Il Messaggero, 13 novembre 2014
Nella guerriglia a Tor Sapienza sono comparsi gli ultrà più aggressivi e l’estrema destra, incappucciati, organizzati e armati. Del resto, come avrebbero potuto avere a disposizione sedici “bomboni” da stadio gli abitanti di un quartiere che già deve vedersela con spazi verdi pieni di siringhe e pusher?
Incappucciati, organizzati e armati: la guerriglia a Tor Sapienza non è più una protesta della disperazione. Quei duecento abitanti insensati che hanno urlato contro gli immigrati del Centro di accoglienza si ritrovano ora nel pieno di una vera e propria guerriglia urbana che qualcuno si sta preoccupando di alimentare, soffiando sul fuoco. Sono scene già viste a Caserta, dove era scoppiata la caccia al nero, a Corcolle, periferia della Capitale, a Torpignattara. Ma questa volta la presenza di quei sessanta tra minori e richiedenti asilo, quasi tutti provenienti dal Nord Africa, ospitati senza prospettive di integrazione e futuro in Italia, è diventata l’occasione per far scendere in campo gli ultrà più aggressivi e l’estrema destra. Del resto, come avrebbero potuto avere a disposizione sedici “bomboni” da stadio gli abitanti di un quartiere che già deve vedersela con spazi verdi pieni di siringhe e pusher?
LE INDAGINI
La polizia sta indagando proprio in questi ambienti degli ultrà e della destra più estrema, per tentare di identificare i componenti del commando che ha messo a ferro e fuoco l’intera zona. Il questore Nicolò D’Angelo ha dato incarico a squadra mobile e digos di controllare ogni video ripreso dalle telecamere di sorveglianza, ogni filmato recuperato. Mentre il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ha aperto un’inchiesta per risalire a quanti, agitando ancora di più la protesta, hanno distrutto e aggredito. C’è chi dice, poi, che a fomentare gli animi ci abbiano pensato pure i pusher che hanno la loro “attività” a Tor Sapienza, per nulla contenti della presenza delle forze dell’ordine nella zona, e anche preoccupati che qualcuno degli immigrati possa rubargli fette di mercato dello spaccio.
L’effetto, però, è che ora a Tor Sapienza hanno tutti paura Non solo i residenti stanchi «dei furti e delle rapine», che attribuiscono agli ospiti del Centro, ma anche gli stessi immigrati e gli operatori che ci lavorano. Sui reati di cui si parla – il tentativo di violenza nei confronti di una ragazza e varia microcriminalità – gli investigatori ritengono che siano stati commessi da persone dell’Est, e non dagli stranieri assaliti dai residenti martedì sera, e che due di questi sarebbero già stati individuati.
CINQUE BLINDATI
La tensione comunque rimane altissima. Le forze dell’ordine presidiano il Centro e hanno schierato cinque blindati davanti all’ingresso. Quando il commando, composto da decine di persone, ha effettuato il blitz, i blindati erano due. Gli agenti schierati a difesa sono stati aggrediti con bastoni e sassi. Il Reparto mobile è intervenuto caricando e in 15 sono rimasti feriti. Ora c’è chi nel quartiere chiede l’intervento di Matteo Salvini, il leader della Lega. E chi, come Mario Borghezio che dello schieramento politico è un eurodeputato, annuncia che domani sarà a Roma «per mostrare la diretta vicinanza ai cittadini italiani che si sentono assediati nei loro quartieri, vessati da degrado, immigrazione clandestina, sporcizia e totale assenza di sicurezza». Nel pomeriggio, poi, parteciperà anche a una fiaccolata in zona Fidene Serpentara a sostegno «dell’anziano massacrato da una gang probabilmente proveniente dall’Est Europa», dice.
LE REAZIONI
Mentre ieri, il sindaco Ignazio Marino dopo aver telefonato al Questore, riferendosi agli aggressori ha dichiarato: «Si tratta di un gruppo di veri criminali». E Francesco Rocca, commissario della Croce Rossa, ha analizzato il problema: «È il trionfo della negazione dei diritti per tutti. A Tor Sapienza oggi, ma anche a Calais un mese fa, c’è un misto d’insofferenza di chi si sente abbandonato dalle istituzioni. Di chi vede negati i propri diritti. Vedersi rispettati come persone è nei nostri diritti. Persone tutte. Non migranti, rifugiati o italiani».