Libero, 13 novembre 2014
La classifica dei gruppi terroristici più ricchi secondo Forbes: al primo posto l’Isis con due miliardi di dollari di fatturato l’anno. Seguono Hamas, pesantemente finanziato da diversi Stati arabi, e le Farc, legate al controllo del narcotraffico e delle miniere d’oro. Solo sesta Al Qaeda, ormai in pieno declino
Il terrorismo è un affare. La notizia che lo Stato Islamico avrebbe deciso di coniare monete in oro e argento dimostra da parte del gruppo del forse defunto al-Baghdadi un’effervescenza economica, che corrisponde infatti a uno studio appena pubblicato da Forbes Israel, dal quale risulta appunto come sia l’Isis in questo momento in testa a una top list dei dieci gruppi armati più ricchi del mondo. Un bilancio da due miliardi di dollari di entrate all’anno, che ne fa tout court il gruppo terrorista più ricco di tutti i tempi, e che si alimenta innanzitutto con il contrabbando di petrolio, dal momento che fino a ieri controllava il 60% delle riserve siriane e sette giacimenti di gas e petrolio in Iraq. Ma poi ci sono estorsioni, i riscatti milionari per gli ostaggi, le donazioni di gruppi islamisti, l’imposizione di imposte in particolare agli «infedeli» dei territori sotto il loro controllo e le rapine in banca.
Non se la cava però male Hamas, che è al secondo posto con un miliardo di dollari di entrata all’anno. Qui ci sono di mezzo ingenti finanziamenti di Paesi arabi, in particolare il Qatar. Ma dal 2007 Hamas gode anche dell’introito dei dazi che ha imposto a tutti i prodotti che entrano a Gaza, così come delle licenze concesse nel territorio. Paradossalmente, rincarando i prezzi l’embargo israeliano aumenta questi guadagni, e il Jerusalem Post nel 2012 stimò in almeno 600 i residenti a Gaza diventati milionari grazie alla gestione dei famosi tunnel sotterranei.
Terze, e primo gruppo non jihadista in classifica, le Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia (Farc), con 600 milioni di dollari di entrata all’anno. Anch’esse si riforniscono tradizionalmente con rapine, estorsioni, sequestri di persona e imposte «rivoluzionarie» nei territori sotto il loro controllo, ma una loro specialità è anche la protezione delle narcocolture, e un’altra le miniere clandestine di oro e smeraldi.
Al quarto posto viene il libanese Hezbollah, con 500 milioni all’anno. Ci sono finanziamenti dall’Iran e dalla Siria, e secondo fonti Usa anche dal Venezuela. Ma vengono fondi anche dalla diaspora sciita libanese nel mondo: contrabbando di sigarette e narcotraffico in America Latina, contrabbando di diamanti in Africa Occidentale, eroina nel Sud Est-Asiatico. Inoltre Hezbollah ha fonti di reddito in Libano, con affari legali e anche grazie alla coltivazione di marijuana nella valle della Beqaa. Quinti sono i Taleban, con 400 milioni. E qui si può ricordare come secondo il rapporto appena pubblicato dall’Ufficio delle Nazioni unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc) nel 2014 è stato raggiunto in Afghanistan un nuovo record di coltivazione di papaveri per la produzione dell’oppio, con un aumento delle superfici coltivate del 7% rispetto al 2013.
Fa quasi tenerezza il sesto posto di al-Qaida, ormai ridotta a 150 milioni di dollari l’anno. Una volta al centro di una sofisticatissima rete di traffici, dopo la morte del terrorista finanziare Osama Bin Laden il gruppo ha subito in modo devastante l’Opa ostile dell’Isis. Settimo è il gruppo pakistano Lashkar e-Taiba, con 100 milioni. In passato finanziato dai Servizi pakistani, raccoglierebbe molti soldi grazie alla cosiddetta “beneficienza islamica” nel mondo.
Ottavi i somali al-Shabaab, con 70 milioni all’anno. Collette della diaspora somala, imposte nelle areee sotto controllo, pirateria, estorsione, contrabbando di avorio, forse anche finanziamenti da Eritrea, Qatar, Yemen e Iran. Nona la nord-irlandese Real Ira, con 50 milioni all’anno. L’altro gruppo non jihadista della Top Ten. Infine Boko Haram, con 25 milioni. Saccheggi a parte, anch’essa riceve fondi dalla diaspora nigeriana e beneficenza islamica.