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 2014  novembre 18 Martedì calendario

A più di trent’anni dal padre Ralph di Uccelli di rovo, Richard Chamberlain torna a Broadway in abito talare: «Ho fatto il sacerdote ovunque, è il mio destino. L’ultimo, padre Ferrin, nell’Esorcista diretto due anni fa da John Doyle alla Geffen Playhouse di Los Angeles. I sacerdoti, del resto, sono esseri umani come tutti gli altri»

Quindici anni dopo il suo ultimo debutto a Broadway (in 1998 The sound of music ) e a più di trenta dal fascinoso padre Ralph de Bricassart di «Uccelli di Rovo», la miniserie tv del 1983 che lo proiettò nell’Olimpo dei belli di Hollywood, Richard Chamberlain torna a Broadway. In abito talare.
A 80 anni suonati (ma con il viso levigato di un giovanotto: merito, dice lui, «di tanta ginnastica facciale e buoni geni: ma niente ritocchi!»), l’ex prete pazzo di Rachel Ward nella serie che sbancò gli ascolti (con picchi di oltre 13 milioni di telespettatori) rimette la tonaca in Sticks and Bones, dramma del 1971 di David Rabe che racconta il ritorno a casa dal Vietnam di un giovanissimo reduce di guerra. Nessuno sa come prenderlo. Nè i genitori (Bill Pullman e Holly Hunter) né padre Donald, il prete di famiglia. Chamberlain, appunto. Che del sul personaggio dice: «È un bigotto. Non lo vorrei come mio sacerdote».
Eppure l’abito da religioso sembra una costante nella carriera della star che, oggi, «si gode la vita alle Hawaii» (parole sue) con il compagno, il produttore e regista Martin Rabbett. Chamberlain ha rivelato di essere omosessuale all’età di 69 anni, «quando ormai non ero più un sex symbol, un eroe romantico» ha scritto nella sua autobiografia Shattered Dreams (2003). «Sono cresciuto in anni in cui essere gay semplicemente non era un’opzione» ha confessato. Finendo così, ha dichiarato dopo il coming out, «per passare gran parte della mia vita fingendo di essere qualcuno che non ero. Non è stato facile».
In ogni caso l’orientamento sessuale non ha influito sui ruoli che gli sono stati affidati al cinema, in tv e a teatro. Tra i quali, in almeno cinque occasioni, c’è stato appunto quello del sacerdote. «Sono stato prete a destra e a manca – ha detto l’attore a Theatermania.com —. L’ultimo, padre Ferrin, nell’ Esorcista diretto due anni fa da John Doyle alla Geffen Playhouse di Los Angeles. I sacerdoti, del resto – ha sottolineato —, sono esseri umani come tutti gli altri».
Sarà, ma il «re delle miniserie tv», come era stato soprannominato dopo il successo di «Dottor Kildare» (1961-1966) – al medico le fan indirizzavano qualcosa come 12 mila lettere alla settimana – e «Shogun» (1980) – in cui interpretava un samurai —, deve soprattutto a padre Ralph di «Uccelli di Rovo» fama e successo. Non è stanco di indossare l’abito talare? «Più che il ruolo, a stancarmi è l’età. Avere 80 anni è diverso da averne 70. In una delle ultime interviste, Paul Newman alla domanda “Perché non sta lavorando?” rispose: “Colpa della memoria”. Per me è lo stesso. Ricordo ancora le battute, ma devo lavorarci di più».