La Gazzetta dello Sport, 16 novembre 2014
Lista dei corsi d’acqua straripati ieri: il Riasso, il Bisagno, il Fereggiano, il Torre, il Sant’Antonino, il Ca’ de Rissi, il Fegino, il Ruscarolo, il Torbella, il Cerusa, la Stura, il Bormida, il Seveso, il Lambro, il canale Depretis, i torrenti Dondoglio, Staffora, Versa, Curone, Scuropasso, l’Orba, il rio Lovassina, il Grue, il Lemme
Lista dei corsi d’acqua straripati ieri: il Riasso, il Bisagno, il Fereggiano, il Torre, il Sant’Antonino, il Ca’ de Rissi, il Fegino, il Ruscarolo, il Torbella, il Cerusa, la Stura, il Bormida, il Seveso, il Lambro, il canale Depretis, i torrenti Dondoglio, Staffora, Versa, Curone, Scuropasso, l’Orba, il rio Lovassina, il Grue, il Lemme...
• Basta, basta... E i grandi fiumi? Il Po, l’Adige...
Il Po è uscito a Torino, all’altezza dei Murazzi. Poca acqua, per ora, ma il grande fiume è tenuto sotto controllo e dà molte preoccupazioni. I punti più pericolosi sono il passaggio di Pavia, e la tratta fra Mantova e Reggio Emilia che nel momento in cui scriviamo viene giudicata «di criticità elevata». È in corso la terza piena più importante degli ultimi vent’anni. Il colmo è stato raggiunto ieri mattina, 7,54 metri di livello. Sono poi stati superati gli otto metri dopo Borgoforte. L’argine maestro, come ha spiegato alla 7 il sindaco di Luzzara, Andrea Costa, è alto 11 metri «ma si tratta di un argine di terra permeabile, dunque non ne possiamo prevedere la tenuta». Il defluire del fiume è molto lento, a causa del vento che soffia dal mare Adriatico verso terra e che di fatto ferma l’acqua del Po. Si prevede che il colmo transiti alla sezione di Pontelagoscuro oggi e si spera che poi si propaghi nei rami deltizi. A Piacenza il Po farà scattare l’allarme di massima pericolosità domani mattina. Riguarderà non la sola Piacenza, ma anche i comuni di Calendasco, Caorso, Castel San Giovanni, Castelvetro Piacentino, Monticelli d’Ongina, Rottofreno, Sarmato, Villanova sull’Arda, Polesine Parmense, Roccabianca, Sissa Trecasali, Zibello. Mi rendo conto che il pezzo di oggi è una specie di volo d’uccello sulla carta geografica settentrionale, ma il problema è che tutto il Nord è nei guai. La lista dei corsi d’acqua esondati che abbiamo citato all’inizio riguarda fiumi di Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia. La furia delle acque si è un po’ placata in Veneto. Ma per ora non c’è da star tranquilli neanche lì.
• Altri grandi corsi d’acqua minacciosi?
Dà preoccupazioni l’Adda, il Ticino è tenuto sotto osservazione (insieme con il Po) nel Pavese, il Tanaro è monitorato con particolare attenzione a valle della confluenza tra Orba e Bormida. Il Bollettino delle Piene riporta una previsione di elevata criticità fino a stasera per tutta la zona. C’è ansia anche per l’innalzamento progressivo dei laghi Maggiore e Orta il cui colmo si spera sia raggiunto oggi. Al centro di San Michele (Piacenza) si producono a tutto spiano sacchetti di sabbia che vengono spediti fino in Liguria.
• Mi pare che in Liguria ci sia la situazione più grave.
Sì, qui c’è anche un disperso a Voltri. Era sceso per mettere in sicurezza la macchina, e la macchina è stata poi trovata nel torrente Riasso. Dell’uomo - 67 anni, si chiama Luciano Balestrero - non ci sono tracce. A Genova il sindaco Doria ha lanciato l’allarme relativamente al Bisagno, «non uscite di casa e se necessario raggiungete i piani alti». L’invito di non uscire e di rifugiarsi nel piani alti è stato ripetuto dagli uomini della Protezione civile, che hanno girato per la città gridando il loro avvertimento nei megafoni. Su Genova, in quindici giorni, è caduta quasi la pioggia di un anno, 800 millimetri. Un’altra zona che desta preoccupazioni è l’Alessandrino, già devastato nel 1993.
• Quanto durerà?
I metereologi dicono che il tempo dovrebbe migliorare a partire da martedì. Nel frattempo si prevede un ritorno della pioggia nel Nord-Est e nubifragi su Roma e il Lazio.
• È un diluvio universale.
Ho trovato in archivio certe note relativo alle inondazioni genovesi del 2011, quando fu messa in croce Marta Vincenzi. Si scoprì allora che s’erano moltiplicati i flash food, parola che non ho sentito ripetere questa volta e che significa «alluvione lampo». In pochi giorni piove tantissimo e fa succedere quello che vediamo. Le alliuvioni lampo, si disse allora, si sono moltiplicate, il climatologo del Cnr Giampiero Maracchi spiegava: «Impossibile prevederle, se non un’ora prima che avvengano. Fino all’inizio degli anni Novanta si verificavano ogni 15 anni circa. Dal 1994 la frequenza è salita a 4 o 5 all’anno». Non vorrei che ci trovassimo di fronte a un fenomeno ancora più nuovo: quello delle alluvioni lampo che durano.