La Gazzetta dello Sport, 15 novembre 2014
Ieri scioperi e manifestazioni in tutta Italia, il cui senso può essere riassunto così: per una parte della sinistra, quella sindacalizzata o comunque radicale, è ormai acclarato che Renzi è solo un nuovo Berlusconi, al quale è quindi lecito opporsi con tutte le forze
Ieri scioperi e manifestazioni in tutta Italia, il cui senso può essere riassunto così: per una parte della sinistra, quella sindacalizzata o comunque radicale, è ormai acclarato che Renzi è solo un nuovo Berlusconi, al quale è quindi lecito opporsi con tutte le forze. Se si confrontano gli slogan e le parole d’ordine dei cortei d’un tempo con quelle che si sono viste e sentite ieri si vedrà che le differenze non sono poi così significative. Nella foga di contrapporsi al premier-segretario, il sindacato Cgil non ha scierato ad allearsi con forze fino a ieri ritenute dubbie, centri sociali, cobas e cani sciolti della contestazione. Difficile capire dove portare questa contrapposizione sempre più radicale tra le due anime della sinistra..
• Quante manifestazioni ci sono state?
Una sessantina, in altrettante città, dove hanno sfilato anche diverse organizzazioni studentesche oltre, appunto, a centri sociali e cobas. Calcoli di fonte sindacale dicono che in tutto, in queste manifestazioni, si sono mobilitate centomila persone. Nello stesso tempo, la Fiom ha indetto uno sciopero nel centro-nord. A Roma la protesta ha interessato anche i dipendenti del trasporto pubblico: una trentina di lavoratori è salita in cima al Colosseo e ha srotolato uno striscione contenente lo slogan «Io sto con Ilario e Valentino» i due autisti sospesi perché sono andati a raccontare in tv (programma Presa diretta con Iacona) le malefatte dell’azienda. Questa protesta dei lavoratori Atac unita al corteo che ha attraversato la città partendo da piazza della Repubblica ha provocato la soppressione di 22 collegamenti a Fiumicino, non si è praticamente volato tra le 10 di mattina e le cinque del pomeriggio verso Milano, Bologna, Venezia e Palermo. Ma disagi forti nella circolazione cittadina si sono verificati ovunque, specialmente a Milano dove hanno sfilato tre cortei e hanno scioperato i sindacati di base.
• Incidenti?
Numerosi, ma di poca entità. Le manifestazioni più significative si sono tenute a Torino, Genova, Milano, Brescia, Padova, Venezia, Trieste, Bologna, Firenze, Pisa, Lucca, Massa Carrara, Siena, Roma, Cagliari, Terni, Pescara, Campobasso, Napoli, Salerno, Bari, Taranto, Cosenza, Catania e Palermo. A Padova sono rimasti feriti quattro agenti e il capo della Mobile: i manifestanti, circa 500, avevano tentato di raggiungere la sede del Pd, la polizia glielo ha impedito, il corteo ha cercato di sfondare il cordone delle forze dell’ordine a piazza Mazzini ed è finita con questi quattro feriti. Questo copione - dei cortei che cercano di prendere una direzione non concessa e costringono la polizia a caricare, e si risponde alla carica con lanci di uova o sassi - si è ripetuto in parecchie città: a Pisa, a Roma, a Napoli, dove è stata bloccata la tangenziale, a Milano, dove sono stati lanciati petardi e fumogeni davanti alla sede della Borsa, a Palermo dove si sono anche viste le maschere di Anonymous e dove è stata bersagliata di uova la sede di Unicredit. La protesta ha coniato tutta una serie di espressioni poco comuni per definirsi: «sciopero sociale», «strike sociale», «blocchiamotuttoday».
• Che cosa hanno detto i leader sindacali?
Camusso e Landini sono saliti sul palco a Milano, in piazza Duomo. L’accordo sul Jobs Act raggiunto l’altra notte tra maggioranza e minoranza del Pd è stato bocciato senza appello. Camusso: «Quella mediazione non è una risposta. Siamo in tantissimi. C’è bisogno di un grande investimento pubblico che crei lavoro e rimetta in sicurezza il Paese. Il governo Renzi pensa solo a ridurre i diritti». Landini, che attacca anche lui la mediazione: «L’attacco assurdo allo statuto dei lavoratori, la riduzione delle tasse senza garanzie sugli investimenti: queste sono le richieste di Confindustria. Ma così si va a sbattere. Abbiamo offerto il dialogo a Renzi, ma lui lo rifiuta. Lui ha scelto un’altra strada».
• Risposste dal governo?
Orfini ha risposto che la mediazione dell’altra sera estende i diritti e non li esclude. Il vicesegretario del Pd, Guerini, ha sostenuto che il confronto è giusto e il governo ascolterà sicuramente le ragioni di chi era in piazza. «Però noi ascoltiamo anche le sigle che non sono in piazza» come per esempio la Cgil e la Uil. «Noi stiamo mettendo in campo con la legge di stabilità misure che vanno a sostegno del reddito, gli 80 euro, misure che diminuiscono la tassazione così come con il Jobs act estendiamo la platea dei diritti».
• È vero?
Sul Jobs Act il Parlamento è chiamato a votare una delega al governo molto ampia. Da oggi al momento in cui la delega sarà operante passerà parecchio tempo. Renzi avrà buon gioco nel sistemare le tessere di questo mosaico nel modo più acconcio (l’Europa ci guarda). Camusso ha detto «siamo tantissimi», ma se i sondaggi dicono la verità quelli che sostengono Renzi sono molti di più.