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 2014  novembre 13 Giovedì calendario

Quando c’era il muro di Berlino, era la Germania dell’Est ad essere più aperta e libera sessualmente. I comunisti lo facevano meglio e con maggiore frequenza. Aborto e prostituzione erano vietati. Ma non c’era la cappa sessuofobica che ancora per molti aspetti condiziona l’approccio degli occidentali

“Comunismo” è parola arcaica, storicamente intrisa di speranza, sangue e miseria. C’è chi rimpiange quella perduta, illusoria stagione, sentimento nostalgico diffuso fra i reduci, anche delle più feroci dittature, e chi al contrario ritiene i regimi rossi la più tragica iattura nella storia dell’umanità. Altri invece sostengono – teoria alla mano – che il socialismo professato da Marx non sia stato mai realmente attuato e che quello realizzato, in primis, con la rivoluzione bolscevica fosse tutt’altro.
Man mano che il tempo ci allontana da quei decenni diventa tuttavia più facile osservarne dal di dentro i fenomeni reali, distanti dai grandi temi, ma tanto più informativi riguardo alla realtà concreta del quotidiano: i costumi sessuali, ad esempio. Inclini a considerare la libertà il più unificante e totalizzante dei valori occidentali, saremmo portati a ritenere che anche sotto il profilo della libertà sessuale tra Est e Ovest vi fosse un discrimine a favore dei Paesi liberi. Ma così non è. Lo spiega il documentario in due parti, in prima sul canale in chiaro Cielo, Glory Wall: Il sesso sopra Berlino (lunedì, 23.30).   
La risposta non è quella che immagineremmo. Era l’Est a essere più libertario in materia di sessualità: i “comunisti” lo facevano meglio e con maggiore frequenza. Aborto e prostituzione erano vietati. Ma non c’era la cappa sessuofobica che ancora per molti aspetti condiziona l’approccio degli occidentali, e che negli anni della cortina di ferro era un’altra cortina, di pregiudizi o “sani principi”, che la Germania libera elevava su di sé. Di sesso all’Est si parlava a scuola e si praticava, già in un’età precoce, impensabile per quei tempi nelle società “aperte” dell’Occidente.   
Il film si spinge a fornire dati precisi e singolari: oltre a rilevare il maggior numero di orgasmi delle femmine dell’Est – il doppio addirittura delle cugine della Germania Federale – indica un rispettabile primato dei partner orientali: l’organo sessuale più lungo, dei maschi al di là del Muro: 17.5 cm rispetto a 16.9. Sei millimetri in più, quindi. Non sappiamo come si sia giunti a tale millimetrica precisione: mistero e fascino della statistica applicata alla sociologia. Ma il dato, sempre che sia vero, sembra suggerire per deduzione logica che il maggior uso del membro, lamarckianamente, ne potenzia e allunga le dimensioni.   
La seconda parte della serata è dedicata a un altro documentario, sulla Berlino del presente (Metropolsex – Dentro Berlino) descritta come la città più trasgressiva e libertina del pianeta, con scene esplicite delle pratiche erotiche estreme di arte fetish. Ed è, questa sorta di secondo tempo, un po’ fuorviante rispetto al primo, che una qualità informativa ce l’ha, perché mostra due modelli di “libertà” a confronto, con utili, sorprendenti o divertenti spunti di riflessione.   
Al contrario, nella Berlino di oggi non vi è nulla di distintivo rispetto a tante altre metropoli mondiali, che di erotismo e pornografia scoppiano. E che peraltro non sono nemmeno il miglior viatico, non il solo almeno, di una compiuta felicità sessuale.