il Fatto Quotidiano, 12 novembre 2014
Marino e la maledizione della Panda Rossa. Quelle otto multe che rischiano di farlo ruzzolare giù dal colle del Campidoglio
Ignazio Marino gira in bicicletta. Chi lo conosce non lo ricorda alla guida di un’automobile. Eppure la sua Fiat Panda rossa rischia di farlo ruzzolare giù dal colle del Campidoglio dove fu eletto, anche con una qualche sorpresa, nel giugno del 2013.
La modesta vettura, del resto, ha prima goduto del privilegio di essere ospitata gratuitamente nel parcheggio del Senato di piazza del Parlamento, dove è stata rimossa a seguito di feroci interrogazioni sottoscritte quasi dall’intero arco parlamentare (Pd escluso) la scorsa settimana. Poi è finita in una vicenda di permessi di accesso al centro storico “fantasma” e multe non pagate.
LA STORIA è la seguente. Tra il 24 giugno e il 12 agosto scorso la Panda rossa del primo cittadino è entrata per 8 volte, senza averne il permesso, all’interno della zona a traffico limitato (Ztl) del centro storico di Roma. L’occhio elettronico che presidia i varchi, ne ha registrato la targa. I vigili, atteso che la vettura disponeva di un permesso scaduto, hanno provveduto a comminare le otto contravvenzioni per un totale di circa 640 euro.
Ora, prima di proseguire con la storia bisogna chiarire un punto. Grazie a una delibera del 1997, il sindaco di Roma ha diritto a tre pass per la Ztl. Marino, quando si insediò nel 2013, ne richiese uno soltanto. Quello per la Panda. Fu eletto il 13 giugno. Dal 23 disponeva del permesso, pagato dall’amministrazione, così come per tutti i consiglieri comunali (sono 37 quelli che, avendone fatto richiesta, lo espongono). Il 23 giugno dell’anno dopo il permesso annuale di Marino scade. E nessuno nell’amministrazione pensa di rinnovarlo. Per cui i vigili multano otto volte la Panda rossa (verosimilmente guidata dalla moglie). Evidentemente, Comune si occupa pure della gestione dei permessi nella Ztl, mette a verbale dai carabinieri (poi spiegheremo la presenza delle forze dell’ordine) che “prima del 12 agosto non c’era alcun permesso temporaneo per il sindaco”. L’amministrazione capitolina sostiene invece che il pass ha validità dal 24 giugno 2014 e il sistema informatico dell’Agenzia per la Mobilità pare confermarlo. Forte di questo dato, il Comune agisce in “autotutela”, bloccando le otto contravvenzioni del sindaco.
Un’interrogazione parlamentare del senatore di Ncd Andrea Augello (noto alle cronache anche per essere stato relatore in Giunta del Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi) al ministro dell’Interno Angelino Alfano ha nei giorni passati squadernato la vicenda che ha fatto in poche ore il giro di giornali, tv e Internet.
Per frenare la valanga su un sindaco poco amato anche nella sua stessa amministrazione, qualcuno ha avuto la bella idea, in Campidoglio, di mandare una volta viste piovere le multe, il sindaco deve averne chiesto conto alla propria amministrazione. Il 12 agosto – da quello che si evince dalle carte messe a disposizione dal Campidoglio – il Comune di Roma prova a metterci una pezza coprendolo con un “permesso temporaneo” di quelli che si concedono ai sindaci che vengono in visita a Roma (non a quelli che di Roma sono sindaci). E qui nasce un nuovo problema. Già perché un dirigente dell’Agenzia per la Mobilità, la società che per il Ignazio Marino in video (da Milano, dove era all’assemblea Anci) ad adombrare un “hackeraggio” del computer dell’Agenzia per la Mobilità. Il sindaco denuncia ai carabinieri e alla Procura della Repubblica di Roma che ignoti hanno “falsificato i dati relativi ai permessi di circolazione” della sua Panda. Mostra anche, a suffragare la propria testimonianza, due fogli scaricati dal sito dell’Agenzia. In uno il suo pass temporaneo c’è e nell’altro no. La procura non può che aprire un’inchiesta.
Il senatore Augello, che non è propriamente una mammola, ieri ha convocato apposita conferenza stampa per segnalare il marchiano errore in cui sono incorsi il sindaco e il suo staff.
I DUE DOCUMENTI non sono diversi per colpa degli hacker, ma per colpa della “domanda” errata posta al sistema. Nel primo foglio che Marino fa vedere non è indicata nessuna richiesta specifica. Nel secondo viene chiesto un permesso “Ztl”. Così il primo foglio ci dice che Marino ha un “permesso temporaneo”. E nel secondo, dove è formulata la richiesta specifica, non compare nulla. Non è hackeraggio, è solo l’incredibile errore di chi ha mandato Marino in video con due fogli sbagliati. Il Campidoglio, del resto, deve ancora rispondere alle domande poste da Roberta Angelilli (coordinatrice regionale di Ncd) e dal capogruppo Ncd al Comune Roberto Cantiani che domani chiederà la sfiducia per Marino nell’aula del Consiglio. Due su tutte: chi ha rilasciato il permesso temporaneo al sindaco? Perché gli sono state tolte? Dal Comune si continua a puntare sull’accesso abusivo al sistema informatico dell’Agenzia per la Mobilità che avrebbe consentito ieri mattina ad Augello di provare la sua teoria. Quegli stessi documenti, però, li aveva mostrati il sindaco in video tre giorni prima.