Corriere della Sera, 13 novembre 2014
Quando il governo dimissionario Facta nella notte del 28 ottobre 1922 proclamò lo stato d’assedio e il re non firmò. Ecco cosa accadde davvero
Caro Romano,
lei ha scritto che il governo dimissionario Facta nella notte del 28 ottobre 1922 proclamò lo stato d’assedio e che il re non firmò. Durante una ricerca storica, su eventi occorsi nel comune di Sona (Vr), dove abito, avevo trovato che il prefetto di Verona aveva inviato con data 30 ottobre 1922 la seguente nota: «Ai sindaci e ai commissari regi e prefettizi della provincia: Dal giorno 28 corrente, per ordine del Governo, ho trasmesso i poteri di Polizia all’Autorità militare. Nell’ordine così garantito è necessario che la vita amministrativa degli Enti locali proceda regolarmente ed attiva. Ogni soluzione di continuità, ogni arresto o ritardo nel ritmo dell’organismo pubblico costituirebbe un inutile danno. Come direttive le Amministrazioni, sia elettive, sia straordinarie, seguano oggi, più che mai, quelle sole che hanno per meta la tranquillità e la prosperità della Patria». Il governo Facta non si dimise dopo il rifiuto del re a firmare lo stato d’assedio? Come mai i prefetti emisero comunicazioni come quella che ho trascritto due giorni dopo l’evento del ritiro del decreto non andato in esecuzione?
Renato Salvetti
renato.salvetti@libero.it
Vi furono probabilmente molti contrattempi dello stesso tipo. Il ministro dell’Interno non aveva atteso la firma del re per trasmettere il testo del decreto alle prefetture e in qualche caso la notizia fu resa pubblica con manifesti affissi sulle facciate dei comuni. Secondo Paolo Monelli, il re lo sapeva e mosse a Facta un severo rimprovero. Quando approvò la stato d’assedio, il governo era già dimissionario.