la Repubblica, 12 novembre 2014
Emergenza maltempo. In Liguria «non servono le truppe cammellate né i cherubini dal cielo, piuttosto Burlando pensi a come è stato gestito il suo territorio negli ultimi trent’anni». Parla Gabrielli
Franco Gabrielli, andrà in Liguria?«No. La situazione non è stabilizzata, il maltempo colpisce una zona, va avanti, torna indietro. Si muove a tergicristallo, dicono gli esperti. Deciderò quando tutto sarà più chiaro».Claudio Burlando, presidente della Regione, ha chiesto e ottenuto l’intervento dell’esercito.«L’amministrazione ligure ha reazioni isteriche. L’esercito non serve a nulla, non sa dove mettere le mani. Oggi è fatto di super-professionisti che con la Protezione civile non c’entrano nulla. La Toscana sta messa peggio, ma i suoi amministratori non hanno queste reazioni. Quando chiama l’esercito Burlando mi ricorda l’Alemanno che spargeva in ritardo il sale sul ghiaccio di Roma e poi chiedeva i militari».Burlando ha detto: “Se non vengono non ne usciamo vivi”.«Dall’ultima alluvione di Genova in poi le pratiche di protezione civile sono tornate indietro di cinquant’anni: esercito e angeli del fango sono cose di un’altra era. La Liguria ha 6.700 volontari addestrati, più un altro migliaio che si è mosso proprio per Genova. Non servono le truppe cammellate né i cherubini dal cielo, piuttosto Burlando pensi a come è stato gestito il suo territorio negli ultimi trent’anni».Cemento e asfalto, intende.«La Liguria ha 50 chilometri di fiumi tombati. È una regione stretta, scoscesa, fortemente antropizzata prima e poi abbandonata nelle zone interne».Che devono fare i liguri? Rassegnarsi al fatto che a ogni temporale un fiume esondi?«Devono imparare a vivere con un rischio accettabile, e così tutti gli italiani. Neppure se domani s’iniziassero ad allargare gli argini dei fiumi, ad abbattere le case a rischio, città e campagne sarebbero sicure. Il rischio caratterizzerà sempre il nostro Paese. E, comunque, domani non si inizierà a gestire bene il territorio: mancano la volontà politica e le risorse».Cosa deve fare un cittadino, allora?«Non deve, come ho visto su Primocanale giusto ieri, aprire un deposito da sfasciacarrozze nel greto del torrente Entella. Non deve andare a vivere in un seminterrato. E nel tempo dovrà imparare ad abitare in una casa con un’uscita dall’alto e i garage con le saracinesche invece delle porte basculanti».Le amministrazioni locali?«Non dovrebbero, come hanno fatto, lasciar costruire l’ Outlet della Val di Vara, e siamo nella vallata delle Cinque Terre, nel punto esatto dove il Vara è esondato».Il processo dell’Aquila ha salvato quasi tutta la Protezione civile.«Quasi tutta, ha detto bene. Chi è stato condannato, il professor De Berardinis, è la persona più vicina a noi.Non posso dirmi soddisfatto. Vorrei dire al procuratore generale dell’Aquila che non ho influenzato l’appello facendo dichiarazioni sul primo grado. A me hanno insegnato che i giudici giudicano per le prove che la pubblica accusa porta e che si costituiscono in dibattimento. Quindi il tema non è il mio condizionamento, ma quello che è stato portato al giudice per la sua valutazione».