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 2014  novembre 13 Giovedì calendario

Cominciamo a pensare ai regali e al cenone di Natale già in agosto. La conferma in uno studio matematico basato sulle ricerche fatte su internet. Lo strano caso della festa anticipata

Sembra quella storiella di Woody Allen in cui le pensionate si lamentano di quanto sia cattivo il cibo della casa di riposo, e di come le porzioni siano troppo piccole: ogni anno non vediamo l’ora di cominciare a dire quanto non sopportiamo il Natale. Ogni anno anticipiamo: non è mai troppo presto per cominciare a occuparci di un tema lamentandoci di quanto ci annoi quel tema.
In Irlanda si sono messi a studiare il calendario dell’avvento, che nell’era di Internet non è quello di cui da piccoli aprivamo ogni giorno una finestrella trovandoci qualcosa – piccoli regali che ci tenevano buoni in attesa di quello sotto l’albero – ma quello delle ricerche su Google. Dice una ricerca presentata a un concorso della Royal Statistical Society dal matematico Nathan Cunningham che nel 2007 gli irlandesi non cercavano «Babbo Natale», «gnomi» e «regali» fino all’11 novembre, mentre nel 2013 hanno cominciato il 25 agosto. Quindi gli irlandesi cercano gli gnomi su Google. Chissà se questo significa che è un popolo in cerca di una nuova religione o solo di un nuovo immaginario, che passa per la richiesta di risposte ai motori di ricerca a domande fondamentali della vita quali «Mica Babbo Natale farà tutti i pacchetti da solo?». Invece di soffermarsi sugli gnomi, l’arido matematico ne fa una questione di anticipo, un po’ come quelli che chiedono agli stilisti come mai le collezioni nei negozi siano sfasate rispetto alle stagioni e i cappotti arrivino in vetrina a luglio (nessuno stilista mai risponde «Perché così a gennaio, quando vi servono davvero, potete comprarli in saldo»). Insomma, è uno scienziato ma è tale e quale a noi, che passiamo tra gli scaffali di Eataly scuotendo la testa e dicendo che cara mia, ogni anno questi panettoni arrivano prima, ai miei tempi invece.
In realtà l’allarme sull’avvento allungato manca di coerenza interna: lo stesso Cunningham, nel saggio con cui presenta i dati, scrive che, se davvero Natale iniziasse sempre prima come abbiamo l’impressione accada da molti anni, dovrebbe ormai cominciare a giugno, e invece no. I suoi dati ci dicono che nel 2008 si cercava il Natale da agosto, nel 2009 da ottobre, nel 2010 da agosto. È un lavoro usurante, gli statistici anglosassoni lo scoprono ora ma quelli italiani lo sanno da tempo: quanto a costanza nella ricerca delle renne su Google, gli irlandesi sono meno attendibili di quanto lo siano gli italiani nelle dichiarazioni di voto.
La ricerca è valsa a Cunningham una medaglia d’argento al premio per il giovane statistico organizzato dalla Rss e dalla rivista Significance (al primo posto si è piazzato un saggio dal titolo «Davvero New York ha tanti topi quanti sono i suoi abitanti?»). Una delle voci considerate è quella delle canzoni di Natale. Non tutte, però, sono solo canzoni di Natale. Per dire: un picco di ricerca di “Do they know it’s Christmas?”, il brano coi cui proventi le popstar inglesi avviarono il filone «pop di beneficenza» nel 1984, è più plausibilmente legato a qualche polemica sul mondo dello spettacolo e le buone cause che sostiene. E infatti è lo stesso ricercatore a suggerirci di non fidarci, facendoci presente che, se gli irlandesi hanno cercato costantemente “gnomo” per tutto il 2013, non è perché è stato Natale tutto l’anno ma perché è uscito al cinema “Lo Hobbit”.
Insomma, come tutte le statistiche anche questa è riducibile a un gigantesco «boh, dipende». Con una sola certezza: il problema principale del Natale anticipato sono le luminarie spente. Non so in Irlanda, ma a Milano le appendono e poi le lasciano lì, desolate come una cena alla quale non si siano presentati gli invitati, fino al 7 dicembre. Se bisogna risparmiare sull’elettricità, non appendetele. «Il Natale quando arriva arriva», diceva un vecchio spot: mica può far finta di arrivare e poi restare sulla soglia, spento, per settimane.
E poi, per favore, qualche scienziato faccia uno studio più serio e approfondito della dilatazione temporale: uno che riguardi l’espansione dei consumi da festività sull’intero calendario. Se i panettoni cominciano ad agosto e finiscono a gennaio, e le colombe stanno sugli scaffali da marzo a maggio, resta scoperta l’intera estate. Per il periodo da gennaio a marzo ce la caviamo coi cioccolatini che prendono a pretesto San Valentino e la festa della donna, ma l’estate è gravemente carente di consumismo festivo. Non sarà il caso di pensare a una cibaria di Ferragosto della cui presenza nei negozi già da giugno poterci lamentare?