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 2014  novembre 12 Mercoledì calendario

Donuts, l’azienda che ha il nome di una ciambella, si compra i domini del vino. Il pericolo è che qualcuno possa usare un .wine o .vin per vendere in rete bottiglie senza legami con il territorio di produzione. La società si è già aggiudicata il .pizza

Si chiama Donuts, come le ciambelle fritte americane. È la società che sta per conquistare il diritto ad usare i domini Internet legati al vino,.wine e.vin. L’Italia, la Francia e altri Paesi europei si stanno battendo contro la privatizzazione dei nomi legati al prodotto che traina, con più di 5 miliardi di euro esportati, il nostro settore agroalimentare. Il pericolo è che qualcuno possa usare i domini del vino per vendere in Rete bottiglie senza legami con il territorio di produzione. 
Donuts, dopo aver acquistato il nome.wine, potrà cedere a chi offrirà più soldi il dominio di secondo livello. Un esempio? prosecco.wine (Prosecco è in questo caso il dominio di secondo livello). Così qualcuno nel mondo potrà aprire una vetrina virtuale con un’insegna legata al vino del Nordest italiano. E non saranno i Consorzi di tutela veneti. 
Il timore è che l’operazione Donuts possa generare confusione o favorire frodi commerciali. Il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina sta affrontando con decisione la questione, puntando anche sulla leva della presidenza di turno dell’Unione europea che tocca all’Italia fino al 2014. 
«Ho sentito parlare di Donuts all’asta per.wine e.vin – conferma il ministro – stiamo cercando di creare un fronte europeo contro questa decisione di assegnare a società private i domini sul vino ma anche su altri prodotti d’eccellenza del made in Italy. Chiediamo di rivedere in maniera netta il metodo delle assegnazioni». 
L’idea dei vignaioli europei, e anche degli americani, è che un prodotto legato alle denominazioni di origine territoriali dovrebbe poter contare su clausole di salvaguardia a garanzia del consumatore. 
Il problema è stato discusso nell’ultimo vertice informale dei ministri europei dell’Agricoltura a Milano e nel consiglio europeo che si è tenuto lunedì scorso a Bruxelles. «È un tema cruciale – riflette Martina – per evitare danni al mercato e alla competitività delle imprese italiane e per assicurare la protezione delle indicazioni geografiche del vino contro il rischi odi frodi». 
Le decisioni sono prese dall’Icann (Internet corporation for assigned names and numbers): un ente no-profit con base negli Stati Uniti, nato come agenzia del Dipartimento del commercio americano, che dal 2011 si occupa di liberalizzare i domini di primo livello di Internet. Finora esistono solo quelli nazionali (.it, ad esempio) o pochi generici (22, tipo.com o.net). L’idea è che indicare le tipologie di attività possa giovare agli affari. Esempio: la palestra Taldeitali potrebbe usare questo sito: taldeitali.fitness. E il ristorante Belvedere si potrà chiamare belvedere.restaurant. Nel suo sito Donuts suggerisce queste possibilità e anche quella di utilizzare.wine come suffisso finale, anche se non indica la data in cui sarà possibile. 
Per quanto riguarda un altro nome a cui l’Italia è legata, invece, la partita è già persa: Donuts dal 3 dicembre avrà la disponibilità del dominio.pizza. Un gruppo di parlamentari del Movimento 5 Stelle aveva sollevato il caso. Senza successo. Il dominio.pizza è sotto il controllo della società che ha il nome di una ciambella. Ora tocca al vino.