La Stampa, 17 novembre 2014
Il segreto di Marinella? Puntare tutto sulla qualità. Ogni giorno ricevono richieste per 900 cravatte: «Ma ne facciamo solo 160»
I re delle cravatte compiono cent’anni. Maurizio Marinella è la terza generazione della famiglia napoletana che ha saputo incantare il mondo con le sue creazioni artigianali, senza mai allontanarsi dal piccolo negozio di piazza Vittoria, sulla Riviera di Chiaia. «Non è un traguardo, ma un nuovo inizio. Potete scommetterci, per il futuro abbiamo intenzioni bellicose – scherza il patron del marchio -. Non smetteremo di crescere, ma a modo nostro, come abbiamo sempre fatto. Senza mai sacrificare qualità e artigianalità, con una produzione che è al cento per cento non made in Italy, ma made in Naples. Nemmeno gli spilli arrivano da più di cinquanta metri di distanza dal nostro laboratorio».
Il marchio, più di 60 dipendenti e circa 15 milioni di fatturato, può contare su cinque boutique monomarca nel mondo – Milano, Londra, Lugano, Tokyo e Baku – e una rete di punti vendita selezionati tra New York, Parigi e Ginevra: anche se la produzione non supera le 160 cravatte al giorno, la richiesta è di circa 900. «E per ora va benissimo così, non vogliamo rinunciare alla qualità per la quantità – commenta Marinella -. Le esportazioni sono al venti per cento del fatturato, ma non abbiamo intenzione di rincorrere i clienti in giro per il mondo: da sempre li accogliamo nella nostra bottega, per coltivare e diffondere una napoletanità positiva, una tradizione di accoglienza iniziata nel 1914 con Don Eugenio Marinella, che volle portare in città un angolo di Londra».
Il negozio napoletano apre ogni mattina alle sei e mezzo, in tempo per accogliere i clienti con un caffè. E a Natale, quando fuori c’è la fila l’attesa si trasforma in salotto con sfogliatelle ricce e frolle, distribuite come «omaggio del signor Maurizio per addolcire l’attesa». «Novembre e dicembre sono per noi il momento più intenso dell’anno, ma da gennaio abbiamo in cantiere diversi progetti – continua -. Oltre ad ampliare il negozio di Londra, abbiamo deciso di ristrutturare e rendere ancora più bello il nostro laboratorio, dove dal prossimo anno porteremo i clienti per far scegliere i tessuti e ordinare le cravatte. Un altro modo per sottolineare la qualità artigianale di quel che facciamo».
Se c’è più voglia di consolidare gli investimenti all’estero che di tentare nuove strade, niente da fare per l’e-commerce. «Un portale per vendere le nostre cravatte online non è proprio tra i nostri desideri, anzi. Rispondiamo di rado e malvolentieri anche alle e-mail» conclude. «Decisamente meglio una telefonata. Che devo dire, non vogliamo tradire la nostra storia. Ho ricevuto anche diverse proposte, da italiani e stranieri, molto interessati a noi. Ma io sono orgoglioso sia del mio mestiere che del mio Paese. E lo posso garantire, non ho nessuna intenzione di cambiare nazionalità».
I re delle cravatte compiono cent’anni. Maurizio Marinella è la terza generazione della famiglia napoletana che ha saputo incantare il mondo con le sue creazioni artigianali, senza mai allontanarsi dal piccolo negozio di piazza Vittoria, sulla Riviera di Chiaia. «Non è un traguardo, ma un nuovo inizio. Potete scommetterci, per il futuro abbiamo intenzioni bellicose – scherza il patron del marchio -. Non smetteremo di crescere, ma a modo nostro, come abbiamo sempre fatto. Senza mai sacrificare qualità e artigianalità, con una produzione che è al cento per cento non made in Italy, ma made in Naples. Nemmeno gli spilli arrivano da più di cinquanta metri di distanza dal nostro laboratorio».
Il marchio, più di 60 dipendenti e circa 15 milioni di fatturato, può contare su cinque boutique monomarca nel mondo – Milano, Londra, Lugano, Tokyo e Baku – e una rete di punti vendita selezionati tra New York, Parigi e Ginevra: anche se la produzione non supera le 160 cravatte al giorno, la richiesta è di circa 900. «E per ora va benissimo così, non vogliamo rinunciare alla qualità per la quantità – commenta Marinella -. Le esportazioni sono al venti per cento del fatturato, ma non abbiamo intenzione di rincorrere i clienti in giro per il mondo: da sempre li accogliamo nella nostra bottega, per coltivare e diffondere una napoletanità positiva, una tradizione di accoglienza iniziata nel 1914 con Don Eugenio Marinella, che volle portare in città un angolo di Londra».
Il negozio napoletano apre ogni mattina alle sei e mezzo, in tempo per accogliere i clienti con un caffè. E a Natale, quando fuori c’è la fila l’attesa si trasforma in salotto con sfogliatelle ricce e frolle, distribuite come «omaggio del signor Maurizio per addolcire l’attesa». «Novembre e dicembre sono per noi il momento più intenso dell’anno, ma da gennaio abbiamo in cantiere diversi progetti – continua -. Oltre ad ampliare il negozio di Londra, abbiamo deciso di ristrutturare e rendere ancora più bello il nostro laboratorio, dove dal prossimo anno porteremo i clienti per far scegliere i tessuti e ordinare le cravatte. Un altro modo per sottolineare la qualità artigianale di quel che facciamo».
Se c’è più voglia di consolidare gli investimenti all’estero che di tentare nuove strade, niente da fare per l’e-commerce. «Un portale per vendere le nostre cravatte online non è proprio tra i nostri desideri, anzi. Rispondiamo di rado e malvolentieri anche alle e-mail» conclude. «Decisamente meglio una telefonata. Che devo dire, non vogliamo tradire la nostra storia. Ho ricevuto anche diverse proposte, da italiani e stranieri, molto interessati a noi. Ma io sono orgoglioso sia del mio mestiere che del mio Paese. E lo posso garantire, non ho nessuna intenzione di cambiare nazionalità».