Il Messaggero, 18 novembre 2014
Gli animalisti insorgono per gli scarafaggi cyborg comandati a distanza. Obiettivo della ricerca sarebbe «pilotarli» durante le operazioni di soccorso su luoghi di terremoti o catastrofi naturali perché possano a loro volta guidare i soccorritori verso i sopravvissuti
Scarafaggi cyborg comandati a distanza per andare a «caccia» di vite umane. Non è uno scenario apocalittico da fantascienza, ma l’ultima frontiera in materia di interventi di salvataggio. I ricercatori dell’Integrated Bionic MicroSystem Laboratory della North Carolina State University, con la guida di Alper Bozkurt, professione di ingegneria elettrica, hanno sviluppato un sistema in grado di trasformare gli scarafaggi in biobots, ossia robot viventi. Obiettivo sarebbe «pilotarli» durante le operazioni di soccorso su luoghi di terremoti o catastrofi naturali perché possano a loro volta guidare i soccorritori verso i sopravvissuti. Il sistema è apparentemente semplice. Agli insetti vengono impiantati sul dorso due modelli diversi di dispositivi: uno per captare i suoni e trasmettere i dati, l’altro capace di individuare la fonte del rumore grazie a tre microfoni direzionali. Dunque, i biobots devono lavorare in coppia, in realtà a sciami – con connessione wireless per incrociare i dati – in modo da individuare presenze e localizzarle.
GLI ESPERIMENTI
Perlopiù, per gli esperimenti, si usano femmine, già abituate a portare il peso delle uova. Nessun rischio di fuga. Gli insetti sono pilotati tramite le loro stesse antenne, nelle quali sono inseriti elettrodi. I movimenti dei biobots, inoltre, si svolgono in un reticolato invisibile, in modo che non escano dall’area prevista. Ciò potrebbe garantire ai soccorsi una sorta di mappatura chiara e nel dettaglio della situazione su cui intervenire, riducendo i tempi di azione. Nessun problema per l’alimentazione. Lo stesso sistema porta i mini-cyborg ad avvicinarsi alle fonti di luce per ricaricare i pannelli solari nei dispositivi.
LE BATTERIE
Il bio-esercito sembra aver conquistato l’attenzione di ricercatori e settori per le infinite applicazioni e i costi bassi. Gli scienziati della Tokyo University of Agriculture and Technology hanno presentato una «cella a biocarburante» per costruire una sorta di batteria a lunga durata per insetti cyborg. E gli scarafaggi sembrano solo il primo di una potenzialmente infinita serie di esseri tecnologicamente modificabili. Esperimenti sono già stati condotti sulle api per seguirne i movimenti e sulle falene per pilotarle in progetti di rilevazione ambientale. La forza dei biobots più che nelle dimensioni sarebbe proprio nella vita, secondo i ricercatori, che rende l’artificiale realmente intelligente. Gli scarafaggi possono provare timore e scappare in caso di pericolo, cosa che i robot non farebbero. Se pressoché illimitata è la potenzialità di esseri viventi da modificare, ancora di più lo sono gli usi. Oggi si parla di salvataggio ma lo scorso anno, insetti pilotati erano protagonisti della App Roboroach, che permetteva di guidare con lo smartphone uno scarafaggio. Il “gioco” è stato ritirato dal mercato per le proteste dell’associazione Peta che ha denunciato i produttori per maltrattamento di animali.
LE PROTESTE
A preoccupare ora è il nuovo progetto. «La robotica ha fatto passi da gigante, ma l’uomo torna sempre a sfruttare gli animali – dice Walter Caporale, presidente Animalisti Italiani – Lo scenario è inquietante e sembra solo agli inizi. Il sistema fa prendere possesso fisico di un altro essere vivente. Nessuno è contro evoluzione o scienza, ma il futuro non può passare da qui, né dal punto di vista etico, né in termini di sviluppo». I ricercatori del North Carolina assicurano che gli scarafaggi non sentono alcun dolore in questi interventi. Non sono robot, però.