Il Messaggero, 17 novembre 2014
L’Italia manda in ricognizione quattro tornado in Kuwait e i grillini scatenano subito la polemica
«Vietato bombardare». La parola d’ordine che rimbalza dal ministero della Difesa è che i quattro Tornado che l’Italia si prepara a mandare in Kuwait come contributo alla coalizione anti-Isis non andranno a «fare la guerra». Voleranno in missione di «ricognizione e intelligence», fornendo ai mezzi alleati tutte le informazioni per ulteriori raid, ai quali però i Tornado non parteciperanno. A scatenare la polemica sono i deputati pentastellati della Commissione Difesa. Colgono al balzo la palla offerta da un’intervista del ministro Roberta Pinotti a “La Stampa”, che conferma la «decisione di inviare 4 Tornado con compiti di ricognizione avanzata, con un centinaio di uomini dell’Aeronautica».
LA CONFERMA
Solo una conferma se è vero, come ricordano fonti vicine al ministro, che già nell’audizione del 16 ottobre davanti alle Commissioni parlamentari Esteri e Difesa la Pinotti, dopo aver annunciato la partenza di 280 addestratori militari, aveva anche precisato che era «in fase di pianificazione l’invio di altri assetti pilotati per la ricognizione aerea». Senza bisogno di voto dell’Aula. Al momento, la dotazione italiana alla missione anti-Isis è quindi composta da circa 400 uomini, 4 Tornado, 2 velivoli Predator senza pilota (droni), armi leggere e razzi anticarro chiesti dai curdi per opporsi ai tagliagole del Califfato.
«Il ministro Pinotti ci ha trascinato in guerra», è l’accusa dei deputati grillini, avendo dato il via libera «all’invio di 4 cacciabombardieri e di un numero imprecisato di controcarri Folgore per partecipare alle operazioni della coalizione internazionale in Iraq e Siria, bypassando completamente l’opportuna autorizzazione delle Camere. Una missione a rate, di cui il Parlamento e i cittadini sono del tutto all’oscuro».
«AMICI DELL’ISIS»
Amara la chiosa degli ambienti della difesa: «L’accusa viene da chi vuole il dialogo con l’Isis». Replica il presidente della Commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre (Pd), che già il 20 agosto le Commissioni avevano votato un documento «con cui si dava mandato al governo di mettere a disposizione della coalizione tutti i mezzi necessari, escludendo la partecipazione attiva al conflitto”, ossia i bombardamenti e le azioni di terra. Intervistato ieri dal «Sole24Ore», il capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, ha spiegato che il recente vertice Nato di Newport ha assegnato all’Italia compiti di vigilanza e ricognizione «molto delicati in questa fase, perché l’esercito dell’Isis ha imparato sempre di più a nascondere uomini e mezzi in ospedali, scuole e moschee ed è quindi decisivo intervenire con tempi e modalità ben precise, per evitare danni ai civili». In pratica, i voli dei Tornado serviranno anche a evitare danni collaterali, definendo meglio i target. L’esercito curdo ha chiesto poi mezzi per lo sminamento, settore nel quale gli italiani sono i più esperti dai tempi della prima guerra del Golfo nel Kuwait “liberato”. Nessun assetto offensivo diretto, ma assistenza nei campi in cui siamo leader: addestramento, sminamento, intelligence.
I RISCHI
Ovvio però che quella dei Tornado sarà ricognizione “avanzata”, con tutti i rischi che comporta. E che in base alle regole d’ingaggio potranno e dovranno difendersi da eventuali attacchi. L’annuncio del ministro Pinotti risponde anche a una preoccupazione strisciante nelle ultime settimane negli ambienti alleati, di un andamento a rilento dell’apporto italiano. Un Boeing da rifornimento KC-767 nella base Mubarak in Kuwait ha già volato per fare il pieno ai caccia alleati, così come uno dei droni schierato nella base aerea Alì al-Salem. E adesso i Tornado.