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 2014  novembre 17 Lunedì calendario

Bonificare l’Artico. Diciassettemila container arrugginiti zeppi di scorie nucleari affogati dall’Unione Sovietica si stanno progressivamente trasformando in infusori di radioattività. Fra 5 anni potrebbero trasformarsi in una Chernobyl sottomarina, una scia di morte nel regno della perduta purezza

Se gli scienziati e ambientalisti norvegesi e russi hanno calcolato bene, abbiamo almeno cinque anni di tempo – al massimo 15 – prima che una “Chernobyl artica sottomarina” distenda la sua scia di morte nel regno della perduta purezza. Diciassettemila container arrugginiti zeppi di scorie nucleari affogati in fondo al mare Artico dall’Unione Sovietica si stanno progressivamente trasformando in infusori di radioattività; ma il progressivo cedimento delle strutture dei 19 mezzi navali a propulsione nucleare e dei 14 reattori esausti affondati può liberare un tale concentrato di radioattività da generare un’ecatombe.«Un singolo serbatoio carico di carburante esausto di un reattore contiene più radioattività di tutte le migliaia di container piene di scorie nucleari insieme», ha denunciato al Moscow Yimes Thomas Nilsen, caporedattore del Barents Observer e membro dell’Autorità di controllo norvegese. Il guaio è che secondo i fisici della ong ambientalista russo-norvegese Bellona Foundation il mondo non ha molto tempo per inventarsi un modo con cui sventare il pericolo: viste le condizioni di quelle povere lamiere sommerse, i primi incidenti sono attesi nel 2020 e non più tardi del 2030.Nascondere sotto il tappeto marino la polvere spazzata dalle prime centrali nucleari era una pessima ma diffusa abitudine in tutti i Paesi atomici negli anni Settanta. Nessuno però lo ha fatto nei numeri e nei tempi dilatati dell’Unione sovietica: l’impero comunista continuò a seppellire in mare i suoi scarti atomici fino al 1991, quando crollò e si dissolse. E dire addio ai sommergibili atomici è rimasta un’operazione infelice anche con la Federazione russa, che ne ha lasciati affogare alcuni durante il viaggio di commiato. Il più minaccioso, adesso, è il “K-27”, sommergibile della classe Novembre lanciato il primo aprile del 1962 e diventato un pessimo scherzo per il mondo intero: il 6 settembre del 1982 è sprofondato nell’abisso del mar di Kara, affondato per eutanasia in 50 metri d’acqua dopo aver tentato per un decennio di tenere a bada i suoi reattori impertinenti.Aveva cominciato a sputare radioattività dopo tre giorni di crociera nel 1968.Quattordici anni dopo, ancorato a un pontile, ormai vecchio, arrugginito e troppo ammalato di radioattività per riuscire a guarirlo, gli misero addosso uno scafandro di cemento e asfalto per ammansirlo cinquant’anni: 32 se ne sono andati, e non sembra in condizioni di resisterne molti altri.Quando affondò il sommergibile atomico Kursk, nel 2001, la Russia spese 150 milioni di dollari per commissionarne il recupero. Ma recuperare il K-27 con le sue lamiere ormai di carta velina è decisamente un’altra cosa. Il rischio intrinseco è spaventoso. Oltretutto, non è il solo rottame di sommergibile atomico sovietico ad infestare l’Artico, minacciando un ecosistema unico e un’economia basata sulla pesca di 3,5 tonnellate di pesce ogni anno. Nel mar di Barents, il santuario del merluzzo atlantico, riposa senza pace K-278, il sottomarino nucleare “Konsomolets” di classe Mike affondato il 7 aprile del 1989 con i suoi 42 uomini di equipaggio per un incendio. Nel 2008 era ancora integro. Va molto peggio con K-159, un classe Novembre affondato nel 2003 insieme a nove marinai: è lui il killer più minaccioso nascosto nell’abisso. Nei suoi due reattori ha 800 chili di combustile nucleare, ed è un colabrodo: la ong Bellona ha documentato infiltrazioni e livelli di radioattività aumentati di 1,5 volte rispetto ai relitti nucleari.Se si scatenasse una reazione con un’esplosione atomica, gli effetti sarebbero incalcolabili. Ma per gli esperti il rischio, semmai, è quello che Nilsen chiama “effetto ralenti”: una “Chernobyl sottomarina” in slow motion in cui il combustibile nucleare in fusione sgorgherebbe liberando quantità di radioattività spaventose, affidate alla sorte delle correnti.