aiuta a spiegare l’azione di Mario Draghi. Da tempo, di fronte alla contrarietà della Bundesbank e di parte del governo tedesco, il presidente della Bce è impegnato in un’operazione fra le più complesse: generare, e poi gestire, l’aspettativa che in un momento non lontano l’Eurotower possa davvero comprare titoli di Stato a tappeto. Nel frattempo, alla Corte di giustizia europea va in scena una trama più sottile sui destini della banca centrale.
In agosto, i giudici comunitari del Lussemburgo hanno fatto sapere che decideranno nella prima metà del prossimo anno. Sul loro tavolo, si trova da tempo un’interrogazione della Corte costituzionale tedesca. I magistrati di Karlsruhe hanno stipulato un anno fa che, per quanto li riguarda, il cosiddetto “bazooka” della Bce è illegale. La promessa di Draghi che nel 2012 spense l’incendio degli spread – acquistare titoli di Stato, potenzialmente all’infinito, in cambio di riforme guidate dalla troika – alla Corte tedesca suona come inaccettabile. Contro di essa, pesa un ricorso di decine di migliaia di cittadini in Germania. Karlsruhe però ha accettato di rimettersi alla Corte europea e ne aspetta il parere entro giugno, forse anche prima. Probabile che Lussemburgo dia invece il via libera a Draghi e alla rete di sicurezza che da allora ha sedato le tensioni sui mercati. La sfida però non finirebbe lì. Un’ipotesi concreta è che, a quel punto. la Corte tedesca sfoderi un’altra delle sue sorprese: accetti il dispositivo della Bce per l’area euro, ma ingiunga alla Bundesbank di non partecipare. Di fronte a tanta ostinazione, che a Karlsruhe decisamente non manca, non è trascurabile il rischio che il “bazooka” della Bce perda il grosso delle munizioni. Se Draghi non gioca d’anticipo, nel 2015 o nel 2016 l’Europa e l’Italia rischiano di trovarsi senza l’ombrello che le ha protette in questi ultimi anni. La partita di scacchi della Bce va letta anche così. Draghi per primo capisce da almeno un anno che l’area euro ha bisogno di ciò che la Federal Reserve, la Bank of Japan e la Bank of England hanno già fatto: creare moneta per (almeno) mille miliardi di euro e acquistare sul mercato titoli, anche pubblici, per immettere il denaro nel sistema e allentare così la morsa della deflazione. Ne va del futuro dell’euro. Quando la dinamica dei prezzi viaggia a zero, o al di sotto, i debiti dello Stato e dei privati salgono sempre di più in proporzione al reddito per il solo effetto degli interessi. Una spirale del genere, se proseguisse, sarebbe in grado di portare molti debitori all’insolvenza e di mettere la moneta unica spalle al muro.
Draghi ha dunque una doppia missione. Nell’immediato, cerca di suscitare e poi alimentare nel mercato l’attesa che la Bce comprerà quei titoli di Stato. In realtà niente è ancora deciso, non contro la Bundesbank e senza l’assenso (implicito) del governo tedesco. Ma già ora il semplice dubbio che l’intervento dell’Eurotower possa davvero arrivare evita fughe degli investitori, anche se Karlsruhe tra pochi mesi dovesse portare fino in fondo la sua sfida alla Bce. Nessuno vuole vendere l’Italia o la Spagna, se sospetta che un giorno la Bce all’improvviso possa muoversi contro di lui. Come nel 2012, Draghi si sta dimostrando insuperabile nel capire la psicologia degli investitori e agire di su essa. Poi però per lui può arrivare il momento della seconda missione, la più difficile: passare ai fatti, cioè agli acquisti di titoli (anche) di Paesi fragili come Italia, Spagna, Portogallo o Grecia. Potrebbe diventare necessario per salvare l’area euro dalla semi-deflazione e il Sud Europa dagli scenari peggiori. Quanto a questo però, in Germania non è contraria solo la Bundesbank: anche Wolfgang Schaeuble, il ministro delle Finanze, pensa che ciò sarebbe illegale. La banca centrale tedesca ha pochi alleati nell’Eurotower e in teoria potrebbe essere messa in minoranza. Ma in voti anche a Francoforte si pesano, perché in gioco c’è la legittimità della Bce nel Paese più grande. Draghi avrebbe bisogno di tutto il sostegno di Angela Merkel. Non sarà facile arrivare agli interventi sui titoli di Stato, prima che la cancelliera sia presa dal timore di passare alla storia nel modo sbagliato: come la leader che uccise l’euro.