Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 12 Mercoledì calendario

Le quaranta mogli di Joseph Smith, il profeta che 184 anni fa fondò i mormoni. Ma non fece l’amore con tutte

Ai giovani missionari mormoni in camicia bianca e cravatta che bussano alle porte di tutto il mondo non è mai stato insegnato che, Joseph Smith, il profeta che 184 anni fa fondò la loro religione, aveva tra le 30 e le 40 mogli, alcune già sposate, la più giovane quattordicenne. Ma è arrivato il tempo della trasparenza. 
La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, spesso accusata di segretezza e di omissione delle parti più controverse della propria storia, sta cambiando strategia: ha pubblicato su Internet 12 saggi che affrontano temi come la poligamia e la discriminazione dei neri. 
Le autorità del Tempio di Salt Lake City in Utah, il Vaticano mormone, si sono forse accorte che il rischio più grande non è lo scetticismo degli outsider sui pilastri della loro fede (come il fatto che gli indiani d’America avessero origini ebraiche o che Cristo risorto sia apparso nel loro Paese). I mormoni sono ormai mainstream, con 14 milioni di seguaci nel mondo, più dell’ebraismo, un ex candidato alla Casa Bianca, Mitt Romney, la prima nera repubblicana al Congresso, Mia Love; e nella cultura pop sono il new normal grazie al musical satirico «The Book of Mormon», alla serie tv «Big Love» e al successo di «Twilight» (autrice mormone). Il problema semmai è la disillusione – documentata – tra i mormoni quando incappano sul Web in informazioni credibili mai trattate nella letteratura ufficiale, il che li porta a vacillare nella fede. 
Ora la Chiesa spiega che per i capostipiti la poligamia era un ordine divino, che fu accettato «con grande riluttanza» dopo ripetute apparizioni dell’Angelo Moroni che oggi suona la tromba dalla guglia più alta del Tempio. «Con la spada sguainata», l’angelo aveva minacciato la «distruzione» se Joseph non avesse seguito il suo comandamento. 
Si sottolinea che il profeta non ebbe rapporti sessuali con tutte e 40 le mogli, poiché alcune – come l’adolescente Helen Mar Kimball – erano unite a lui «solo per la vita eterna». 
Scioccante per diversi fedeli è la scoperta che Smith si unì anche a donne già sposate, come pure il fatto che tutto ciò fu un «tormento straziante» per la sua prima moglie Emma, che con lui dissotterrò le tavole d’oro della profezia. La Chiesa ammette pure che, dopo il 1890, quando ripudiò la poligamia sotto pressione del governo, di fatto alcuni membri e leader continuarono a praticarla, benché oggi sia stata davvero respinta. 
Un altro saggio contestualizza l’esclusione dei neri dal sacerdozio: erano tempi di schiavitù e segregazione. Un altro discute la «traduzione» del «Libro di Mormon»: per «vedere» in inglese il testo iscritto sulle tavole in una lingua sconosciuta, il profeta usò due pietre incastonate in una montatura e un sasso a forma d’uovo da lui già usato nel (vano) tentativo di scovare tesori sepolti. 
Questioni di fede: ognuno ha le sue. Ma questa religione adolescente ha lo svantaggio di dover lavare i panni sporchi nell’era di Internet.