Corriere della Sera, 17 novembre 2014
«Senza corpi intermedi, un’Italia spaccata tra ribelli e caporali. Oggi è cruciale per il superamento della distanza tra cittadini e politica, che non può essere affidato solo alla personalità, per quanto forte e indiscussa, di un unico leader»
Gli scontri di piazza tra polizia e manifestanti stanno diventando un prevedibile epilogo di quasi tutte le manifestazioni di protesta. Si denunciano le responsabilità della polizia o quelle dei manifestanti, a seconda della collocazione politica di chi parla. Ma la ragione di fondo è quella individuata da Giuseppe De Rita nel suo articolo di ieri. La crisi dei corpi intermedi, e gli attacchi a volte pregiudiziali ai quali essi sono sottoposti da qualche tempo, producono l’assenza di mediazione sociale e conseguentemente scontri sempre più duri.
Le responsabilità di sindacati e partiti politici negli ultimi anni sono gravi perché frutto di una visione più corporativa che propulsiva. Bisogna correggerne i difetti; ma si sta rivelando dannoso liquidare il loro ruolo nella società italiana. De Rita cita, a ragione, la funzione positiva dei sindacalisti di reparto, dei dirigenti delle rappresentanze datoriali, dei quadri di partito. Il loro lento inabissamento acuisce i conflitti e non risolve i problemi. Rischiamo di trovarci tra non molto in un Paese diviso tra ribelli e caporali. Il ribellismo, che a differenza della opposizione, è privo di un credibile progetto di governo, rischia di monopolizzare le piazze e le Camere. La caporalizzazione del sistema politico, nudo comando, secco e brutale, invece che etica della persuasione, appare come l’unica risposta possibile per superare i ribellismi. E si riproduce sino alla periferia del sistema, anche quando è dettato non dalla necessità, ma dalla comodità. De Rita connette correttamente l’indebolimento dei corpi intermedi alla crisi della rappresentanza. Ci sono difficoltà oggettive a rappresentare in modo propositivo una società spezzettata, che fa franare verso il basso anche il vigore dei soggetti presenti in essa. Tuttavia riaccorpare gli spezzoni di società anche attraverso una loro efficace rappresentanza politica e sindacale fa parte del processo di civilizzazione del Paese. Un’autoriforma di sindacati e partiti in questa direzione converrebbe anche al governo. Le riforme costituzionali devono facilitare il referendum abrogativo, obbligare il Parlamento a decidere entro un termine fisso sulle proposte di iniziativa popolare, così come propone la riforma del Regolamento della Camera, non ancora all’esame dell’Aula, prevedere con tutte le cautele necessarie, forme di referendum propositivo.
Del tutto coerente con questa impostazione è una legge elettorale che dia ai cittadini elettori la possibilità effettiva di scegliere i propri rappresentanti anche in Parlamento, come già avviene per i Comuni, le Regioni e il Parlamento europeo. Questa esigenza era minore quando i partiti erano capaci di dirigere e di mediare. Oggi è cruciale per il superamento della distanza tra cittadini e politica, che non può essere affidato solo alla personalità, per quanto forte e indiscussa, di un unico leader.