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 2014  novembre 13 Giovedì calendario

Grande successo di critica per il nuovo film di Clint Eastwood, American Sniper, basato sulla storia di Chris Kyle, membro dei Navy Seal, definito «il più letale cecchino nella storia militare americana»

Clint Eastwood centra il colpo. Il regista, 84 anni, incassa l’entusiasmo dei critici americani per American Sniper, il suo nuovo film presentato “a sorpresa”, all’American film market di Los Angeles. È tratto dall’autobiografia omonima di Chris Kyle, membro dei Navy Seal (il corpo speciale della marina militare americana) definito «il più letale cecchino nella storia militare americana». Si ritiene che il tiratore scelto abbia ucciso 160 nemici durante le campagne militari dal 2003 al 2009 in Iraq. I ribelli iracheni (che su di lui misero una taglia di 80 mila dollari) lo soprannominarono “il diavolo di Ramadi”, dal nome della città in cui Kyle operò durante la guerra. Tra le scene forti del film, quella in cui Kyle spara a una madre che avanza, tenendo un bambino per mano, verso gli avamposti americani a Nassyria: solo lui si è accorto che nell’altra mano della donna c’è una granata. Il soldato ha dichiarato di non essersi pentito di nessuna uccisione: «Ho sempre sparato per difendere i compagni in pericolo». Il film affronta anche il suo ritorno a casa, il disturbo post-traumatico da stress che superò frequentando altri veterani. Il soldato texano è interpretato dal Bradley Cooper, che dopo due candidature stavolta potrebbe agguantare la statuetta. Per Variety American Sniper «è il migliore film di Eastwood da molti anni a questa parte per il modo in cui aggiunge a una storia patriottica e celebrativa una sfumatura malinconica e dolorosa, con in altri lavori del regista sulle conseguenze della violenza», il riferimento è a Flags of our fathers e Lettere da Iwo Jima. La rivista predice un ottimo risultato al botteghino Usa, dove il film uscirà a Natale (da noi il primo gennaio 2015) per la popolarità del libro, per il carisma di Cooper e lo slogan “Dio, padre, famiglia”, capace di trainare un vasto pubblico. The Hollywood Reporter parla di «un combat-film senza fronzoli né sbavature che si trasforma lentamente in qualcosa di complesso e riflessivo. Un intimo e straziante studio del personaggio, che offre barlumi di verità sul prezzo fisico e psicologico che si paga al fronte».