La Stampa, 18 novembre 2014
I superpoteri della maternità: «Chi è mamma diventa più facilmente leader in ufficio. Crescere un figlio è come creare e dirigere una start-up». Lo dice la scienza
Wonder Woman esiste ed è una mamma. Non ha gli stivaletti, né il diadema con la stella. Usa i superpoteri ma non sa di averli. E ci voleva la ricerca pubblicata da «Inside Women’s Power» (interviste a 60 donne leader) perché la maternità, oltre che uno stop alla carriera e una gioiosa esperienza sul piano personale venisse valutata in un‘ottica diversa. Nientedimeno che una palestra di leadership. Su questa idea hanno lavorato in due. Andrea Vitullo (ex manager, executive coach di «Inspire», collabora con l’Università di Venezia e insegna mindfulness) e Riccarda Zezza fondatrice di «Piano C: il lavoro incontra le donne» che propone nuovi modelli organizzativi. Insieme hanno costruito il progetto Maam (Maternity as a master) che ribalta tutti gli stereotipi. Quello materno è un supercervello. Secondo Kelly Lambert, studiosa del Randolph-Macon College in Virginia «i potenziamenti a livello cerebrale come la super-percezione sono di lunga durata o addirittura permanenti». Qual è la differenza? Scoprire che queste capacità possono essere usate anche fuori contesto, creando un ponte tra pubblico e privato, tra famiglia e lavoro. Tanto per restare in tema di supereroi, Vitullo e Zezza parlano di «transilienza», (termine rubato ad Arthur Clarke, leggendario scrittore di science fiction) ovvero la possibilità di spendere al meglio le nuove competenze, come raccontano nel libretto che riepiloga un anno di ricerche uscito con Bur Rizzoli: «Maam, la maternità è un master». Appunto. Vediamoli, questi superpoteri.
Velocità
Qualcuno l’ha chiamata multitasking, ma è riduttivo. È un po’ come il giro su te stessa che nella serie televisiva del 1976 trasforma Diana Prince, in W.W. È dimostrato che il cervello non è in grado di prestare attenzione a più cose contemporaneamente. La vera abilità della mamma è spostare il focus da un tema all’altro, riconoscendo subito ciò che merita l’etichetta priority.
Problem solving
Una super-energia concentra tempo e risorse, consente di mantenersi efficienti in situazioni caotiche e di risolvere i problemi. Ci sono naturalmente le spiegazioni scientifiche. La mamma produce più ossitocina e dopamina, la trasmissione dei segnali tra le diverse parti del cervello diventa più rapida. Modifica la sua visuale (Vitulli e Zezza la chiamano «less ego», un restringimento dell’io) e vede perciò soluzioni, connessioni e opportunità che altrimenti non noterebbe. In questo senso, crescere un figlio è una start-up.
Essenzialità
«Da quando sono madre, si è ridotta drasticamente l’attenzione per i dettagli poco rilevanti. Sono migliorata nel riconoscere l’essenziale». È una delle tante testimonianze raccolte da Vitullo e Zezza. Che cosa succede? La costante attività di cura potenzia le strade che il cervello usa per elaborare gli stimoli. Dai focus group è emerso che le mamme analizzano con naturalezza database informativi complicati da leggere e da decifrare trovando facilmente «cosa conta» e «cosa usare».
Cambiamenti
Nessuno cambia più velocemente di un bambino. Da zero a diciotto anni sono 6570 giornate, 160.000 ore. Ogni mattina è diversa dalla precedente. Le pratiche quotidiane, legate anche solo ai bisogni primari producono il giusto mix di flessibilità e fermezza, un’attitudine che le neuroscienze definiscono di «revisione interpretativa». Che cosa fa la mamma? Change management: gestisce la transizione costante, cambia organizzazione mentale per modificare il proprio stato d’animo. Da Diana Prince a WW e viceversa.
Empatia
Gestione del no, tolleranza, comprensione, sono il bouquet che forma l’empatia. C’è più attenzione al «come» rispetto al «che cosa». Un figlio di qualsiasi età è un concentrato di emozioni. La sintonia è una forma di super-percezione. Ogni atto intelligente si trasforma così in un atto di intelligenza emotiva utile per vivere il «qui e ora». L’energia non si disperde. La cosa su cui ci si concentra è quella che si realizza.
Ruoli
Il multitasking è stato visto come un sovraccarico. Contrordine. Più ruoli invece, significa più risorse. Abbiamo uno «straripamento positivo», come lo definisce la ricercatrice Ellen Galinsky. Ancora una volta ci viene in mente W.W. (che sta per tornare in tv con una nuova protagonista, Gal Gadot). Oltre alla solita «divisa» aveva una tuta blu marino in lycra, con pinne e guanti per le immersioni. Mentre in moto portava stivali con tacchi bassi e casco d’oro. La mamma è una Wonder Woman che non ha bisogno di cambiare a costume.