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 2014  novembre 13 Giovedì calendario

Pina Picierno, la signora dei mille tradimenti che colleziona gaffe in televisione. Ex demitiana, ex veltroniana, l’europarlamentare Pd fa tremare i renziani davanti alle telecamere: dallo scontrino degli 80 euro di Ballarò alle accuse contro la Camusso ad Agorà

Era nelle cose che, a furia di straparlare, Pina Picierno sarebbe inciampata. Ogni volta che andava in televisione, ossia tre volte al giorno, i renziani incrociavano spasmodicamente le dita per scongiurare l’ennesima gaffe. Crampi alle falangi tanti, risultati zero. Dieci giorni fa però, la fatale baruffa con Susanna Camusso.
È successo ad Agorà, trasmissione tv che, cominciando alle 8 del mattina, è agganciata ai bioritmi degli ospiti. Picierno e Camusso, entrambe mattiniere, li hanno identici. Di qui, la vivacità del confronto. La sindacalista si è lanciata in rimbrotti a Matteo Renzi. Pina, che di Matteo si considera l’araldo, ha reagito con energia campana ricorrendo all’espediente shakespeariano della preterizione (dichiara di non dire una cosa nel momento stesso in cui la dice): «Potrei ricordare che la Camusso è stata eletta con tessere false o che la piazza è stata riempita con pullman pagati, ma non lo farò».
L’accusa era sacrosanta: i trucchi sindacali sono noti anche alle pietre. Ma se la Destra ne straparla, per la Sinistra l’argomento restava un tabù. La Pina, dominata dal suo metabolismo mattutino, l’aveva infranto. E mal gliene incolse.
Il primo ad abbuiarsi fu Renzi, non per quello che la Pina aveva detto ma perché non era stato lui a dirlo. Di seguito, come i birilli, si sono immusoniti i renziani di ogni ordine e grado e Pina è rimasta isolata. Nella tribù vige un principio che la Picierno, nonostante la prontezza meridionale, non ha afferrato: il solo autorizzato a usare toni forti o irridenti è il Capo; gli altri devono sopire e troncare, troncare e sopire. Inarrivabili nel gioco delle parti sono il vicesegretario pd, Lorenzo Guerini, e la soave ministra Maria Elena Boschi, capofila del renzismo comunicativo. Quando Matteo fa una sparata, compaiono sul teleschermo e spargono vaselina. Boschi con il candore della Fata turchina, Guerini con la vaghezza di chi si è appena svegliato. Invece di abbandonarsi al fuoco del suo temperamento, la Pina dovrebbe imitarli entrando nella logica del renzismo: prima «stai sereno», poi pugnali.
Picierno è una 33enne sidicina – ossia, nativa di Santa Maria Capua Vetere-Teano (Teanum Sidicinum), in quel di Caserta – che ha succhiato la politica col biberon. Il suo habitat è l’ex Dc, trasmigrata nei Ds col nome di Margherita. Il padre Pasquale, ingegnere del Comune di Sessa Aurunca, ne è stato segretario cittadino. Lo zio Raffaele fu sindaco di Teano. Un mondo a lungo podesteria del nuschese Ciriaco De Mita, figura che ha segnato la Pina fino all’aberrazione. La ragazza ha infatti preso a Salerno la solita laurea in Scienze della Comunicazione, resa più inutile da una tesi su «Il linguaggio politico di Ciriaco De Mita». Se non fosse vero, parrebbe una barzelletta. De Mita fu – ed è tuttora – un oratore impervio sia per le difficoltà di pronuncia del nostro comune idioma, sia per la labirinticità dei concetti che ha fatto stramazzare un’intera generazione di giornalisti e interpreti negli anni del suo fulgore (Ottanta e dintorni). «De Mita è il mio mito», dichiarò Pina quando la commissione la laureò con la lode. Più tardi, con la manleva del politico irpino, divenne segretaria nazionale dei giovani della Margherita. Era l’anno di grazia 2005.
