Il Fatto Quotidiano, 12 novembre 2014
«Michele Santonastaso comprava i giudici»: così ha dichiarato il pentito Antonio Iovine. Ora l’avvocato dei boss, condannato per le minacce a Saviano, rischia grosso
Abile, arguto, capace di uno studio vero, effettivo delle carte processuali, dalla formidabile spregiudicatezza caratteriale”. Forse il ritratto più autentico dell’avvocato dei boss, Michele Santonastaso, condannato a un anno per le minacce a Roberto Saviano e Rosaria Capacchione, è tutto qui. In queste poche righe che sembrano lusinghiere. Ma non sono estratte da un curriculum o da un giudizio di un valutatore di risorse umane. Provengono da una delle 169 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Napoli Pia Diani che nel settembre 2010 ordinò l’arresto in carcere di Santona-staso con accuse di corruzione, falsa perizia, falsa testimonianza.
Erano passati più di due anni dalla lettura dell’istanza di remissione del processo Spartacus – da quell’udienza del 13 marzo 2008 la Capacchione vive sotto scorta – e per tutti Santonastaso era l’avvocato del “proclama”. “Il” legale del clan dei Casalesi. Il difensore storico dei capi della camorra casertana, Francesco Bidognetti “Cicciotto ’e Mezzanotte”, Antonio Iovine “O Ninno”.
NELLE CARTE di quell’inchiesta condotta dai pm Antonello Ardituro, Alessandro Milita e Francesco Curcio, poi culminata in un processo con accuse di associazione camorristica e in una richiesta di condanna di Santonastaso a 22 anni di reclusione, spuntano deposizioni di numerosi pentiti che lo tratteggiano come “l’anello di collegamento all’interno dello stesso sodalizio tra capiclan detenuti e affiliati liberi”. E sono contestati alcuni episodi di frode processuale, come la falsificazione di una perizia fonica “comprata” secondo l’accusa da Santonastaso con 100.000 euro che la signora Anna Carrino, l’ex compagna di “Cicciotto” Bidognetti (poi pentita), tirò fuori in fretta e furia dallo scarpone da sci dove erano nascosti. Perizia farlocca grazie alla quale Aniello Bidognetti è stato assolto da un duplice omicidio.
La spregiudicatezza di Santonastaso, secondo i pm, si concretizzava anche nei suoi consigli a farsi revocare il mandato e a nominare avvocati più graditi ai giudici di turno. C’erano già i germi del contenuto delle clamorose dichiarazioni di Iovine, pentito nell’aprile 2014. In tre verbali desecrati nel giugno successivo “O Ninno” si è autoaccusato di due omicidi per i quali era stato condannato in primo grado ed assolto in secondo grado. E ha sparato ad alzo zero rivelando che Santonastaso era al centro di “una struttura” capace di corrompere i giudici di Corte d’appello: “In tre processi il clan ha pagato per ottenere l’assoluzione. Dai 200 milioni delle vecchie lire a 250.000 euro... Per il duplice omicidio Griffo-Stroffolino in cui era imputato anche Zagaria l’avvocato Santonastaso mi aveva fatto sapere che c’era la possibilità di ottenere una sentenza di assoluzione e per questo occorrevano 250.000 euro per corrompere i giudici. Non si trattava di un episodio isolato perché in altre due occasioni Santonastaso mi aveva chiesto soldi per corrompere giudici in cambio di una sentenza di assoluzione per due miei processi sempre in Corte d’appello di Napoli”.
Iovine ha affermato che in un caso Santonastaso gli suggerì di nominare un avvocato di ‘destra’ e politicamente affine al presidente della Corte d’Appello (oggi in pensione) tirato in ballo. Accuse tutte da verificare. Che Iovine ha confermato in aula al processo per le minacce a Saviano. Ricordando le origini di Santonastaso: «Per pagarsi gli studi aveva fatto il cameriere in un grande albergo di Caserta».