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 2014  novembre 13 Giovedì calendario

Per far conoscere la nuova banconota da 10 euro, la Banca centrale europea s’è inventata uno spot da antologia per chi vive di stereotipi. Quando arriva il turno dell’italiano, ecco comparire una cameriera. «È la mia prima bella mancia», dice. Non si vede, dunque, un cantante lirico, un direttore d’orchestra, una scienziata che dirige il Cern a Ginevra. Oppure uno stilista, un Marchionne, un rilassato cittadino qualunque che magari si riposa guardando la Cappella Sistina

La moneta è di tutti, ma il pregiudizio è per uno solo. Per far conoscere la nuova banconota da 10 euro, la Banca centrale europea s’è inventata uno spot da antologia per chi vive di stereotipi. Nel breve racconto a più lingue, francesi, inglesi e spagnoli vengono rappresentati in momenti felici di vita familiare, di avventura, di tempo libero.
«Questo è il mio tesoro», afferma, per esempio, un soddisfatto bambino tedesco. Ma quando arriva il turno dell’italiano, ecco comparire una cameriera. «È la mia prima bella mancia», dice. Non si vede, dunque, un cantante lirico, un direttore d’orchestra, una scienziata che dirige il Cern a Ginevra. Oppure uno stilista, un Marchionne, un rilassato cittadino qualunque che magari si riposa guardando la Cappella Sistina, le Dolomiti rosa al tramonto o i faraglioni nell’azzurro di Capri, anziché pescare nel lago, come invece accade per lo spagnolo raffigurato. Macché. Delle infinite possibilità che la Banca d’Europa aveva per descrivere gli italiani così come essi sono percepiti da gran parte del mondo, si è invece scelto la strada del solito cameriere. Mancava solo il mandolino. Ma ci aspettiamo di ascoltarlo in occasione della prossima banconota. Nel suo piccolo questa grande mancanza di rispetto non per i camerieri, che svolgono, anzi, un lavoro faticoso e dignitoso, ma per raccontare in pochi secondi chi sono gli italiani, e che essi non vivono soltanto di pane e cioccolata, è esemplare. Esemplare del fatto che gli italiani siano l’unico popolo della Terra che possa essere denigrato, deriso, seppellito sotto i peggiori luoghi comuni da chiunque. Perfino, stavolta, da un’istituzione europea che pur conta – ironia della sorte! – su un presidente italiano, Mario Draghi. Ma chi se ne importa anche di lui. In fondo è solo uno spot. E allora: quando si rappresentano gli italiani, non vale neanche il politicamente corretto, che almeno impedisce o suggerisce a tutti di evitare espressioni che possano ferire persone o popolazioni. D’altronde, in Italia regna l’auto-denigrazione come sport preferito. Pochi della classe dirigente (politici, intellettuali, economisti) sentono anche una naturale e consapevole questione di dignità nazionale per i marò “sequestrati” in India da quasi tre anni contro ogni diritto internazionale. Per gli ordini che i kazaki impartivano in casa nostra durante il caso-Shalabayeva. Per la foto dall’ostentato richiamo anti-italiano che Gheddafi esibiva sulla giacca quando sbarcò a Roma, e fu subito corsa politica a baciarlo e abbracciarlo. Persino con la piccola e civilissima Austria non siamo mai riusciti a farci restituire i terroristi alto-atesini condannati dalla magistratura italiana per fatti gravissimi (peggio, un po’ di loro li abbiamo pure graziati). Se, insomma, diamo sempre la sensazione che chiunque possa prendere a schiaffi l’Italia e gli italiani, questo è il risultato: camerieri d’Europa. Il pregiudizio degli altri, che noi per primi dovremmo imparare a sradicare.