Poi, però, successe questo. Nel 2007, Walter Veltroni fondò il Pd, cui la Margherita di Francesco Rutelli aderì. Picierno, che era demitiana, ma anche rutelliana, divenne pure veltroniana. Walter che aveva la mania delle facce fresche, soprattutto femminili, la volle prima come capo dei giovani del Pd e poi candidata alla Camera per le elezioni 2008. Per farle posto nelle liste campane, depennò De Mita per raggiunti limiti di età (80 anni). Ciriaco s’impermalì e traslocò nell’Udc di Pierferdy Casini. Pina, nonostante il suo amore per lui e la gratitudine per avergli dato la materia prima per la tesi di laurea, gli fece bye bye e si prese il suo bel seggio a Montecitorio.
Richiesta di un commento sull’addio del nuschese, disse freddina: «De Mita? È stato importante nella storia degli anni Ottanta». Sottinteso: oggi è muffa. Aggiunse severa: «Non si va via da un partito perché si è deciso di investire nei giovani». Era la rottura. Non si sono più riconciliati. Una volta che a Ciriaco fu chiesto di lei, rispose secco: «Ne ho perse le tracce». Quest’anno, dopo che De Mita, ormai 86enne e fuori dal grande giro, ha voluto a ogni costo diventare sindaco della natia Nusco, Pina ha commentato: «Gli faccio un augurio, che tra dieci anni non decida di candidarsi come amministratore di condominio». Da lapidarla.
Dopo un’altra fase all’insegna di Dario Franceschini, grazie al quale, nel 2013, è stata rieletta alla Camera, la nostra fanciulla si è definitivamente accasata con Renzi. È entrata così nell’attuale segreteria del Pd democristianizzato, con il compito di occuparsi di legalità. In pratica di camorra, fenomeno in voga dalle sue parti. Per questo ruolo e per essere una bella figliola single, le è stato di recente attribuita una liaison con il conterraneo Roberto Saviano, autore di diverse opere sulla malavita. «Fango mediatico», ha smentito lei con grazia. In effetti, pare che i due siano solo legati dal reciproco interesse per l’antropologia criminale.
Graziosa, con i capelli sciolti e le fossette alle guance, Pina ogni tanto si proclama «felicemente fidanzata», altre volte «felicemente single». Di qui l’attenzione della stampa per questo aspetto della sua vita che, da quanto si sa, è piuttosto accidentata a causa dell’ingenua generosità della ragazza a volte mal ripagata.
L’ultima tappa politica della fascinosa sidicina è stata l’abbandono lo scorso maggio del Parlamento nazionale per quello di Strasburgo (ma ora pare voglia mollare anche l’Europa per diventare governatore della Campania). Candidandola nell’Unione europea, Renzi l’ha voluta capolista nel Sud. Ma, frequentandolo poco, essendosi nel frattempo romanizzata, Picierno è stata superata per numero di voti da un altro candidato. La Pina, su di giri durante la campagna elettorale, ha accusato la deputata e segretaria del Pd campano, Assunta Tartaglione, di mancato appoggio, tanto che, incrociandola in Transatlantico, le ha sibilato davanti ai cronisti: «Pescivendola».
Questo foga vesuviana è all’origine delle cosiddette gaffe picerniane. Stranota la difesa a Ballarò degli 80 euro in busta paga con lo sventolamento di uno scontrino che dimostrava, a suo dire, come la somma bastasse a sfamare una famiglia per due settimane. Fu sbeffeggiata per altrettanto tempo. In un’altra occasione ripeté più volte che Casini doveva smetterla con la politica del «dolce forno», qui pro quo per i «due forni» di craxiana memoria. Un giorno infine – ancora ad Agorà, di mattina presto – s’imbarcò in una lite pruriginosa con il leghista Massimo Polledri. «A Pontida fate i celoduristi, ma a Roma vi calate le braghe», disse lei incautamente. L’altro replicò: «Se ci caliamo le braghe noi, ci può essere una bella sorpresa per te». Cali il sipario.