La Stampa, 17 novembre 2014
Falkland, a 32 anni dall’armistizio i reduci non si danno ancora pace. Storie di veterani a cui la guerra non sembra mai finita
Sono passati 32 anni dall’armistizio tra Argentina e Regno Unito nella guerra delle Falkland, eppure i reduci faticano ancora a darsi pace.
Gli ottanta giorni che passarono sulle isole, hanno segnato tutta la loro vita e ora cercano un modo per saldare un debito col passato, che la coscienza continua a reclamargli. Delle mille persone che morirono, per esempio, il veterano delle forze speciali inglesi Gordon Hoggan ne ricorda in particolare una: l’unica che ha ucciso, la stessa che torna a visitarlo nei sogni di certe sue notti orribili e ai cui famigliari vorrebbe ora restituire l’elmetto che prese come trofeo.
Oscar Ledesma, invece, è considerato un eroe per aver abbattuto il comandante dei paracadutisti britannici, il più alto in grado tra i caduti nemici, ma anche l’uomo al quale, secondo quanto scritto in una recente lettera inviata alla vedova, ogni giorno ha reso omaggio dalla battaglia di Goose Green.
Quel primo scontro terreste del conflitto durò poche ore, anche se il soldato Ledesma dice: «A me sembra eterno, sono ancora lì». Quando si smise di sparare, fu fatto prigioniero degli inglesi. «È stato il momento in cui ho avuto più paura – racconta – mi dicevano: “Ti rendi conto di quel che hai fatto, bastardo?”». Il motivo era che poco prima aveva ucciso il tenente colonnello Herbert Jones.
Jones comandava il II Battaglione Paracadutisti, era un mito per i suoi soldati. A Goose Green uscì per primo allo scoperto e si andò a prendere la Victoria Cross, la massima onorificenza britannica. Gli argentini erano senza munizioni, ma nel momento in cui il soldato Ledesma vide quell’uomo correre davanti alla sua mitragliatrice, sfilò la pistola e si guardò alle spalle: «Portami quella cassa di cartucce o ti ammazzo», gridò all’attendente sdraiato dietro. Oscar sparò due volte a Jones. Con la prima raffica lo fece cadere, ma dovette colpirlo ancora, perché quello stava per tirare una granata.
Il suo battesimo di fuoco Gordon Hoggan lo ebbe invece a 48 ore dalla fine della guerra, anche se nessuno dei soldati che si affrontarono a Monte Tumbledown poteva fare programmi così avanti. Allora quel ragazzo di Edimburgo che aveva firmato per vestire le divise rosse delle Scots Guards, i famosi piantoni di Buckingham Palace, scherzava anche sulla morte. Oggi, che ha 55 anni e vive in una residenza per reduci con problemi di adattamento, è diventato un tipo serio.
Gli argentini avevano traforato la roccia, formando una resistenza a tridente. Dopo una settimana di piogge, però, quei coscritti indigeni del tropico sudamericano avevano l’acqua e il morale a livello delle ginocchia. «Avanzai in silenzio fino all’imboccatura di una trincea, ma quando c’ero sopra, il soldato mi vide», ricorda oggi Hoggan dell’assalto. Ormai scoperto, Gordon agì d’istinto. Saltò spianando il fucile, ma lo trovò inceppato, e non gli restò che usare la baionetta.
Dopo la guerra è stato decorato e dislocato a Cipro, in una specie di licenza premio. Da civile però non è riuscito a trovare lavoro. Ha dormito in strada mendicando, poi ha avuto una crisi di nervi. «Sul momento non mi fece nessun effetto, per questo mi sono portato via l’elmetto, ma fu invece una cosa molto triste». Si riferisce al sangue di un altro che lo copriva da capo a piedi in quella buca alle Falkland. Se troverà i parenti di quel ragazzo, non si illude che lo perdonino, vuole solo dargli l’elmo e chiudere il capitolo.
In quanto al colonnello Jones, non fece in tempo a leggere la lettera che sua moglie gli mandò a Goose Green. Diceva: «Perché diavolo ti ho sposato? Devo essere pazza, ma credo sia perché ti amo». A risponderle è stato Oscar Ledesma, «il nemico occasionale» che uccise suo marito. «Porgo i miei più distinti saluti a Lei e hai suoi figli, sono gli eredi di un guerriero valoroso», le ha detto prima di congedarsi.